Quello che fino ad oggi era stato dato per scontato, soltanto adesso, a fine marzo 2016, riceve una conferma scientifica ufficiale: è il batterio xylella a causare il disseccamento degli ulivi del Salento. A pronunciarsi in questo modo è l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha pubblicato i risultati di uno studio finanziato dallo stesso ente e realizzato dai ricercatori del Cnr di Bari e del centro Basile Caramia di Locorotondo. Dopo due anni di esperimenti, termina dunque l’incertezza scientifica sul disseccamento delle piante, in quanto fino ad oggi si era parlato di concause oltre all’azione della xylella, comprendendo anche quella dei funghi e del rodilegno giallo.
Questo studio, come spiega Giuseppe Stancanelli, che guida l’Unità salute di piante e animali dell’Efsa, ‘dimostra che è il ceppo di Xylella fastidiosa trovato nel Salento a disseccare gli olivi. È un importante passo in avanti. I risultati di questo progetto riducono in modo significativo le incertezze che circondano i rischi connessi al ceppo Xylella fastidiosa CoDiRO per il territorio UE, e aiuteranno nella pianificazione della ricerca futura. Esperimenti sul campo e di laboratorio successivi dovranno esplorare ulteriormente le risposte sull’olivo del Mediterraneo, con l’obiettivo di individuare varietà tolleranti o resistenti che possano essere coltivate dagli agricoltori nelle zone colpite‘. La ricerca non termina qui: adesso infatti le piante inoculate saranno tenute sotto osservazione per almeno un’intera stagione vegetativa, mentre gli esperimenti sul campo verranno estesi fino ad un limite massimo di dieci anni. E gli studi dovrebbero smuovere la situazione anche a livello burocratico e normativo, visto che la Regione Puglia, che ha ripreso la gestione della fitopatia dal 6 febbraio 2016, deve ancora emanare le nuove linee guida che indichino agli agricoltori cosa fare sui campi per contenere la malattia che sta uccidendo gli ulivi del Salento, un danno ecologico incalcolabile, che rischia di mettere in ginocchio un intero comparto economico, con ripercussioni non solo per la Regione Puglia ma per l’intero Paese, visto che secondo i dati Istat, il 30 per cento della produzione olivicola italiana proviene da queste terre.
Gli abbattimenti nel 2015
I primi alberi d’ulivo attaccati dalla xylella sono stati abbattuti nella provincia di Brindisi, ad Oria: a dispetto delle proteste degli ambientalisti, che hanno cercato in tutti i modi di fermare l’abbattimento, in un’ora sono state completate le operazioni, a cui sono seguite la bruciatura delle ramaglie e la pulizia dei terreni. Secondo gli esperti abbattere gli alberi infetti non basta, poiché la xylella è un batterio super-resistente, ed è necessario colpire al cuore direttamente sia lo stesso microrganismo, sia l’insetto che lo diffonde. Mentre le associazioni ambientaliste continuano a denunciare che non vi sono prove dell’utilità degli abbattimenti di questi alberi pluri-secolari, la Coldiretti si dice pronta ‘ad organizzare una task force per pulire i terreni incolti ed eventualmente quelli demaniali abbandonati. Si tratta di ambienti a rischio poiché gli insetti ancora giovani di sputacchina, insetto vettore della xylella, risultano stanziali, sono soliti vivere sulle erbacce presenti ai piedi degli olivi‘. Tuttavia anche dai Paesi membri dell’Europa sono arrivati i primi stop alle importazioni: la Francia ha bloccato l’arrivo 102 specie di piante dalla Puglia per evitare di importare anche il batterio, e preoccupazioni analoghe giungono da altri governi della Ue.
Il batterio xylella
Che cos’è la xylella? Come spiega Antonio Guario, ex dirigente del Cnr di Bari, ‘si tratta di un batterio parassita che non si era mai presentato in Europa e soprattutto non aveva mai attaccato l’ulivo. Dove è stato riscontrato, in California e in Brasile, è stato in grado di annientare migliaia di ettari di vite e agrumi‘. Ma l’aspetto più inquietante di questa situazione è che le piante infette non possono guarire, da cui gli abbattimenti. L’allarme tra gli agricoltori della zona è elevato, parliamo di una moltitudine di aziende che generano 522 milioni di euro l’anno, e che rischiano di vedere spazzato via il loro intero lavoro. Secondo quanto spiegano gli esperti, il batterio viene inoculato da una cicala, che ostruisce i vasi xilematici dell’albero bloccando il passaggio della linfa che alimenta la pianta: il batterio oltretutto si propaga molto facilmente, e anche le province limitrofe, a partire quella più vicina di Brindisi, sono in pre-allarme, giacché alcuni focolai sarebbero già stati individuati.
I danni economici
L’economia del Salento, fondata prevalentemente sulla coltivazione dell’ulivo, rischia di avere un tracollo senza precedenti, a causa della fobia xylella che si sta diffondendo in tutta Europa. Dopo la decisione radicale del governo francese, preoccupazioni simili giungono da Spagna, Portogallo e Grecia, sebbene non siano state intraprese né annunciate azioni altrettanto estreme. Nonostante le proteste degli agricoltori del luogo, la Commissione europea, sollecitata a fornire un giudizio in merito, definisce la decisione di Parigi ‘in linea con la legislazione Ue‘, poiché ‘in caso di pericolo imminente, uno Stato membro può immediatamente prendere misure ulteriori contro le importazioni da Paesi terzi‘. Un danno d’immagine incalcolabile per tutto il territorio italiano, giunto proprio nell’anno dell’Expo.