Il tribunale di Istanbul ha emesso un mandato ufficiale di cattura nei confronti di Fetullah Gulen, nemico numero uno di Recep Tayyp Erdogan e accusato di essere la mente del golpe in Turchia. L’imam, un tempo alleato del presidente turco è autoesiliato da anni in Pennsylvania. Sembra che gli Stati Uniti, come già annunciato, non abbiano intenzione di cedere e consegnare l’imam alla giustizia turca.
Sono diverse le accuse che il procuratore Can Tuncay ha mosso al predicatore Gulen: “Tentativo di rovesciare il governo turco o di impedire lo svolgimento delle sue funzioni”, “privare cittadini della libertà personale con l’uso della forza, della minaccia o della frode”, “tentato omicidio del presidente della Repubblica”, “tentativo di abbattere il parlamento turco allo scopo di impedirne le funzioni”, “tentativo di rovesciare l’ordine costituzionale”.
Fonti vicine citate dal Wall street Journal affermano che le autorità statunitensi non prevedono di estradare Fethullah Gulen, perché non sono state convinte dalle prove fornite dalla Turchia e sono preoccupate dalle dichiarazioni minacciose di Ankara. Gulen nega l’accusa di Ankara di aver orchestrato il fallito golpe del 15 luglio.
“È ben documentato che il sistema giudiziario turco non ha indipendenza giuridica, quindi questo mandato emesso dal governo turco è un nuovo esempio della spinta del presidente Erdogan verso l’autoritarismo e lontano dalla democrazia”, ha dichiarato Fethullah Gulen. Intanto in Turchia continua la vendetta del presidente a quasi un mese dal fallito golpe. Il partito Akp di Erdogan ha ordinato una purga interna nei confronti dei membri con legami a Fethuallah Gulen definito “il gruppo terroristico gulenista”.