Non accenna a terminare la “rivoluzione” di Twitter targata Elon Musk. Questa volta, a fare le spese dei suoi tagli pazzi al personale sono gli addetti alle pulizie.
I lavoratori saranno sostituiti da dei robot e sono stati mandati via senza alcun indennizzo. Ecco cosa è successo.
Musk: il licenziamento di altri dipendenti
Una rivoluzione che sembra non terminare quella voluta da Elon Musk per la sua “nuova Twitter”. L’acquisto del noto social da parte di uno degli uomini più ricchi del pianeta sta portando, però, molte critiche, in particolare da parte di coloro che lavorano del colosso informatico.
Tagli su tagli: questa è la politica di Musk. Meno lavoratori, ma più ore per tutti e, dove possibile, la loro relativa sostituzione con dei robot. Dopo gli impiegati, che si sono visti sbattere la porta in faccia da un giorno all’altro, ora è la volta degli addetti alle pulizie.
Nella sede di San Francisco, infatti, sono stati licenziati in tronco da un giorno all’altro, senza ricevere, neanche, alcuna indennità o rimborso. La decisione è stata presa, ancora una volta, dallo stesso Musk e, a denunciare la loro situazione attuale lavorativa, sono stati gli stessi, ormai, ex dipendenti alla BBC. Con una postilla: il loro lavoro non è più necessario. Saranno, infatti, sostituiti da dei robot.
Una decisione che ha dell’assurdo, visto che le polemiche si stanno scatenando da ogni dove. Un senatore dello stato della California tuona contro lo stesso Muck e contro le sue folli decisioni circa il destino degli operai che nell’azienda Twitter lavoravano e lavorano.
Twitter: gli addetti alle pulizie sostituiti dai robot
“Li sta trattando come fossero spazzatura” – ha affermato il senatore. Ma c’è anche chi, come il procuratore della stessa città di San Francisco (dove ha sede Twitter e dove, lo ricordiamo, gli addetti alle pulizie sono stati licenziati) sta cercando di capire se, con questa sua ultima e folle decisione, Musk abbia violato la legge.
All’inizio, quando lo stesso Musk acquistò Twitter, sembrava che la sua rivoluzione si concentrasse soltanto sul personale impiegato all’interno dell’azienda e non, anche, su quelli che erano persino gli addetti alle pulizie.
Dalla fine di ottobre, quando è diventato il nuovo proprietario, lo stesso Musk aveva annunciato anche la cancellazione di oltre 1,5 miliardi di profili Twitter, nella stragrande maggioranza (per fare spazio) si tratta di profili dove non è mai stato pubblicato nulla o dove gli utenti non hanno accesso da anni.
Ma una cosa è “fare pulizia nel server” e una cosa è fra le risorse umane di cui l’azienda disponeva prima del suo arrivo. L’arrivo della denuncia da parte di questi addetti alle pulizie, ora licenziati, si va ad affiancare alle tante altre notizie che ci fanno capire come la vita degli, ormai, pochi fortunati ad esser rimasti a lavorare in Twitter sia radicalmente cambiata.
Una politica di lavoro stacanovista che porta gli stessi lavoratori allo stress pur di mantenere il proprio posto di lavoro. Ma fino a quando potrà durare così?