Il Twiga di Flavio Briatore a Otranto non ci sarà più. Se il locale per ricchi dovesse sorgere comunque sulla spiaggia salentina, nonostante le grane giudiziarie, non porterà più il nome del marchio del milionario imprenditore. «Al Twiga c’è un controllo al giorno, la burocrazia ha vinto», si è sfogato Briatore all’edizione pugliese di Repubblica, dopo il sequestro del cantiere del Twiga di Otranto per presunti abusi.
Briatore, attraverso la sua società Billionaire Lifestyle Sarl, aveva concesso la licenza per aprire un locale con il nome Twiga alla società Cerra Sarl. Insomma, Briatore ci aveva messo l’immagine e basta: il suo faccione spadroneggiava sui manifesti pubblicitari in Salento.
A cantieri ormai inoltrati, e dopo le polemiche scatenate dallo stesso Briatore sulla difficoltà a trovare personale preparato, è entrata in gioco la magistratura. Un’inchiesta ha evidenziato presunte irregolarità nelle autorizzazioni rilasciate dall’amministrazione comunale di Otranto, e sono state contestate violazioni di norme urbanistiche in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e occupazione abusiva del demanio marittimo. Si è arrivati così al sequestro del cantiere.
Briatore, estraneo alle indagini, ha deciso di ritirare la licenza del Twiga a Otranto. Queste le sue parole: «Ormai sono fuori, ma vorrei capire se tutte le centinaia di attività come quella hanno ricevuto la stessa attenzione. Non si può lavorare in Italia. Evidentemente la burocrazia conta più di ogni altra cosa. Così non mi interessa. Avevo dato una licenza, l’ho ritirata».
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