Il 15enne venne ucciso nel marzo del 2020 durante un tentativo di rapina ai danni di un carabiniere fuori servizio in via Generale Orsini a Napoli.
Le indagini sulla morte del ragazzo si sono appena concluse e – stando a quanto riferito dal pubblico ministero – Ugo Russo venne colpito da 3 proiettili, quello mortale alla testa. A esploderli fu il militare, che rispose al tentativo di rapina messo in atto dall’adolescente con una pistola, che si scoprirà poi essere finta.
La chiusura delle indagini sulla morte di Ugo Russo
I primi due colpi di pistola sarebbero stati esplosi a distanza ravvicinata. Mentre il baby rapinatore – ferito a una spalla – fuggiva via verso il suo motorino, dove lo attendeva un complice, ha esploso altri due proiettili. Uno dei colpi ferisce Ugo Russo allo sterno, l’altro alla testa, e sarebbe stato proprio quest’ultimo a ucciderlo.
È questa – secondo la Procura – la drammatica ricostruzione di quanto avvenne nella notte tra il 29 febbraio e il 1 marzo del 2020 in una stradina dei Quartieri Spagnoli a Napoli. A cadere sotto i colpi di pistola un 15enne del posto – Ugo Russo – che quella sera tentò di rubare l’orologio a un carabiniere fuori servizio, che era seduto nella sua auto in sosta, insieme alla sua fidanzata, in via Generale Orsini, a Santa Lucia. Dopo oltre due anni di indagini, come riferisce La Repubblica, gli inquirenti hanno messo la parola fine all’inchiesta.
L’accusa per il militare
Il carabiniere imputato nel processo – che all’epoca dei fatti aveva 24 anni – rischia l’accusa di omicidio volontario.
Il militare avrebbe sparato 4 volti per difendersi da un tentativo di rapina, ma avrebbe esploso due colpi mentre la vittima tentava di fuggire, quindi non sarebbe plausibile parlare di legittima difesa. I legali del militare hanno 20 giorni per replicare, dopodiché saranno i pubblici ministeri a decidere un eventuale rinvio a giudizio.
Il carabiniere ha sempre sostenuto di essersi qualificato e di non essersi accorto che la pistola di Ugo Russo fosse finta. Dopo averlo colpito a morte, sarà lo stesso militare ad allertare ambulanza e colleghi, mentre il complice di Ugo Russo si dà alla fuga. Si presenterà in caserma qualche ora dopo. Nelle ore immediatamente successive alla morte del 15enne si scatena il delirio nei Quartieri Spagnoli. Alcuni parenti della vittima devastano il pronto soccorso dell’ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli, vengono esplosi colpi d’arma da fuoco contro la caserma Pastrengo in Piazza Carità.
I genitori del ragazzo prendono le distanze dalle rimostranze armate, ma chiedono a gran voce giustizia per il figlio, sostenendo la ricostruzione poi confermata dalla Procura. Le indagini sono lunghe e tortuose, vengono incrociati i dati delle perizie balistiche con quelli dei sistemi di videosorveglianza e si ricostruiscono nel dettaglio gli ultimi istanti di vita dell’adolescente.
I primi due colpi esplosi contro il ragazzo, uno dei quali lo prende alla spalla, da una distanza ravvicinata. Il terzo e il quarto ‘esplosi perpendicolarmente alla posizione precedente’ colpiscono Ugo Russo allo sterno e alla testa. Il ragazzo muore sul colpo, mentre il carabiniere allerta i soccorsi, che si riveleranno inutili.