Un anno di guerra in Ucraina tra aiuti e sostegno

Un anno di guerra, 365 giorni di conflitto in Ucraina. In questi dodici mesi l’Europa e il resto del mondo hanno assistito a una battaglia senza ancora vedere la fine e che inevitabilmente ha modificato la visione globale di tutti.

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Il 24 febbraio 2022 Vladimir Putin, presidente della Russia, ha giustificato l’invasione dello Stato di Volodymyr Zelensky con l’obbligo morale di proteggere la sua popolazione dalla regione del Donbass. Uno scontro politico e diplomatico iniziato nel 2014 ma che solamente da un anno vede le truppe dei due paesi attaccarsi.

Conflitto Russia-Ucraina: un anno dopo

Sono trascorsi 365 giorni da quando le forze armate di Putin hanno iniziato ad attaccare la popolazione ucraina. Dodici mesi esatti da quel 24 febbraio dello scorso anno. Una guerra che ad oggi non si è ancora conclusa e lo stato dell’Ucraina è sempre più martoriato.

Migliaia di morti, tantissime persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni, scappare dalle proprie città. Uomini, mariti e padri di famiglia sono stati obbligati ad arruolarsi per combattere contro le forze armate russe.

In questo primo anno dall’inizio dell’invasione Ucraina sono state tante le immagini, i video, i reportage che i giornalisti da ogni parte del mondo hanno documentato cosa stesse succedendo nello stato di Zelensky.

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Dai bombardamenti, al coprifuoco, ai rifugi sotterranei, fino ad arrivare al freddo, quello vero, perché dallo scorso novembre gli attacchi missilistici si sono concentrati su obiettivi civili, attaccando le infrastrutture.

Infatti, la maggior parte della popolazione ucraina ha dovuto fronteggiare l’interruzione dell’energia elettrica e dell’acqua potabile, motivo per il quale non hanno potuto accendere i riscaldamenti, costretti ad affrontare un inverno rigido ma con un forte desiderio di pace.

Dalla visita di Biden alle preghiere di Papa Francesco

In questo anno di conflitto, mentre le forze armate russe bombardavano la popolazione Ucraina, non sono mancati gli aiuti da parte dell’Italia e delle altre potenze europee. Proprio qualche giorno fa, il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, ha fatto visita a Zelensky.

Una visita storica, sancita da uno stretto e sincero abbraccio con la promessa di fornirgli un nuovo arsenale di armi e che il 2023 possa essere l’anno della vittoria con un processo di pace.

Zelensky e Biden
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Un momento definito simbolico proprio perché è avvenuto alla vigilia del primo anniversario dell’inizio del conflitto. Un vero e proprio momento solenne scandito anche dal suono delle sirene nella piazza antistante il monastero di San Michele, a Kiev.

In questi lunghi 12 mesi non sono mancate le tante preghiere di Papa Francesco, che ha da sempre fatto tanti appelli per avviare negoziati di pace e raggiungere il cessate il fuoco. L’ultimo non per importanza ma in ordine di tempo, alla viglia dell’anniversario dall’inizio della guerra.

“il bilancio dei morti, feriti, profughi, distruzione, danni economici, parla da sè. Vorrà il Signore perdonare tanti crimini e violenza? Egli è il Dio della pace”.

Queste le parole del Pontefice ricordando le assurdità e le crudeltà di questo triste conflitto.

Gli eventi per la pace

In occasione del primo anniversario del conflitto Russia-Ucraina, sono tanti gli eventi organizzati per la pace in più di 100 città. In Italia, in tutto lo stivale, in questi giorni si stanno mobilitando.

Pace
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Coordinatrice dell’iniziativa è Europe for peace, la quale invita a promuovere mobilitazioni nelle città italiane ed europee a un anno dall’invasione dell’Ucraina per chiedere il cessate il fuoco, il dialogo e i negoziati di pace per costruire un’Europa sicura e pacifica per tutti.

Tantissime le manifestazioni che dal 23 febbraio sino al 26 ci saranno in ogni parte d’Italia e di Europa. Ad Assisi, ad esempio, allo scoccare della mezzanotte è partita una marcia notturna da Perugia e si è conclusa intorno alle 6 del mattino presso la tomba di San Francesco.

“è dal 2014 che ci battiamo per la fine di questa guerra, rischiamo il punto di non ritorno. Già sappiamo che nei prossimi mesi ci sarà un bagno di sangue nell’est dell’Ucraina”.

Queste le dichiarazioni rilasciate dal coordinatore Fabio Liotti.

 

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