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La Crimea è tutta nelle mani della Russia. Nella notte tra domenica e lunedì truppe di Mosca hanno infatti preso il controllo della base navale di Feodosia, l’ultima struttura militare che batteva ancora la bandiera ucraina sotto il nuovo governo di Kiev. A dare la notizia è stato il portavoce della Difesa ucraina Vladislav Seleznyov: secondo quanto riferito alla Bbc, i russi hanno portato avanti l’attacco da due direzioni con armi automatiche e granate stordenti, accerchiando e costringendo alla resa le forze ucraine. Anche un soldato della base ha confermato a un’agenzia stampa che sono stati sparati colpi d’arma da fuoco e che la base di Feodosia è stata presa. I militari che difendevano la base hanno lasciato la struttura a bordo di tre camion, dopo essere stati caricati sui mezzi con mani e piedi legati. Nella mattina di lunedì è arrivato anche l’ordine ufficiale per le truppe ucraine di ritirarsi dalla Crimea. Il presidente ad interim ucraino, Olexander Turchynov, ha spiegato che la decisione è stata presa dopo le minacce ricevute dal personale militare e dalle famiglie.
Nelle ultime ore arriva anche una notizia dal ministero degli Esteri polacco che sostiene di avere ricevuto una lettera ufficiale dalla Duma russa, con la proposta di spartirsi l’Ucraina tra la Russia e la Polonia. Secondo i media polacchi, sarebbe stato chiesto di concentrare gli sforzi per indire un referendum sull’adesione a Varsavia di cinque regioni occidentali del paese: Volyn, Lvov, Ivano-Frankovsk, Ternopoli e Rovenskoj. “La proposta risulta talmente particolare che nessuno la prende sul serio”, ha però detto il portavoce del ministero degli Esteri di Varsavia, Marcin Wojciechowski, che ha confermato l’esitenza della lettera della Duma.
La notizia arriva mentre si attende l’inizio del G7 all’Aja sulla sicurezza nucleare e sulla situazione in Ucraina: il presidente americano Barack Obama è arrivato in mattinata e in giornata dovrebbe incontrare il ministro degli Esteri russo Lavrov.
Mentre la diplomazia internazionale cerca spiragli di collaborazione, fonti russe fanno sapere che la bandiera di Mosca è stata issata su 189 tra unità e strutture ucraine in Crimea e un altro allarme arriva dal dispiegamento di forze ai confini.
Il generale Philip Breedlove, capo delle forze Nato in Europa ha infatti parlato di un dispiegamento preoccupante di forze armate russe sui confini che sarebbero molto imponenti tanto da minacciare altre repubbliche pos-sovietiche come la Transnistria. “Le forze russe al confine ucraino sono sufficienti e pronte per entrare in Transnistria ed è una cosa preoccupante”, le parole del generale. Immediata la replica russa che ha smentito e che ha parlato di dispiegamento di forze nei limiti degli accordi internazionali.
La Crimea diventa ufficialmente russa
I movimenti militari arrivano a seguito dell’annessione ufficiale della Crimea alla Russia con la firma di Vladimir Putin del trattato a seguito del referendum. Il presidente russo ha tenuto per l’occasione un discorso davanti alla Duma in cui ha ridicolizzato le sanzioni arrivate dall’Occidente, chiudendo il cerchio della storia con il ritorno della Crimea alla Russia e cercando di rassicurare l’Ucraina.
Il passaggio politico ha inasprito i toni della diplomazia, mentre a Simferopoli si registrano i primi morti tra le forze armate. Un militare ucraino è stato infatti ucciso e uno ferito dopo un attacco da parte di uomini armati che sarebbero arrivati a bordo di un camion con bandiera russa. Altre notizie parlano anche di un para militare filo russo deceduto a seguito di scontri armati. Per il tenente colonnello Igor Manciur, raggiunto telefonicamente dall’Ansa e barricato dentro la base della marina ucraina, la situazione sta peggiorando. “Abbiamo ordine di sparare a vista su chiunque tenti di entrare qui”, ha spiegato.
Le nuove forze governative di Kiev hanno addossato tutta la responsabilità su Putin. Il premier ucraino Arseni Iatseniuk ha accusato il presidente russo di aver voluto l’escalation militare della crisi: “Oggi l’esercito russo ha iniziato a sparare contro i soldati ucraini e questo è un crimine di guerra che non ha periodo limite”.
Quello che è certo è che Putin ha celebrato l’annessione della Crimea con un lungo discorso davanti alla Duma in cui ha mescolato fatti storici, propaganda, minacce e rassicurazioni: ha parlato di “territori sacri” per la Russia, ha ricordato le vicende storiche che hanno portato all’annessione della Crimea all’Ucraina e ha sottolineato come la decisione sia arrivata dal popolo che ha scelto il diritto all’autodeterminazione.
Le sanzioni dell’Occidente non solo non spaventano Mosca, ma potrebbero portare a conseguenze, come ha chiarito anche il suo portavoce, Iuri Ushakov. Putin si è rivolto anche al popolo statunitense: loro che sono la terra della libertà dovrebbero capire più di chiunque altro il desiderio che ha mosso il popolo della Crimea.
Per il presidente russo il vero pericolo è l’Occidente e la sua politica estera che in una situazione analoga come fu il Kossovo decise di sostenere la separazione dalla Serbia. “Non aiutare i russi della Crimea sarebbe stato un tradimento. Quello accaduto a Kiev è stato un colpo di Stato di forze estremiste, ultranazionaliste e antisemite e le attuali autorità non sono legittime”, ha precisato, confermando come al Cremlino non interessa annettere l’Ucraina. La Crimea “sarà la terra di tutti i popoli”, con tre lingue (russo, ucraino e tataro). “L’Ucraina non ci serve. Noi vogliamo un’Ucraina forte, stabile, pacifica, non vogliamo la sua scissione né ci servono altri territori”, ha concluso.
La Crimea vota il sì all’annessione alla Russia
La Crimea ha votato il referendum per l’annessione alla Russia e i primi dati ufficiali arrivano nelle prime ore del lunedì mattina. La commissione elettorale ha infatti diramato i dati: con un’affluenza superiore all’80%, i sì al passaggio sotto Mosca sono stati il 96,6%. Nelle strade di Simferopoli, capitale della Crimea, si erano già visti i festeggiamenti dei russofoni nella notte di domenica, ma il referendum non ha disteso il clima tra Russia, UE e Stati Uniti. Vladimir Putin ha infatti telefonato a Barack Obama per ribadire l’ufficialità del voto che gli States e l’Unione Europea hanno invece dichiarato incostituzionale e preparano sanzioni contro Mosca. Putin ha chiarito a Obama che il referendum è “pienamente conforme al diritto internazionale”, ma ha auspicato una soluzione comune per stabilizzare la regione.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno però confermato la non validità del voto: l’annessione della Crimea alla Russia viola il diritto internazionale e per questo dalle due sponde dell’oceano si stanno studiando sanzioni nei confronti di Mosca.
Anche a Bruxelles si studiano sanzioni: i 28 ministri degli Esteri sono attesi per una riunione in cui stabilire “come reagire al cosiddetto referendum in Crimea, illegale per la costituzione ucraina e per le leggi internazionali”, pur cercando di “mantenere buone relazioni con la Russia”, come ha spiegato l’alto rappresentante per la Politica estera UE, Catherine Ashton, al suo arrivo al Consiglio.
Già le ultime notizie in Ucraina non fanno affatto ben sperare per un risvolto pacifico. Il Governo ucraino ha, infatti, dichiarato che si può considerare in corso un’invasione militare russa del territorio. L’Ucraina ha chiesto a Mosca di ritirare le truppe, le quali sarebbero avanzate in una regione adiacente alla Crimea. Secondo fonti governative ucraine, il Paese si ritiene sotto attacco e per questo si riserva il diritto di mettere in atto tutte le misure necessarie per fermare quella che è ritenuta un’invasione militare.
Nel frattempo 50.000 persone si sono radunate a Mosca per protestare contro l’intervento della Russia, che si è avuto proprio il giorno prima del referendum in Crimea. Il Governo russo si difende, spiegando di aver ricevuto un appello con la richiesta di difendere i cittadini.
Cosa succede adesso in Ucraina? Dopo le numerose proteste e le ultime vicende che hanno visto come protagonista questo Paese, quali sono i possibili scenari che si vanno a delineare? Sono diverse le situazioni che si vogliono evitare negli ultimi giorni, primo fra tutti il conflitto armato, che potrebbe condurre ad una guerra molto pericolosa. Si tenta in particolare di negoziare per evitare possibili conseguenze disastrose. La guerra, in realtà, sembra ormai una posizione estrema. Lo ha detto lo stesso Putin e l’ipotesi non viene vista positivamente da nessuno. Ciò che è certo è che la negoziazione potrebbe portare a delle conseguenze positive, visto che è stato messo a punto un apposito piano.
Francia e Germania, in particolare, spingono verso questa direzione. Si vuole mettere a punto una trattativa internazionale, che sarebbe gestita dall’Ocse, capace di mettere fine alle vicende in Ucraina. L’obiettivo sarebbe quello di garantire l’integrità del territorio del Paese e, allo stesso tempo, di dare maggiori diritti alle popolazioni che si riconoscono maggiormente nella Russia.
La situazione della Crimea
Sicuramente i dubbi maggiori rimangono per la Crimea, un territorio altamente diviso tra i filorussi e coloro che vogliono rimanere attaccati al Paese. In quest’area continuano gli scontri e la popolazione rimane divisa tra l’una e l’altra possibilità. Molti pensavano che i russi avrebbero agito da dietro le quinte, muovendo i fili della strategia. Ma così non è stato. E’ accaduto che la Russia si è apertamente schierata con coloro che protestano. Non era difficile, d’altronde, pensare che la reazione a favore dell’Occidente dell’Ucraina portasse ad una reazione della Russia.
Continua, quindi, ad essere presente l’ombra della secessione, con una situazione che potrebbe portare a stravolgere l’aspetto geopolitico dell’area. La Crimea, in effetti, ha un’importanza notevole, dal momento che da quella zona viene effettuato il controllo del Mar Nero. Per questo motivo nel corso dei secoli è stata sempre duramente contesa. La base di Sebastopoli, per la Russia, è fondamentale, perché continuerebbe ad assicurare la possibilità di proiettarsi verso il Mediterraneo.
La reazione della Russia
L’Ucraina è divisa in due. La reazione della Russia si deve spiegare nel fatto che si è sentita minacciata dalla vicenda che si è venuta a creare. Per questo ha deciso di reagire. Tutto questo deve essere fatto rientrare in un’operazione militare che per Mosca è perfettamente lecita, se serve a difendere l’obiettivo principale, quello della potenza.
In tutto questo non bisogna dimenticare anche che l’Ucraina dipende dalla Russia, sia per le esportazioni che per gli approvvigionamenti di energia. In Ucraina sono presenti diverse acciaierie, che permettono di alimentare l’industria pesante. E le differenze tra l’Oriente e l’Occidente possono essere fatte anche tenendo conto delle basi economiche, visto che l’Occidente ha una sua identità nazionale, ma non una base economica, al contrario dell’Oriente.
La situazione che si è venuta a creare nel corso degli anni è sempre stata molto particolare. Stretto tra l’Oriente e l’Occidente, il Paese ha deciso di non scegliere e di rimanere a metà. Per questo motivo la gente ha deciso di andare via dal Paese, che risulta impoverito dal punto di vista della demografia.