Mustafa Zeeshan uccise la moglie incinta nel loro appartamento a Versciaco in Alto Adige. La donna aveva solo 28 anni e fu lasciata a morire agonizzante per circa dieci ore. Richiesto ora l’ergastolo per Zeeshan.
Secondo l’accusa il terribile gesto compito dall’uomo non ha nessuna attenuante, ma al contrario solo aggravanti. In primo luogo, la vittima era la coniuge, era incinta, è stata uccisa in ambiente domestico e in condizione di minorata difesa.
Per questi motivi il pm Sara Rielli ha richiesto l’ergastolo.
Mustafa Zeeshan, un normale cittadino di origini pakistane, che viveva a Versciaco in Alto Adice, con sua moglie e svolgeva tranquillamente la sua attività di pizzaiolo. Ha compiuto uno dei gesti più crudeli e meschini che un uomo possa mettere in atto.
A quanto pare infatti, Zeeshan è stato accusato di aver ucciso a botte la moglie 28enne, prima picchiandola senza sosta e poi soffocandola. Dopo averla torturata, l’ha lasciata ber ben dieci ore agonizzante sul letto, per poi chiamare in soccorsi. Ciò che rende ancora più brutale il terribile crimine è che la donna fosse incinta del loro primo figlio.
Per questo motivo, il pm Sara Rielli ritiene che l’uomo debba essere condannato all’ergastolo. Evidenziando che il caso non presenta nessuna attenuante generica, ma solo aggravanti.
Tra queste il fatto che la vittima fosse la coniuge, che l’omicidio è stato commesso in ambiente domestico, che la donna fosse incinta e che si trovasse in condizione di minorata difesa.
Mustafa Zeeshan inoltre, non ha mai mostrato segni di pentimento per ciò che ha fatto, smentendo e ricostruendo, con versioni diverse, i fatti. Per questo oltre alla pena dell’ergastolo è stato richiesto anche un isolamento diurno di nove mesi.
La difesa dell’uomo durante il processo si è appellata all’infermità mentale, facendo intendere che l’uomo non era in grado di intendere e volere in quei momenti brutali. Questo a causa di un disturbo del sonno.
Tesi però già rigettata dall’accusa, sulla base delle proprie perizie.
Mustafa Zeeshan uccise la moglie durante la notte del 30 gennaio 2020. Ha compito il crimine nel modo più brutale e freddo possibile, incutendo profonde sofferenze alla comparte e al figlio che aveva in grembo. Un vero e proprio crimine a sfondo d’odio.
Gli inquirenti per tentare di risalire al possibile movente hanno dunque analizzato la situazione familiare dei due. In primo luogo è emerso che Zeeshan deteneva il totale controllo della vita della povera donna.
Le impediva di uscire da sola, la costringeva a rimanere reclusa in casa, la obbligava a seguire delle regole anche per l’alimentazione. Infatti, nonostante fosse incinta, l’uomo la costringeva a nutrirsi molto poco.
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