L’Ucraina ha ceduto gli Eurovision 2023 al Regno Unito. Dopo la vittoria del 2022, le autorità di Kiev hanno rinunciato visto il conflitto in corso con la Russia.
Kiev non ospiterà gli Eurovision 2023. Le autorità ucraine si sono arrese, cedendo l’organizzazione del prossimo anno al Regno Unito, secondo classificato lo scorso maggio. L’annuncio è arrivato da parte del ministro della Cultura tory inglese, Nadine Dorries.
Dopo la vittoria della Kalush Orchestra a Torino durante la scorsa edizione, quella 2022, come da regolamento degli Eurovision sarebbe dovuta essere l’Ucraina il Paese ospitante del prossimo song contest europeo.
Una nazione già travolta dalla guerra durante la vittoria della loro band, con il brano Stefania, che sapeva tanto di vittoria simbolica, oltre che artistica. Ucraina che si era detta fiduciosa di poter ospitare l’evento anche come obiettivo di rinascita, nella primavera del prossimo anno.
Ma così non è stato, o almeno non sarà l’Ucraina – ormai è deciso – ad ospitare l’evento. Ipotizzare che il conflitto con la Russia possa terminare in una decina di mesi è assai difficile, ma in ogni caso le autorità di Kiev pare si siano stavolta rassegnate.
Dunque saranno i secondi classificati all’edizione di Torino, con la canzone Space Man dell’artista Sam Ryder, ad ospitare l’edizione 2023.
L’annuncio è arrivato da parte del ministro della Cultura Nadine Dorries, mentre sarà la BBC a garantire le dirette televisive.
L’Unione Europea di Radiodiffusione ha fatto sapere tramite comunicato che sarà la BBC a subentrare al posto della televisione pubblica ucraina nella messa in onda dell’evento 2023.
Proprio l’Ebu, dopo aver valutato la sicurezza per organizzare l’evento nel Paese attualmente invaso dalla Russia, è arrivata alla conclusione che tali presupposti di sicurezza non sarebbero potuti essere garantiti da parte della UA:PBC (ossia la tv ucraina).
Per tali motivi è stata scelta l’Inghilterra, che si prepara ad organizzare l’evento per la prima volta dopo il 1998, a Birmingham.
Le cause sono ovviamente riconducibili alla guerra contro la Russia. Anche nel comunicato diffuso dall’Ebe – dove si legge del passaggio alla BBC – l’istituzione si è rammaricata per l’attuale stato di crisi nel Paese di Zelensky e per “la prosecuzione del bagno fi sangue perpetrato dalla Russia”.
Pochi mesi fa, il primo ministro dimissionario inglese Boris Johnson si era detto disponibile a subentrare a Kiev qualora ce ne fosse stato di bisogno, o fosse stato richiesto.
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