Dopo che la Corte Suprema a stelle e strisce ha annullato la sentenza che aveva originato su tutto il territorio U.S.A. il diritto all’aborto, ora i Democratici tentano di difendere gli altri diritti individuali fondandoli a livello legislativo.
L’obiettivo è rendere tutti quei diritti individuali e collettivi che sono garantiti in tutto il territorio statunitense da passate sentenze, e la cui forza normativa è data dall’essere un precedente giuridico, in leggi federali vere e proprie, cosicché non possa ripetersi quanto avvenuto con la “Roe v. Wade” per l’aborto.
Il 24 giugno 2022 la “terra delle libertà” ha fatto un passo indietro in tal senso agli occhi di molti: la sentenza con cui la Corte Suprema americana ha deposto il verdetto del 1973 “Roe v. Wade”, mediante la quale si garantiva il diritto all’aborto in ogni stato sotto le direttive di Washington, ha prodotto feroci proteste degli attivisti e l’incredulità di una buona fetta di mondo.
È bene ricordarlo: la decisone della Corte non abroga o vieta le pratiche atte ad interrompere gravidanze indesiderate, questa elimina semplicemente il vincolo federale alla disposizione, rendendo ogni singolo stato libero di concedere o meno tale pratica.
Ora questo meccanismo potrebbe ripetersi, vista anche la radicalizzazione reazionaria del Partito Repubblicano avviatasi nella presidenza Trump. Di conseguenza, Democratici in primis, temono misure simili (vista anche la netta propensione conservatrice dei 9 appartenenti della Corte) e stanno cercando di evitare il ripetersi di scenari affini.
Si inserisce in questo contesto l’approvazione della Camera dei Rappresentanti del Congresso statunitense di una proposta di legge democratica, la “Respect for Marriage Act”, attraverso la quale riconoscere quale legge federale il diritto al matrimonio per persone dello stesso sesso.
Il testo in difesa delle istanze LGBTQIA+ è passato con 267 voti favorevoli e 157 contrari, incontrando il placet anche di una cinquantina di Repubblicani, circa un terzo dei rappresentanti del partito alla Camera.
Tuttavia non è ancora il tempo di gioire per la formazione del presidente Biden: lo scoglio fondamentale è il definitivo varo da parte del Senato, dove ai Democratici servirà l’appoggio di almeno dieci senatori della fazione opposta per rendere il disegno di legge effettivo nella stato nordamericana.
Se ciò avvenisse si renderebbe la sentenza “Obergefell v. Hodges” del 2015 norma ufficiale della federazione a stelle e strisce e contemporaneamente si farebbe decadere di validità una legge del 1996 nella quale si fa riferimento esplicito alla composizione eterosessuale del matrimonio.
Secondo alcuni osservatori questo genere di diritti, se non tramutati per l’appunto in leggi, potrebbero essere fortemente inibiti, se non cancellati, in addirittura una trentina di stati U.S.A. a guida repubblicana.
In definitiva, fratture e faglie profonde incrinano da alcuni mesi la politica americana: dalla lotta U.S.A. per le libertà sembra si sia scaduti nella mera lotta per il potere, a discapito, purtroppo e come spesso accade, di ultimi e minoranze.
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