Entro fine ottobre dovrebbe arrivare un provvedimento da parte della Commissione Europea. Intanto il salario minimo è al centro di una analisi degli uffici tecnici dell’assemblea: “Il Parlamento europeo”, si legge, “spinge per un intervento legislativo che assicuri equi salari minimi”. La crisi causata dal Coronavirus è sullo sfondo dell’accelerazione alle politiche di reddito minimo.
Sul documento, inoltre, si legge che durante il lockdown i lavoratori in prima linea sono stati proprio quelli con i salari più bassi, della cui tutela è necessario occuparsi. I Paesi che già prevedono un minimo obbligatorio “Dovranno verificarne l’adeguatezza”, in Italia invece, dove questo tipo di tutela si discute da tempo ma non ha ancora visto una risoluzione, la Ue potrebbe imporre l’adozione di “regole vincolanti”.
“Tutti nell’Unione devono avere i salari minimi. Funzionano ed è giunto il momento che il lavoro ripaghi”, aveva dichiarato a settembre la Presidente della commissione Ue, Ursula Von der Leyen. “L’obiettivo è una cornice nazionale basata su criteri chiari, che eliminano le indebite esenzioni e provvedono ad aggiornamenti regolari”, scrivono i tecnici che si sono occupati dello studio alla base della discussione della commissione Lavoro del Parlamento Ue.
L’idea è comunque quella di non imporre un forfait comunitario. Laddove un Paese abbia un’alta percentuale di lavoratori coperti dai contratti collettivi, come il nostro (80% circa), pur non avendo il salario minimo non dovrà cambiare radicalmente modello. La richiesta della Commissione è comunque quella di predisporre un minimo garantito per chi è scoperto da tutele.
L’attuale situazione economica e sociale provocata dal Covid ha portato alla luce la necessità di tutela di alcune fasce, specie quelle che hanno mantenuto l’attività durante il lockdown.
“La fornitura di servizi essenziali di qualità, dato che hanno permesso alle società di funzionare nonostante le chiusure. Molti dei lavoratori in prima linea svolgono lavori sottopagati come: addetti alle pulizie, addetti ai centri logistici, commessi, camerieri, operatori sanitari, lavoratori in agricoltura e aziende alimentari, corrieri, lavoratori dei trasporti pubblici o operatori ecologici”.
La manodopera più richiesta durante la crisi, quindi, è anche quella che soffre maggiormente il precariato, con scarsa o nulla protezione sociale e sanitaria. Inoltre, la recessione ha fatto sì che molti lavoratori siano stati “colpiti dalla perdita del lavoro”.
Le richieste dell’Europa hanno ricevuto un caloroso benvenuto dalle fila del Movimento 5 stelle, che del reddito di cittadinanza ha fatto uno dei pilatri portanti della propria campagna. “Non possiamo che essere più che soddisfatti”, ha commentato l’europarlamentare M5s Daniela Rondinelli, che ha poi aggiunto: “Il dumping salariale che ne consegue è la principale causa delle delocalizzazioni che subisce da anni l’Italia. Questa distorsione della concorrenza nel mercato interno deve terminare e il salario minimo è la soluzione giusta, un provvedimento che aiuterà le imprese italiane”.
I pentastellati ci tengono a sottolineare che il salario minimo non deve essere inferiore al 60% del salario mediano nazionale, né inferiore al salario mediano europeo.
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