Il gigante industriale e finanziario indiano Tata sta investendo fino a 100 milioni di dollari per scalare Uber, la quale prevede lo sviluppo di nuovi servizi in India, il suo maggiore mercato dopo gli Stati Uniti. L’investimento proviene da Tata Opportunities Fund (Tof), il fondo privato d’investimento gestito da Tata Capital, il braccio finanziario del gruppo. L’ammontare esatto dell’investimento non è stato divulgato; tuttavia sembra aggirarsi tra 80 e 100 milioni di dollari, secondo fonti vicine all’accordo.
Uber sta affrontando un grande sforzo in Asia; questa recentissima partership arriva dopo l’annuncio del mese scorso in cui l’azienda di San Francisco ha comunicato l’intenzione di versare un miliardo di dollari nell’espansione in India. La compagnia di taxi prevede di raggiungere un milione di chiamate quotidiane entro marzo 2016.
I termini esatti della partnership con Tata non sono stati resi noti ma, secondo una fonte introdotta nella trattativa che ha chiesto l’anonimato data la delicatezza della faccenda, ci si aspetta un focus sullo sviluppo di nuovi prodotti e soluzioni. Il denaro non verrebbe usato solo in India ma globalmente.
Il gruppo Tata produce un enorme volume di beni e servizi, dalle automobili alla logistica, attività alle quali Uber potrebbe potenzialmente attingere attraverso questa partnership. “Attualmente siamo particolarmente concentrati sulla realizzazione di un grande servizio per centinaia di milioni di indiani. La leadership e l’esperienza di Tata saranno cruciali nell’aiutarci a raggiungere questo importante traguardo” – ha dichiarato Travis Kalanick, l’amministratore delegato di Uber.
Uber sta pensando a nuovi servizi ritagliati su misura per il mercato indiano. Quest’anno ha testato pagamenti in contanti nella città di Hyderabad. La start-up è presente in 18 città indiane e ha oltre 150.000 autisti, tuttavia non è la sola ad offrire taxi via app in questo mercato. La rivale locale Ola quest’anno ha raccolto 400 milioni di dollari; il suo valore è stimato intorno a 2,5 miliardi di dollari e dichiara di avere oltre 200.000 autisti. Il suo piano ambizioso è raddoppiare entro l’anno il numero di città in cui opera, arrivando a 200.
D’altra parte Uber opera globalmente in 59 nazioni e le recenti raccolte di capitali hanno portato il suo valore stimato a circa 50 miliardi di dollari. Ma la sua esperienza in India non è stata tutta rose e fiori. Il servizio è stato vietato a New Dehli, dopo che uno dei suoi autisti è stato accusato di avere stuprato una passeggera. Recentemente il divieto è stato tolto.
L’India non è il solo mercato asiatico in cui Uber sta mettendo in gioco il proprio futuro. Nei primi mesi di quest’anno l’azienda ha dichiarato di avere quasi raggiunto un milione di chiamate giornaliere in Cina, facendo sapere di essere alla ricerca di capitali freschi per competere in quel mercato.