Secondo terremoto in Turchia: si tratta di un fenomeno molto raro e fuori dalle previsioni degli esperti. Ecco perché.
A poche ore dal primo sisma di magnitudo 7.8 che lunedì ha colpito la regione al confine tra Turchia e Siria, si è verificata una seconda scossa di intensità simile. Una scossa che è stata -in qualche modo – rapidamente assimilata a una scossa di assestamento quando, invece, si tratta di un fenomeno diverso e molto più raro.
Arrivata nove ore dopo il primo terremoto, ha colto di sorpresa la comunità scientifica. Una “scossa di assestamento” di magnitudo 7.5 ha portato altra devastazione – solo poche decine di chilometri dall’epicentro del primo sisma di magnitudo 7.8 – avvenuto lunedì 6 febbraio al confine tra Turchia e Siria.
Un secondo terremoto di tale intensità non può essere definito di assestamento. “Esiste una legge di scala con i terremoti, chiamata legge di Omori, la quale prevede che, in caso di terremoto, di una certa magnitudo, ci sarà, per semplificare, una prima scossa circa dieci volte più piccola, poi dieci scosse cento volte più piccole e così via“, spiega Christophe Vigny, sismologo del laboratorio di geologia dell’École Normale Supérieure (ENS).
La seconda scossa al confine turco-siriano sfiderebbe, quindi, con la sua violenza le leggi della sismologia. Solo che in realtà non è una replica. Questo è un altro fenomeno, chiamato “terremoto innescato“, cioè un secondo terremoto provocato direttamente dal primo.
Questo tipo di terremoto che segue la scossa principale è “poco frequente, ma è già stato osservato in passato“, precisa il ricercatore Christophe Vigny.
La differenza principale con una scossa di assestamento è che “non si verifica un terremoto indotto sulla stessa struttura geologica“, sottolinea Thomas Lecocq, sismologo presso il centro di sismologia e gravimetria dell’Osservatorio reale del Belgio.
In questo caso, la seconda scossa ha avuto luogo su una faglia secondaria, poco a nord della faglia dell’Anatolia orientale, responsabile della scossa principale.
Con i terremoti innescati, non ci sono regole come con le scosse di assestamento. Questi ultimi sono una sorta di echi che si attenuano gradualmente, mentre i quelli indotti sono shock collaterali che hanno una propria dinamica. Nulla impedisce, quindi, che siano potenti o quasi quanto il terremoto principale.
L’evento principale non deve nemmeno essere molto forte per provocare un terremoto innescato. Pertanto, l’area in cui si sono verificati i terremoti era un buon candidato per un fenomeno così raro. C’è, infatti, “un notevole mosaico di faglie ritenute prossime alla rottura“, aggiunge il sismologo dell’Osservatorio reale del Belgio.
È, inoltre, necessario che questo shock collaterale non sia troppo lontano dall’epicentro. “Non esiste una regola precisa, ma possiamo dire che a una distanza superiore ai cento chilometri, non abbiamo ancora registrato un terremoto innescato“, osserva Christophe Vigny, ricercatore dell’ENS.
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