Inflitta la pena massima a Yassine Erroum, il trentenne d’origini marocchine che il 12 giugno 2021 massacrò a coltellate la sua ex moglie, Alessandra Piga, sotto gli occhi del figlio di due anni.
L’omicidio è stato registrato grazie a un audio del cellulare, perché in quel momento Erroum era intercettato nell’ambito di un’indagine per lo spaccio di droga e dimenticò il telefono acceso. Stando a quanto emerso in Aula, la vittima poteva fuggire, ma non l’ha fatto perché temeva che il suo ex facesse del male al bambino e quindi è rimasta in quella casa per proteggere il suo piccolo a costo della vita.
Era la mattina del 12 giugno 2021 quando Alessandra Piga, 24 anni, si recò nell’abitazione del suo ex Yassine Erroum, 30enne di origini marocchine, dal quale si stava separando, per fargli vedere il figlio di 2 anni. Quella mattina però si scatenò la furia cieca di Yassine, che poco prima dell’incontro con Alessandra aveva assunto della droga.
A quell’incontro tra padre e figlio era presente anche l’attuale compagna di Yassine, che faceva da intermediaria tra i due ex. È stata proprio lei la testimone chiave della vicenda, grazie alla quale gli inquirenti sono riusciti a ricostruire gli ultimi istanti di vita di Alessandra Piga, uccisa da almeno 30 coltellate, due delle quali mortali inflitte al costato. Quando la furia del 30enne si è accesa, la sua compagna ha preso suo figlio e il bambino di Alessandra e si è chiusa in bagno. In quel momento la vittima avrebbe potuto fuggire via, ma non l’ha fatto perché temeva che il suo ex potesse fare del male a suo figlio.
Così è rimasta in casa, implorando Yassine di non ucciderla. A quelle urla il 31enne è rimasto totalmente indifferente, tanto da infierire su di lei con 30 fendenti. L’omicidio è stato registrato grazie a un audio del cellulare, perché in quel momento Erroum era intercettato nell’ambito di un’indagine per lo spaccio di droga e dimenticò il telefono acceso.
Nelle scorse ore è stata pronunciata la sentenza di condanna per Yassine Erroum. Il 31enne è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise della Spezia. Le aggravanti contestate dalla Procura sono l’aver commesso il delitto alla presenza di minorenni e a danno di un famigliare, in questo caso la moglie.
«Non sopportavo le sue urla, avevo consumato molta cocaina. Ho iniziato a colpire dalla rabbia e non lo so. Ero ubriachissimo, non dormivo da tre giorni»
ha dichiarato Yassine durante gli interrogatori.
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