Turchia, fuori 38mila detenuti: ‘Servono celle per i golpisti’

Tentato golpe in Turchia   Gli insorti vengono portati al tribunale di Mugla

Se non è un’amnistia poco ci manca. Circa 38mila detenuti nelle carceri turche saranno liberati, nell’ambito di una riforma per il “rilascio monitorato” annunciata mercoledì scorso dal governo. Lo ha fatto sapere il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, che non vuole parlare di amnistia, visto che ai prigionieri la pena verrà convertita nella libertà vigilata. Dal governo non arrivano motivazioni ufficiali, anche se è chiara la necessità di nuove celle per i golpisti, arrestati in massa dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio. “Questa misura non è un’amnistia”, insiste su Twitter il ministro Bozdag. Come che sia, le porte del carcere si apriranno per i detenuti che si sono distinti per buona condotta e a cui rimangono da scontare due anni o meno: esclusi i condannati per omicidio, violenza domestica, abusi sessuali o crimini contro lo Stato.

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Da un lato c’è la situazione del sistema carcerario turco che, negli ultimi 15 anni, è stato sotto pressione a causa del sovraffollamento: a marzo i detenuti erano 188mila, 8mila in più della capacità prevista e questo mesi prima del fallito colpo di stato. A questi si aggiungono gli almeno 35mila arresti dei giorni dopo il fallito golpe, tra cui anche migliaia di giudici.

A parlare degli arresti voluti da Recep Tayyp Erdogan è stato Aydin Adnan Sezgin, ambasciatore della Turchia in Italia. “C’è stato un numero molto elevato di persone arrestate, è vero, ma questo numero elevato è direttamente proporzionale al pericolo che abbiamo corso“, ha dichiarato il diplomatico. “Noi sappiamo da prove concrete e attendibili che questo tentativo di colpo di Stato è stato preparato da un’organizzazione terrorista facente capo al predicatore Fethullah Gulen“, ha ricordato.

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