La Turchia ha affrontato nelle ultime ore la questione spinosa e delicata del Corano e della reazione del governo svedese. Oltre a questa problematica si è tenuta anche una riunione di Gabinetto nella quale sono state affrontate questioni importanti ma emerge che le elezioni parlamentari e presidenziali sono state anticipate da Erdogan.
Il presidente Erdogan ha deciso di anticipare le elezioni in Turchia. Il Parlamento e il Presidente saranno nuovamente votati, quindi, il 14 maggio anziché il 18 giugno. La stessa candidatura di Erdogan è legalmente controversa e non soltanto dato che anche la sua rielezione è incerta dato gli esiti dei sondaggi attuati fino ad ora.
Durante la riunione tenutasi oggi le autorità turche hanno deciso di informare la Svezia che, dopo gli insulti razziali e che hanno colpito duramente la religione musulmana, la Turchia non ha nessuna intenzione di togliere il veto rispetto all’adesione della Svezia alla NATO. Il capo di stato turco si aspetta che la problematica venga trattata in maniera adeguata dalla autorità che hanno permesso, invece, che la manifestazione avvenisse. Oltretutto è stato precisato proprio oggi dalle stesse autorità svedesi che non è reato bruciare il Corano. Il presidente turco ha precisato che a queste condizioni le autorità svedesi: “non vedranno alcun sostegno da parte nostra sulla questione della Nato”.
Erdogan ha provato in ogni modo a migliorare la sua posizione internazionale e ciò con lo scopo di guadagnare consegno per continuare ad avere credibilità e sostegno dal popolo turco. Le ultime decisioni prese dal capo di stato in merito al Kurdistan e alle forze ribelli, che ha deciso di attaccare nuovamente , hanno sollevato malcontento nazionale e internazionale. Questo dopo il controverso attentato ad Istanbul che è stato ricondotto allo stesso capo di stato turco dal Pkk. Ma che, a detta dei rappresentanti del partito dei lavoratori del Kurdistan, è da imputare invece ai gruppi che supporta Erdogan sulla linea di confine col Kurdistan.
L’ufficio del presidente ha condiviso domenica un filmato ufficiale dove Erdogan ha annunciato la nuova data delle elezioni, durante un incontro con i giovani elettori nella provincia nord occidentale di Bursa avvenuto sabato sera.
Il presidente ha affermato: “Sono grato a Dio che cammineremo fianco a fianco con voi, i nostri giovani che votano per la prima volta, alle elezioni che si terranno il 14 maggio“.
Le notizie emerse fino ad ora hanno mostrato che le elezioni parlamentari e presidenziali saranno serrate e costituiscono un vero e proprio test per Erdogan, dopo i due decenni al comando della potenza militare turca e come membro della Nato. Una verifica che arriva in un momento complicato dove Erdogan ha provato a ricucire i rapporti con le autorità internazionali, dopo prese di posizione ritenute inadeguate, ma ha anche cercato di placare e portare al dialogo Ucraina e Russia, rendendosi dispobibile a fare da mediatore.
Le elezioni presidenziali e parlamentari turche si sarebbero dovute tenere il 18 giugno, ma il presidente Erdogan aveva precedentemente segnalato che la data della votazione poteva essere anticipata. Un funzionario del partito del presidente AK ha precedentemente affermato che: “un’elezione a giugno coinciderebbe con la stagione delle vacanze estive quando le persone sono in viaggio.”
Erdogan ha precisato: “Non è stata un’elezione anticipata“. Le prossime elezioni parlamentari in Turchia erano state ufficialmente fissate per il 18 giugno ma il capo dello Stato turco ha spiegato che è stato raggiunto un accordo con la partnership di coalizione, per adeguare il calendario in modo che non andasse a stravolgere le date degli esami scolastici già programmate.
Erdogan aveva già parlato della possibilità di anticipare al 14 maggio come data delle elezioni nelle ultime dichiarazioni rilasciate e ha precisato inoltre che un possibile ballottaggio si sarebbe poi svolto due settimane dopo. Le elezioni sono viste, come sopracitato, come un banco di prova per Erdogan, al potere da 20 anni che è stato eletto primo ministro nel 2003 ed è presidente dal 2014.
I sondaggi non mostrano molta certezza in merito alla rielezione di Erdogan che è, attualmente, tutt’altro che certa. Il capo di stato e la sua coalizione di governo sono sotto pressione in questo momento a causa dell’elevata inflazione che è scaturita da scelte ritenute sbagliate da parte dell’opposizione politica del presidente.
I sondaggi che sono emersi, per ora, rivelano un quadro preoccupante per il presidente che rivelano la sconfitta del partito AKP nonostante il sostegno della coalizione MHP. La maggioranza sembra non essere raggiunta in base agli elementi emersi ora.
Le elezioni anticipate possono essere attuate in due casistiche differenti, ovvero con il 60% dei voti dei deputati in Parlamento o con un decreto proveniente direttamente del Presidente.
In parlamento invece l’AKP islamico-conservatore di Erdogan insieme all’alleato ultra nazionalista MHP ha ottenuto la maggioranza semplice.
Il presidente turco ha dichiarato Inaspettatamente che punta a portare avanti le elezioni da solo. L’opposizione ritiene inoltre che il presidente non abbia la facoltà di ricandidarsi dato che ha già ottenuto due mandati, nel 2014 e nel 2018. Non è previsto, secondo costituzione, che possa candidarsi per la terza volta, se non nel caso in cui il parlamento imponga elezioni anticipate.
Il governo ritiene invece che nulla ostacoli la candidatura di Erdogan, dato che è stato eletto primo presidente in un nuovo sistema presidenziale nel 2018 dopo un emendamento costituzionale. Quindi il suo primo mandato non andrebbe a scontrarsi con la sua terza candidatura. Su questo argomento attualmente anche i costituzionalisti sono divisi e le opinioni divergenti.
Non è ancora chiaro contro chi competerà Erdogan. Un’alleanza di opposizione di sei partiti non ha ancora nominato un candidato. Il partito filo-curdo HDP, attualmente il terzo partito più forte in parlamento, non fa parte dell’alleanza e potrebbe presentare un proprio candidato.
Il candidato che sembrava poter dare filo da torcere a Erdogan e di cui si parla già da mesi è Imamoglu il sindaco di Istanbul. Ma con il processo giudiziario che lo ha travolto, nonostante abbia ricevuto un sostegno popolare incredibile anche il giorno dopo la sentenza, non sembra potrà avere un ruolo importante come invece ipotizzato prima della condanna ricevuta a dicembre 2022.
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