Nuova condanna per Umberto Bossi. Il fondatore della Lega Nord è stato condannato a due anni e sei mesi per truffa ai danni dello Stato dal Tribunale di Genova che ha condannato anche l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, a 4 anni e 10 mesi, sempre nell’ambito dello stesso processo. Per il Senatùr è la seconda condanna nell’arco di pochi giorni dopo quella stabilita dal tribunale di Milano lo scorso 10 luglio per l’inchiesta The Family che aveva portato alla condanna anche per il figlio Renzo Bossi; in quell’occasione era stato condannato anche Belsito, ora raggiunto dalla quarta condanna con la sentenza di Genova. Secondo l’accusa tra il 2008 e il 2010, il leader del Carroccio e il suo tesoriere avrebbero truffato lo Stato per un valore di 56 milioni di euro nell’ambito dei falsi rimborsi elettorali, poi usati per le spese della famiglia Bossi o spostati all’esterno, a Cipro e in Tanzania.
Il tramonto politico di Bossi sr viene offuscato dalla doppia condanna per l’inchiesta scoppiata nel 2012 che aveva letteralmente travolto la Lega Nord, portando alle dimissioni del fondatore del Carroccio e di tutto il suo entourage, fino all’avvento di Matteo Salvini (con un breve passaggio di Roberto Maroni e le sue “scope”).
Nel processo di Genova, spostato nel capoluogo ligure per competenza territoriale, sono stati condannati per truffa anche i tre ex revisori contabili del partito Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi (i primi due a 2 anni e 8 mesi, l’ultimo a un anno e 9 mesi) e gli imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet, condannati a 5 anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici (Belsito è stato interdetto da impieghi pubblici per cinque anni): per loro e l’ex tesoriere l’accusa è anche di riciclaggio.
Furono loro infatti ad aiutare Belsito a riciclare i soldi dei rimborsi elettorali con investimenti all’estero: particolare scalpore fece la vicenda dei diamanti in Tanzania della Lega Nord. L’operazione nel paese africano dimostrò la spregiudicatezza di Belsito e dei vertici della Lega di usare soldi pubblici, come erano i rimborsi elettorali, per scopi personali.
Nel procedimento genovese si erano costituiti parte civile anche la Camera e il Senato: gli imputati ora dovranno rimborsare Montecitorio con circa 225mila euro e Palazzo Madama con 755mila euro.
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