Matilde Sorrentino è morta il 26 marzo 2004, freddata a colpi di pistola da mano assassina davanti alla porta della sua casa di Torre Annunziata. Aveva 49 anni. Sette anni prima aveva denunciato quello che era venuta a conoscenza grazie alle confidenze di suo figlio. Nella scuola che frequentava era attiva una banda di orchi pedofili che abusava dei bambini a loro piacimento. I minori venivano legati a un pannello del sottoscala della scuola del rione Poverelli di Torre. Anche il figlio di Matilde era stato violentato. E lei testimoniò, contribuendo a portare alla sbarra personaggi di rilievo della criminalità.
Ha pagato con la vita il suo impegno di mamma coraggio. Schierata contro gli orchi che hanno abusato di bambini fra i cinque e i sette anni che frequentavano la scuola del Poverelli. Anche grazie a lei è partito il processo che vedeva tra i 21 arrestati per violenza sessuale su minore, Francesco Tamarisco, ritenuto dai magistrati capo del clan camorristico dei ‘Nardielli’.
Nel giugno del 1999 in primo grado le condanne arrivarono per 17 di 19 imputati. Le pene più severe furono per Pasquale Sansone (il bidello, 15 anni) e Michele Falanga (titolare di un bar, 13 anni), crivellati di colpi in due agguati per strada, nemmeno un mese dopo la scarcerazione per decorrenza dei termini. Il boss Tamarisco fu invece assolto in appello dall’accusa di pedofilia.
Tamarisco è stato però arrestato il 19 ottobre con l’accusa di essere il mandante dell’assassinio di Matilde Sorrentino. Dopo 14 anni è stato chiarito che il killer che ha sparato due colpi freddandola sul pianerottolo di casa sua, Alfredo Gallo (all’ergastolo dal 2005 per la morte di Matilde), era solo l’esecutore materiale del delitto.
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