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Lo scomparso Umberto Eco non aveva solo fan ma anche qualche detrattore. In molti, provocati dalle sue frasi, lo ‘odiavano’ e non hanno mancato di farlo sapere urbi et orbi. D’altronde, come sosteneva lo stesso scrittore e semiologo, i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività, e se in passato venivano messi a tacere, ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. Quindi, chissà quanti di quelli che ora piangono l’autore de Il nome della rosa (magari con una citazione ad hoc su Facebook e Twitter), in passato non lo abbiano deriso o non siano stati in disaccordo con lui…
Oltre che uno scrittore, Umberto Eco è stato anche un provocatore: non è chiaro se esprimesse il suo vero pensiero o parlasse per amore di provocazione, ma le sue uscite gli sono costate non pochi detrattori. A partire nella Chiesa: con poco spirito di perdono, pochi tra i fan di Benedetto XVI hanno gradito l’opinione, espressa nel 2011, che Joseph Ratzinger non fosse un grande filosofo né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale. La prima bacchettata arrivò da Nikolaus Lobkowicz, già rettore della prestigiosa Università Ludwig-Maximilian di Monaco e dell’Università Cattolica di Eichstätt, secondo cui Ratzinger, come Hans Urs von Balthasar o Henri de Lubac, è uno degli uomini più colti del nostro tempo e anche uno dei più colti della lunga storia dei vescovi di Roma.
Ma è stato l’Osservatore Romano a vendicarsi senza bisogno di parole (per quanto ce ne fossero): mostrando poco spirito cristiano (almeno in tema di perdono e di porgere l’altra guancia), il quotidiano aveva pubblicato una foto in cui Eco sembra ‘esplorarsi’ il naso, allegata ad un articolo dal titolo ‘Un fallimento di lusso‘ in cui si portavano i lettori a conoscenza della serie di stroncature ottenute dallo scrittore in Germania (terra natale di Benedetto XVI) per il libro Il cimitero di Praga. Tra le altre cose, il volume veniva definito ‘talmente noioso da risultare illeggibile‘, opinione che faceva il paio con quella di Ken Follett, anno domini 1995, rispose a chi paragonava i suoi libri a quelli di Eco ‘Preferirei non essere così noioso‘. Non è invece dato sapere se ci fu una vendetta di Mike Bongiorno, cui il semiologo dedicò ‘Fenomenologia di Mike Bongiorno’ descrivendo il conduttore come ‘un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità‘.
Ma anche in Italia le critiche non sono mancate: Alfonso Berardinelli scrisse una volta che secondo la sua opinone ritica i romanzi di Umberto Eco e il libro di filosofia di Severino avrebbero potuto sprofondare nella pattumiera. Ma il semiologo disse anche che l’unica cosa che può fare un intellettuale quando una casa brucia è telefonare ai pompieri, meritandosi la risposta di Antonio Tabucchi che, nel 1998, scrisse La gastrite di Platone per sottolineare come un intellettuale possa, e anzi debba, essere impegnato.
Evidentemente nel 2011 Eco si convinse della bontà delle affermazioni di Tabucchi perché nel 2011 disse: ‘Berlusconi paragonabile a Gheddafi e Mubarak? No, il paragone, intellettualmente parlando, potrebbe essere fatto con Hitler: anche lui giunse al potere con libere elezioni‘. Immediate le polemiche con il centrodestra berlusconiano, anche considerato che pochi mesi prima lo scrittore aveva scritto un appello, intitolato hemingwayanamente ‘Per chi suona la campagna’, invitando gli lettori di centro-sinistra a votare Francesco Rutelli: Per il semiologo, di fronte all’Elettorato Motivato e a quello Affascinato dal Cavaliere con cui era inutile discutere, l’Elettorato Demotivato di sinistra a fare il proprio dovere, a non cedere all’ignavia, pena l’Inferno. Sempre nel 2011, eco partecipò alla manifestazione che chiedeva le dimissioni dell’allora premier (sempre Berlusconi), travolto dallo scandalo bunga bunga. A chi segnalava come il Cavaliere andasse a letto tardi, Eco replico: ‘Vado a letto tardi anche io, ma perché leggo Kant‘.
E si arriva così al 2015, anno in cui Eco disse che i social media erano popolati da legioni di imbecilli e che il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità, meritandosi non poche critiche proprio sui social media. E pensare che proprio Twitter e Facebook è dove oggi tutti lo ricordano con frasi e citazioni…
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