Il segretario di Stato statunitense Antony Blinken ha rilasciato un’intervista alla Cbs News dove ha chiaramente dichiarato che esiste la concreta possibilità che la Cina possa fornire supporto letale alla Russia e alle sue truppe da impiegare nella guerra in Ucraina.
Mentre il funzionario Usa fornisce ulteriori infomazioni a sostegno della sua teoria il presidente Zelensky ha rilasciato un’intervista, dove ha risposto a domande precise e dettagliate effettuate da La Repubblica, il Corriere della Sera il Sole24ore alla vigilia dell’arrivo a Kiev della premier Giorgia Meloni.
Antony Blinken, segretario di Stato statunitense, ha affermato che esiste la reale e concreta possibilità che la Cina fornisca armi letali alla Russia da impiegare nel conflitto in Ucraina.
Il funzionario Usa ha precisato, come riportato dall’emittente, che le autorità di Washington sono preoccupate in realtà fin dal primo giorno in cui la Russia ha deciso di attuare l’invasione in territorio ucraino. Nonostante sia stato incalzato dai giornalisti su quale fosse il tipo di aiuto nello specifico, non ha parlato del dettaglio ma si è limitato alla spiegazione generale. Ma ha specificato che rientrano nella categoria legale anche le munizioni delle armi.
La posizione tenuta da Blinken non combacia però con la versione data dal massimo funzionario Wang Yi alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco che invece ha spiegato di un piano di pace possibile nel prossimo futuro e nel quale ha intenzione di prendere parte in maniera importante.
Blinken ha spiegato: “li abbiamo visti fornire un supporto non letale alla Russia da utilizzare in Ucraina. La preoccupazione che abbiamo ora si basa sulle informazioni che abbiamo che stanno prendendo in considerazione la possibilità di fornire un supporto letale, e abbiamo chiarito loro che ciò avrebbe causato un serio problema per noi e nella nostra relazione”.
Le autorità statunitensi hanno confermato che le aziende cinesi stanno già fornendo supporto non letale alla Russia precisando che in Cina non esiste differenza tra imprese pubbliche e private. Il funzionario Usa e Wang hanno avuto modo di parlare faccia a faccia a Monaco in merito alle conseguenze della fornitura di armi alle truppe russe in Ucraina.
In merito al rapporto tra Usa e Cina Blinken ha spiegato che è necessario impegnarsi in maniera che la competizione non si tramuti in conflitto. Va precisato che nelle ultime settimane Jinping e Putin hanno stretto una collaborazione ancora più stretta e focalizzata all’esclusione delle nazioni occidentali.
Oltre a definire le azioni russe in Ucraina genocidio ha sottolineato come l’alleanza Cina, Iran e Russia sia da osservare attentamente e non sottovalutare.
Il presidente Zelensky ha invece rilasciato dettagliate dichiarazioni alla vigilia dell’arrivo a Kiev dalla premier Giorgia Meloni. Il discorso che ha fatto è rivolto all’Italia e al sostegno che ha fornito all’esercito russo fino a questo momento del conflitto in Ucraina. Ovviamente è emerso il discorso delle parole pro Putin di Berlusconi e Salvini e anche della decisione di non farlo parlare al festival di Sanremo.
Il premier ucraino ha detto in merito: “È importante che Ucraina e Italia si capiscano bene” precisando anche: “molto grato a Draghi e al nuovo governo Meloni per il sostegno”.
Ha poi sottolineato: “l’impatto della disinformazione russa all’ora del breakfast. Non possiamo permetterci di perdere il sostegno dell’Italia perché siete importanti nella coalizione e perché siete un Paese leader dell’Unione Europea”. Di questo parlerò con Meloni”.
Ha poi rivelato in merito alle dichiarazioni filorusse di Berlusconi: “Se può servire per portarlo dalla nostra parte possiamo fagli recapitare una cassa di vodka”.
Quando gli è stato chiesto se pensa ad una offensiva imminente di Mosca e come ha intenzione di difendere l’Ucraina ha risposto: “Questa settimana potremmo dover affrontare la vendetta della Russia, si parla di un’offensiva in arrivo. C’è nervosismo. Alcune zone dell’Ucraina vivono così dal 2014. Ma i russi non sono così potenti come lo erano un anno fa, quando comunque non hanno avuto abbastanza risorse per occupare il nostro Paese. Oggi loro sono più deboli e noi, invece, siamo più forti. Inoltre, non hanno la stessa motivazione dei nostri soldati. Noi combattiamo nel nostro Paese, per difendere le nostre case, famiglie. Se noi perdiamo, perdiamo tutto: la casa, i nostri famigliari. Noi qui ci viviamo”.
Sottolineando in merito a Bakhmut: “Non possiamo guardare a Bakhmut come se fosse Hong Kong. E’ tutta in rovine. Valutare se sia strategica o meno dipende dal modo in cui la si considera. Non è una metropoli, e le dirò di più, tutti i centri abitati di questa regione sono piccoli e in condizioni critiche. La gente se ne è andata, molte persone sono morte. Quelli che non hanno avuto il tempo di scappare o sono voluti rimanere stanno subendo una sorte diversa. Quella regione non è fatta di metropoli, la maggior parte sono villaggi, alcuni di mille abitanti, alcuni di 300 mila, altri di 500 mila, come Mariupol. Che cosa avremmo dovuto fare di Mariupol, allora? Riguardo a Bakhmut, non è questione se ordinare alle forze armate di restare e tenere la posizione fino alla morte. Non è stato dato quest’ordine. Questa guerra non è restare e morire, è il fatto che siamo sulla nostra terra e la proteggeremo fino a quando potremo.”
Concludendo poi che: “La Russia sa perfettamente che Bakhmut le aprirà la strada verso Sloviansk e Kramatorsk. Sloviansk non è una metropoli, Kramatorsk è una grande città. Ed è questo per loro il più grande obiettivo nell’Est dell’Ucraina. E ogni piccola città come Bakhmut che i russi conquistano li rende più vicini alle grandi città. Non sto dicendo che la gente di Kramatorsk sia meglio della gente di Bakhmut, no. Ma ogni piccola città che perdiamo è un passo avanti per i russi, che come ormai sappiamo vogliono prendersi i confini amministrativi delle regioni di Donetsk e Lugansk. Ecco perché stiamo resistendo così a Bakhmut”.
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