Tragedia nell’Astigiano, in un appartamento in via Indipendenza, a Canelli, dove un uomo di 61 anni – Piero Pesce – ha accoltellato a morte il figlio, Valerio nella notte tra il 22 e il 23 novembre.
Ad allertare i carabinieri sarebbe stato proprio il presunto assassino, dopo aver vegliato diverse ore sul corpo del figlio. Valerio Pesce, 28 anni, era tornato da poco tempo a Canelli, dopo aver vissuto per anni fuori città. Lavorava in una tabaccheria, al cui ingresso aveva apposto un cartello annunciando la chiusura fino a Natale per ‘problemi di salute’.
“Venite, ho ammazzato mio figlio”
è così che Piero Pesce, 61 anni, ha annunciato ai carabinieri di Asti di essersi macchiato dell’omicidio di suo figlio Valerio, 28 anni. All’alba di mercoledì mattina, l’uomo ha telefonato ai militari dell’Arma e ha atteso il loro arrivo in casa, un appartamento in viale Indipendenza a Canelli, provincia di Asti.
Quando i carabinieri sono giunti sul posto, hanno trovato il corpo senza vita del giovane, riverso sul pavimento di casa. Il padre è stato sottoposto a fermo e condotto in caserma per essere interrogato.
Valerio Pesce aveva vissuto per diverso tempo fuori città. A Canelli era tornato soltanto da un paio di mesi e in paese gestiva una tabaccheria, al cui ingresso però aveva apposto negli ultimi giorni un cartello, annunciando la chiusura fino a Natale per ‘problemi di salute’. La madre di Valerio, nonché moglie di Piero, era morta diversi anni fa e da allora padre e figlio avevano vissuto insieme, fino a quando il ragazzo non aveva deciso di trasferirsi fuori Asti.
Sul motivo del suo rientro sono in corso le indagini dei carabinieri. Dalle prime indiscrezioni, sarebbe emerso che il 28enne avesse problemi di ludopatia e alcolismo.
“Ero disperato, non ce la facevo più”
sarebbero state queste le prime parole di Piero Pesce agli inquirenti.
Sulla veridicità dei fatti sono ora in corso le indagini delle forze dell’ordine. L’unica certezza è che il 61enne abbia accoltellato a morte il figlio, anche se non è chiaro se sia accaduto mentre il giovane dormiva o se i due avessero avuto una discussione prima dell’omicidio.
I vicini di casa sono già stati ascoltati dagli inquirenti. Stando a quanto emerso dalle prime testimonianze, i due non avevano mai avuto violente discussioni, che potessero far presagire quanto poi sarebbe accaduto. La sera prima della tragedia, però, pare che tra padre e figlio ci sia stata una lite, poi più nulla. Non è chiaro quindi se il delitto sia avvenuto a seguito della violenta discussione o se il padre abbia sorpreso il figlio mentre dormiva e quindi il 28enne abbia provato – inutilmente – a difendersi dalle coltellate.
Sembra che la situazione economica della famiglia non fosse delle più rosee, anzi. Forse la chiusura della tabaccheria gestita dal giovane era proprio la conseguenza dei problemi di soldi che aveva il ragazzo e che – verosimilmente – lo avrebbero spinto a tornare a casa dal padre, dopo anni trascorsi fuori.
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