Il nome Uber è spesso accompagnato dalla parola “tassisti”, non a fin di bene tuttavia. Lo sciopero dei tassisti anti-Uber non è più solamente in scala italiana ma si estende anche in tutta Europa. Questa mobilizzazione globale ha per scopo quello di contrastare la start up californiana che, grazie o per colpa (dipende dai punti di vista) della sua app, diventa sempre più famosa soprattutto tra viaggiatori e turisti. L’app consente di trovare un’auto da noleggiare con autista, ovunque ci si trovi. Inutile dire che da parte dei tassisti questa azione è considerata sleale e intollerabile. Ma cos’è Uber? Si tratta di un servizio che consente di prenotare un’auto con autista tramite smartphone munito dell’apposita applicazione che si affida ad un sistema di localizzazione e il pagamento viene effettuato via carta di credito.
Le scelte sono tra le più variegate: disporre di un’auto di tutti i giorni e con una persona alla guida oppure di una berlina premium con conducente in abito scuro (opzione Black). La formula Uber Pop è stata attivata da poco a Milano e a Roma e consente a tutti di improvvisarsi tassista. Il servizio comprende cinque opzioni: si va dalla UberX (opzione a buon mercato e più veloce rispetto al taxi) all’Uber Taxi passando per l’opzione SUV (per occasioni particolari e con trasporto fino a sei passeggeri), senza dimenticare la Lux (per chi vuole il top delle automobili). Secondo una media stabilita, Uber costerebbe il 20% di un taxi, anche se con Uber Pop le tariffe sono ancora più basse.
Come e quando è nato il progetto? Uber ha visto la luce del giorno per la prima volta a San Francisco quattro anni fa grazie ad una ditta giovane e promettente fondata da Garrett Camp e Travis Kalanick. Ora il servizio è presente in 80 città di tutto il mondo e ha superato la cifra di un miliardo di dollari di incassi. I fondatori stanno pensando ad una quotazione a Wall Street: Uber è valutato a tre miliardi e mezzo di dollari. Google si è mostrato interessato al riacquisto della start up: non è un caso visto che in tutto il mondo si contano 600.000 clienti. E’ legale? In assenza di una legge apposita che indichi il contrario, sì.
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