Il 42enne Alberto Scagni uccise la sorella Alice, madre di un bambino di neppure 2 anni, la sera del primo maggio scorso, tra i vicoletti di Quinto, quartiere di Genova.
Stando alla relazione depositata da Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari, Alberto Scagni è “seminfermo di mente”, ma può sostenere un processo per la morte della sorella. I suoi legali potrebbero ora puntare a uno sconto di pena, tenendo presente la relazione di Pirfo.
Sarà discussa in aula il 3 Novembre prossimo la relazione depositata dal perito del giudice per le indagini preliminari, Elvezio Pirfo. Nelle pagine redatte dal perito si legge che Alberto Scagni – il 42enne accusato dell’omicidio della sorella Alice – è ‘seminfermo di mente, ma capace di sostenere un processo.’
Nello specifico, stando a quanto trapela da fonti investigative, come riferisce La Repubblica, Alberto è affetto da un grave disturbo di personalità antisociale, borderline e narcisistico, complicato da un disturbo di abuso di cannabis e alcol. Scagni non è affetto da schizofrenia e quando è stato arrestato – dopo l’omicidio della sorella – non era in una condizione critica da astinenza da sostanze psicoattive, che potessero far ipotizzare l’esistenza di una intossicazione cronica.
La relazione del perito sarà discussa tra due settimane. I legali del 42enne punteranno a uno sconto di pena, tenendo presente il giudizio di seminfermità che è stato emesso da Pirfo.
Alice Scagni, madre di un bambino di neppure 2 anni, venne uccisa la sera del primo maggio scorso, mentre rientrava a casa dopo aver portato a spasso il suo cane, nel quartiere Quinto di Genova. Dopo una breve discussione con il fratello Alberto, quest’ultimo impugnò un coltello e la colpì a morte con 19 coltellate, poi si dileguò.
Il 42enne venne fermato poco dopo il delitto per essere interrogato. Qualche ora prima della tragedia, Alberto Scagni aveva telefonato al padre, annunciando le sue intenzioni, se non avesse ricevuto i soldi che gli aveva chiesto. A quel punto il padre di Alice e Alberto si sarebbe rivolto alle autorità, temendo per la vita della figlia. Il suo appello sarebbe però rimasto inascoltato, tanto che – qualche ora dopo – Alice sarebbe stata brutalmente assassinata.
Proprio i genitori della vittima e del suo presunto carnefice chiedono che venga fatta luce su quella che – a parer loro – è stata una negligenza da parte delle autorità, che non avrebbero dato seguito alle loro segnalazioni.
Al momento, la procura di Genova ha aperto un’inchiesta per omissione d’atti d’ufficio e di denuncia. Starà agli inquirenti accertare se Alberto potesse essere fermato. Intanto, nelle ultime settimane è emersa anche una nuova denuncia sporta dai vicini di casa del 42enne, che pare si fossero rivolti alla polizia municipale e a un centro di salute mentale, per denunciare la pericolosità di Alberto Scagni. La tesi della denuncia non ha ancora avuto riscontri ufficiali, ma se fosse confermata, potrebbe avvalorare quanto sostenuto dai genitori di Alberto e Alice.
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