Uccise la moglie malata prima di spararsi, Mauro Bergonzoni condannato a 8 anni: reato derubricato, per i giudici si sarebbe trattato di omicidio del consenziente.
All’anziano, che si sarebbe ferito sparandosi in un tentativo di suicidio dopo aver ucciso la moglie, sarebbero state riconosciute le attenuanti e il reato sarebbe stato derubricato da omicidio volontario a omicidio del consenziente.
Uccise la moglie e tentò suicidio, riconosciute attenuanti per Mauro Bergonzoni
Il 21 agosto 2021, a Castello di Serravalle, il 77enne Mauro Bergonzoni avrebbe ucciso la moglie, Maria Rosa Elmi, 73enne, sparandole prima di cercare di togliersi la vita con la stessa arma.
I giudici della Corte d’Assise di Bologna chiamati a emettere sentenza sulla sua posizione di imputato per omicidio volontario gli avrebbero riconosciuto le attenuanti e il reato sarebbe stato derubricato a omicidio del consenziente.
L’anziano avrebbe incassato una pena più lieve, 8 anni di carcere, perché la moglie lo avrebbe implorato di ucciderla.
La ricostruzione del delitto a Castello di Serravalle
Il corpo di Maria Rosa Elmi sarebbe stato trovato dai Carabinieri accanto al marito all’interno della loro auto.
I due coniugi sarebbero stati scoperti ancora abbracciati, l’anziana accasciata sulle gambe dell’uomo ferito, dopo omicidio e tentato suicidio, ma ancora vivo.
Secondo la ricostruzione riportata dall’Ansa, dopo aver sparato alla moglie con il suo fucile da caccia, Mauro Bergonzoni avrebbe rivolto l’arma contro se stesso e avrebbe sparato ancora.
L’allarme sarebbe stato lanciato da alcuni vicini, allertati per i colpi di arma da fuoco sentiti nella zona. L’anziano, davanti ai militari, avrebbe lui stesso chiesto di essere ucciso: “Sparami“, avrebbe chiesto a un maresciallo implorandolo perché lo finisse.
Concluso il primo grado di giudizio a carico dell’anziano
Il primo grado di giudizio a carico di Mauro Bergonzoni si sarebbe quindi concluso con una condanna a 8 anni di reclusione. La Procura aveva chiesto 5 anni, sottolinea Ansa.
La Corte d’Assise di Bologna avrebbe accolto la richiesta del pm, Marco Forte, di derubricare il reato da omicidio volontario a omicidio del consenziente e all’anziano sarebbero state concesse le attenuanti generiche.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa, poco prima che si consumasse il delitto i coniugi sarebbero passati a casa della figlia e avrebbero lasciato un biglietto svelando la volontà di farla finita.
Nel 2019, scrive ancora Ansa, l’anziana donna avrebbe tentato il suicidio dopo essere stata colpita da una grave depressione.
Nel corso delle indagini e del processo a carico di Mauro Bergonzoni sarebbe emerso come la coppia sarebbe stata preda di una sofferenza che avrebbe percepito come ormai ingestibile.
I giudici avrebbero quindi sposato l’interpretazione dei fatti tracciata da pm e difesa, accordando così la modifica dell’imputazione. La figlia degli anziani non si sarebbe costituita parte civile e sarebbe stata presente in aula alla lettura della sentenza. Assente il padre.
L’uomo avrebbe da subito spiegato agli inquirenti di aver agito perché la moglie “non voleva più vivere”, e nel suo travagliato percorso avrebbe deciso di morire con lei sparandosi con la stessa arma. Insieme da 50 anni, avrebbero scelto di andarsene insieme. Il resto è cronaca di una vicenda complessa e drammatica.