Parità di stipendio tra uomini e donne ottenuta in Islanda che diventa il primo paese al mondo a garantire per legge l’uguaglianza retributiva tra generi. Il paese scandivano, da tempo all’avanguardia nell’uguaglianza di genere, ha approvato e pubblicato in gazzetta ufficiale, la legge che obbliga i datori di lavoro, siano essi pubblici o privati, a dare lo stesso stipendio a parità di qualifica. La legge prevede controlli serrati che passano dalla Polizia generica a quella tributaria e che possono arrivare fino al reparto scelto delle forze dell’ordine, l’efficientissimo Vikingasveitin, alias lo Squadrone vichingo. Le aziende con 25 dipendenti e più avranno tempo fino al 2022 per mettersi in regola, sottoponendosi a tutti i controlli del caso, e dovranno ottenere una certificazione ufficiale che dimostri l’avvenuta parità salariale.
L’idea di dotare le aziende medio-grandi di una certificazione per l’uguaglianza retributiva era già stata lanciata in Svizzera e nello stato americano del Minnesota, ma non era ancora stata messa per legge. L’Islanda diventa così il primo paese al mondo a garantire per legge che le donne abbiano lo stesso stipendio degli uomini a parità di qualifica, andando così a colmare una disparità che esiste anche nel paese scandinavo.
Nonostante l’Islanda sia una delle nazioni più all’avanguardia nella parità di diritti tra generi, la massiccia presenza femminile in ogni settore è stata raggiunta anche grazie alle leggi sulle cosiddette quote rosa. Obbligando aziende pubbliche e private ad avere un certo numero di donne anche in posizioni di comando, i governi islandesi hanno eliminato nel tempo le barriere che ostacolavano l’occupazione femminile, salita oggi all’80% (8 donne su 10 lavorano).
Questo però non ha eliminato il problema dell’uguaglianza retributiva: l’Islanda, al pari di molte altre nazioni, ha una differenza di stipendio tra uomini e donne, a pari qualifica, tra il 14 e il 20 per cento a vantaggio degli uomini. Per dimostrare cosa significhi la disparità retributiva, lo scorso ottobre le donne di tutto il Paese, che conta 330mila abitanti, hanno lasciato il posto di lavoro due ore e mezza prima del solito orario, staccando cioè in base alle ore davvero retribuite.
“Siamo decisi ad abbattere le ultime barriere retributive legate al genere in ogni posto di lavoro”, ha dichiarato al New York Times il ministro degli Affari sociali e dell’uguaglianza, Thorstein Viglundsson. “La Storia ha mostrato che a volte se vuoi il progresso sei costretto a imporlo dall’alto contro chi si oppone“.