La diplomazia è stata superata da un pezzo nella guerra tra Russia e Ucraina e ha lasciato spazio alla barbarie, alla guerra cruda e pura e anche alla strategia militare. Volodymyr Zelensky, dopo il pesante attacca di Vladimir Putin a Kiev e in diverse città di lunedì, si sta concentrando, in particolare, sulla difesa aerea del suo Paese. E i suoi alleati hanno già risposto presente.
L’ulteriore escalation del conflitto tra Russia e Ucraina è sotto gli occhi di tutti, tanto che la pace tra le parti sembra quasi un’utopia, anziché la normalità. L’attacco al ponte di Crimea è stato un primo passo, poi il pesante bombardamento di lunedì ordinato dal Cremlino e con obiettivi civili ha superato ogni limite. Per questo, ora le totali attenzioni del Paese invaso si concentrano sul conflitto in sé e per sé e, quindi, sulla difesa aerea.
L’attacco di lunedì ha svelato quanto Putin può essere spietato, ancora più se messo alle strette, ma ha mostrato anche un punto debole, in particolare, dell‘Ucraina: la sua difesa aerea. Se sul campo le cose stanno andando piuttosto bene per le truppe di Zelensky, con altre città riconquistate anche nelle ultime ore, il fatto che la Russia abbia dimostrato di non aver problemi a bombardare obiettivi civili, tra cui infrastrutture del potere, sedi della cultura, parco giochi e mezzi di trasporto, non può affatto essere preso sotto gamba.
E nessuno lo sta facendo. Ma partiamo dal principio e, quindi, dal tipo di attacco che il Cremlino ha portato alla capitale Kiev, la più bersagliata tra tutte. Non solo missili, ma anche droni iraniani che gli ucraini temono particolarmente. Si tratta di Shahed-136, fabbricati dalla HESA. I materiali non sono molto costosi e i droni in questione sono capaci di volare per più di duemila chilometri prima di raggiungere gli obiettivi preposti.
La loro pericolosità sta anche nella strategia dei russi che li utilizzano in gruppo, in maniera tale che, nonostante non siano particolarmente veloci o silenziosi, sia difficile intercettarli tutti insieme. E poi volano anche a distanze basse, in modo da sfuggire ai sistemi di difesa aerea avversari. Si tratti di veri e propri droni kamikaze che, una volta arrivati a destinazione, si autodistruggono e fanno detonare il loro esplosivo.
Un’innovazione in piena regola che è difficilmente contenibile dagli ucraini, attualmente. Tra le altre cose, il Cremlino ha dato segnale di voler dare seguito ad attacchi così importanti e crudeli in zone occupate dai civili. Infatti, il nuovo comandante delle operazioni russe è Sergei Surovikin, capitano dell’esercito sovietico già nel 1991 e che si è costruito una pessima fama in fatto di guerre.
Agli occhi della comunità internazionale, è uomo spietato e corrotto che si è macchiato della distruzione delle città siriane attraverso le bombe, senza alcuno scrupolo di sorta. Per l’Ucraina, questo è solo l’ennesimo segnale di un’escalation del conflitto in una visione sempre più cupa e barbara. Ma alcuni analisti hanno letto la scelta di Putin di affidargli le operazioni militari come un’ulteriore debolezza, un indizio sull’insoddisfazione per il lavoro del suo esercito e dei suoi vertici, soprattutto di fronte al successo della controffensiva di Zelensky.
Insomma, tutto va nel segno di un’inasprimento delle operazioni militare, un seguito concreto ancora più evidente alle minacce del Cremlino, tanto che il leader ucraino ha detto chiaramente: “Vogliono spazzarci via”. Nessuno vuole che ciò accada e, quindi, gli alleati si stanno già adoperando per soddisfare la prima necessità della nazione invasa.
Da mesi ormai, anzi dall’inizio della guerra, sono tanti gli aiuti che gli alleati occidentali e gli Stati Uniti hanno inviato all’Ucraina, corrispondenti a un valore economico enorme, di diversi miliardi. E ancora ne arriveranno molti, questo è sicuro. Il vertice del G7 di ieri è servito a Zelensky anche e soprattutto per questo, per ribadire le sue richieste, necessarie per vincere la guerra.
Il sistema di difesa aerea, in questa fase, è sicuramente la priorità per evitare l’arma del terrore di Putin e per proteggere i civili. Innanzitutto, è importante specificare di cosa si tratta: sono missili che servono per intercettare altri missili, ma anche droni ed elicotteri lanciati dall’esercito nemico. Quelli a disposizione dell’Ucraina sono a corto raggio e funzionano con una tecnologia piuttosto vecchia e, già solo con questi mezzi, gli uomini di Zelensky sono riusciti a intercettare circa metà dei missili lanciati lunedì.
Per bloccare nuovi attacchi di questo tipo, il numero uno ucraino si è affrettato a chiamare Joe Biden e i suoi alleati, in modo da disporre di sistemi più avanzati. Il presidente degli Stati Uniti ha confermato di voler dotare l’Ucraina di National Advanced Surface-to-Air Missile System, che non è altro se non l’acronimo NASAMS. Per semplificare le cose, si tratta della difesa aerea che protegge anche la Casa Bianca, anche se si tratta di dispositivi molto costosi e difficili da trasportare.
La fornitura era di 8 NASAMS e il sì era arrivato già a luglio, ma due dovrebbero arrivare già nelle prossime settimane, come annunciato dal “Washington Post”. Per i restanti ci vorrà molto più tempo. Non è e non può essere l’unica soluzione per l’Ucraina. E, infatti, è entrata in gioco anche la Germania. Infatti, oggi è stato annunciato che l’Ucraina ha ricevuto il primo sistema di difesa aerea IRIS-T, che è comunque a medio raggio. Olaf Scholz ha dichiarato senza troppi dubbi che può proteggere anche le grandi città ucraine, ed è stato pensato per proteggere la protezione civile. Già un grande passo in avanti, quindi. A dichiarare l’aiuto militare ricevuto è stato Oleksii Reznikov, il ministro della Difesa ucraino, attraverso il suo profilo Twitter, ringraziando personalmente la Germania.
Anche gli Stati Uniti, inoltre, hanno ulteriormente aiutato Zelensky nella giornata di oggi, dotandolo di altri quattro sistemi di artiglieria a lancio multiplo Himars. Si tratta di quei missili a lunga gittata che costituiscono un’arma fondamentale nella guerra in corso e hanno già giocato un ruolo decisivo nei passati mesi.
Presto la cosa potrebbe riguardare anche la Francia, che potrebbe dotare l’Ucraina di un FSAF SAMP/T. Un sistema molto avanzato, tanto che anche il Paese transalpino ne ha solo otto e uno è già schierato al porto rumeno di Costanza, ancora a protezione di eventuali attacchi russi. E l’Italia ha ribadito la sua disponibilità nel proseguire con gli aiuti all’Ucraina, come riportato dallo stesso Zelensky su Twitter, ringraziando pubblicamente, per l’ennesima volta, Mario Draghi.
Inoltre, il “Financial Times” negli scorsi giorni ha pubblicato un’interessante disamina, in cui si affermava che i problemi per l’Ucraina sono essenzialmente numerici: coprire con i suoi sistemi di difesa aerea un territorio così vasto e capire da che direzione provengono missili e droni. Basti pensare che solo lunedì la Russia ha attaccato dal Mar Nero e poi anche dalla Bielorussia, raggiungendo obiettivi a centinaia di chilometri. Disporre di una quantità maggiore di strumenti difensivi è essenziale per l’Ucraina per andare avanti nella controffensiva e i passi in avanti attesi stanno già arrivando, in tal senso, per Zelensky.
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