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Silvio Fanella possedeva una sorta di vero e proprio tesoro, composto da diamanti, denaro e orologi preziosi. Tutto ciò è stato ritrovato in un’abitazione in provincia di Frosinone. Ad eseguire le perquisizioni sono stati i carabinieri del Ros, che si stanno occupando del caso insieme agli agenti della squadra mobile. In particolare, l’abitazione oggetto di attenzione è stata rappresentata da un appartamento a Pofi, un centro in provincia di Frosinone. Nel sottotetto i carabinieri hanno ritrovato 34 bustine di diamanti, 284.000 dollari e 118.000 euro, il tutto in contanti. Inoltre gli agenti hanno rinvenuto 5 orologi preziosi, tra i quali anche un rolex con diamanti.
L’uomo di 41 anni, il cassiere di Mokbel nell’inchiesta Fastweb-Telecom, è stato vittima di un omicidio, che è avvenuto a colpi di pistola in un appartamento nella zona di Roma Nord, un quartiere signorile della capitale. Nella sparatoria è rimasto ferito uno degli aggressori, Giovanni Battista Ceniti di 29 anni. I due complici sono fuggiti. Fanella si trovava agli arresti domiciliari, perché era stato condannato a 9 anni, coinvolto nel processo di maxi riciclaggio, che ha implicato la messa in ballo di 2 miliardi di euro. La condanna di Fanella, che aveva ricevuto in primo grado, era per il reato di associazione a delinquere transnazionale e riciclaggio.
Fanella avrebbe avuto un ruolo essenziale nel trasferimento di alcuni fondi fuori dall’Italia. Alcuni vicini avrebbero raccontato di aver sentito delle urla e poi hanno visto due uomini scappare a bordo di un’automobile, che risulterebbe essere rubata. L’auto è stata ritrovata non lontano. Fanella, prima di morire, avrebbe reagito all’agguato, ferendo uno dei tre aggressori. Si tratterebbe di Giovanni Battista Ceniti, di 29 anni e di origini genovesi, ricoverato al Policlinico Gemelli e in stato di fermo.
L’inchiesta
L’inchiesta Fastweb-Telecom ha permesso di mettere in luce un sistema di triangolazione di fatture societarie tra le compagnie telefoniche Fastweb, Telecom-Sparkle. Attraverso questo metodo si era riusciti ad accumulare fondi neri pari a circa 2 miliardi di euro. Allo stesso tempo le società erano riuscite ad evadere l’Iva per circa 300 milioni di euro. L’inchiesta si è protratta per molto tempo, per diversi anni a partire dal 2002 fino ad arrivare al processo l’anno successivo.
10 anni dopo si è avuta la sentenza del tribunale penale di Roma, che si è conclusa con l’assoluzione di Silvio Scaglia, ex manager di Fastweb, che, secondo i giudici, non avrebbe commesso nessun illecito. Proprio Silvio Scaglia era stato accusato da Bruno Zito, un dirigente della compagnia. Sono state condannate, invece, 18 persone. La pena maggiore è stata ricevuta da Gennaro Mokbel, l’imprenditore che si occupava di costituire delle società apposite, destinate all’emissione di fatture false. Per lui sono stati 15 gli anni di carcere.
L’inchiesta è scaturita dopo che la Guardia di Finanza aveva disposto degli accertamenti in seguito alla diffusione di messaggi telefonici che avevano l’obiettivo di promettere premi in denaro. Poi il tutto si è incrociato con le indagini che i carabinieri del Ros stavano facendo, prendendo di mira i rapporti tra un imprenditore della Campania e una società finanziaria. Il tribunale civile ha stabilito anche il risarcimento che i 18 condannati avrebbero dovuto versare alle parti coinvolte.
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