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Categories: Cronaca

Uccisero i genitori a colpi d’ascia, condannati a 18 anni il figlio e l’amico

[didascalia fornitore=”ansa”]Nunzia di Gianni e Salvatore Vincelli, le vittime del delitto[/didascalia]

Diciotto anni di carcere. È la condanna inflitta dal Tribunale dei minorenni di Bologna a Riccardo Vincelli, 17 anni, e Manuel Sartori, 18, accusati del duplice omicidio di Pontelangorino in cui persero la vita Nunzia di Gianni e Salvatore Vincelli, i genitori del 17enne uccisi a colpi d’ascia in camera da letto. Il gup li ha riconosciuti colpevoli delle accuse a loro ascritte dalla Procura che aveva chiesto vent’anni di carcere. Vincelli, all’epoca dei fatti 16enne, era accusato di omicidio premeditato con l’aggravante dei futili motivi in concorso con l’amico, di un anno più grande, e ritenuto l’esecutore materiale del delitto. Il Gup ha confermato tutte le aggravanti, compresa la premeditazione: entrambi gli imputati hanno annunciato il ricorso in Appello.

“Faremo sicuramente appello. Non è c’è stato alcun discrimine, alcuna differenziazione nel giudicare la posizione dei due ragazzi, condannati alla stessa pena”, ha commentato l’avvocato Lorenzo Alberti Mangaroni, legale di Sartori. “Manuel è stato soggiogato dall’amico e non lo dico io ma anche le carte”.

“Riccardo ha accolto la sentenza paradossalmente come una liberazione e, visto che è arrivata una condanna inferiore a quanto richiesto, direi quasi con felicità”, ha aggiunto l’avvocato del figlio delle vittime, Sandro De Marco.

Il tribunale ha dunque confermato tutte le aggravanti del caso, premeditazione e futili motivi.

Il delitto sconvolse la comunità di Pontelagorino, nel ferrarese, per la brutalità con cui venne portato a termine e per il movente del tutto inconsistente.

Salvatore Vincelli, 59 anni e Nunzia Di Gianni, 45 anni, furono uccisi nella loro abitazione il 10 gennaio del 2017: due giorni dopo arrivò la confessione da parte del figlio e dell’amico. A organizzare tutto fu proprio il 16enne, stanco dei rimproveri per i brutti voti: causa scatenante uno schiaffo che la madre gli tirò il giorno prima dell’omicidio che, secondo gli inquirenti, fece scattare la furia omicida.

Per convincere l’amico Manuel a occuparsi materialmente del delitto, Riccardo gli promise mille euro, dandogli un acconto di 80 euro il giorno dell’omicidio.

Lorena Cacace

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