Un orso ha seminato il panico a L’Aquila, dove si è introdotto all’interno di un campo scout alla ricerca di cibo.
Non voleva fare del male a nessuno ma visti i fatti di cronaca recenti, è chiaro che l’enorme mammifero ha seminato il panico fra i 15 ragazzini di 12 anni che erano accampati in una zona boschiva a Lecce nei Marsi. Il quadrupede stava cercando qualcosa da mangiare ma la situazione di fuggi fuggi lo ha agitato, poteva trasformarsi in tragedia ma per fortuna a parte lo spavento non sono stati registrati feriti. Ora arrivano come una doccia fredda le parole del direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che hanno diviso l’opinione pubblica fra gli ambientalisti e chi per prima cosa ha pensato alla sicurezza dei ragazzi: “Sono stati incauti” ha detto commentando la vicenda accaduta.
Si trova completamente a suo agio l’orso in Abruzzo, dove è diffuso e dove è specie autoctona e protetta. Però la notizia di oggi non vuole celebrarlo come animale in tutta la sua maestosità, ma parlare di un fatto allarmante per due aspetti, ovvero il pericolo passato da un gruppo di minorenni e le condizioni di grave mancanza di cibo per questi grandi quadrupedi.
L’enorme orso bruno di cui parliamo oggi si è introdotto in un campo scout a Lecce nei Marsi, seminando il panico fra un gruppo di 15 bambini di 12 anni che erano accampati in località “La Guardia”, fuori dal territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. L’orso si aggirava fra le tende in cerca di cibo e quando si sono accorti del pericolo, i ragazzi sono corsi da tutte le parti per allontanarsi alla svelta dall’animale che, in posizione eretta, può arrivare a toccare i 2 metri.
Questo, unito all’imponente stazza, ci da’ un’idea del pericolo che hanno vissuto i bambini ma con i suoi lunghi artigli di oltre 10 centimetri, non ha sfiorato nessuno. Certo c’è stato panico e agitazione fin quando i bambini sono riusciti a rifugiarsi nelle auto parcheggiate poco lontano.
La vicenda ha impaurito la comunità locale e non possiamo neanche immaginare cosa hanno provato le famiglie dei ragazzi, certo è che le parole del direttore del Parco, Luciano Sammarone, hanno contribuito a creare scompiglio. È intervenuto poco dopo infatti, puntando il dito sul capo scout che non sarebbe stato cauto e avrebbe condotto i giovani in un luogo pericoloso e notoriamente frequentato dagli orsi. Dello stesso parere anche il sindaco di Lecce nei Marsi, Augusto Barile.
“L’orso può arrivare se metti la tenda in casa sua. Chi conduce questi ragazzi dovrebbe guidarli meglio perché l’esperienza è molto bella e si apprendono tante cose, tuttavia è anche responsabilità in primis. I capi scout in questione hanno dimostrato di non averne e ancora una volta la colpa è dell’orso, non è giusto. Anche i bambini chiaramente ci sono andati di mezzo, totalmente inconsapevoli della pericolosità della zona“.
In Abruzzo l’orso è quasi un simbolo nazionale, tutelato e protetto, così come il lupo e altre specie dell’area. Chiaramente muoversi fra i boschi comporta il pericolo di incontrarli ma ci sono aree più indicate di altre. “Lo scoutismo non ha il solo scopo di vivere la natura ma bisogna sapere cosa si sta facendo. Si sa che gli orsi scendono passando proprio per quel punto dove era in sosta il gruppo” ha detto il direttore del Parco, che ha visto anche delle riprese video in cui si vede l’animale cercare cibo e andarsene per i fatti suoi dopo aver mangiato, forse leggermente agitato dal trambusto che si era creato ma nulla di più.
“Noi avevamo esortato i capi scout a riparare bene le riserve di cibo, perché se l’orso trova una cambusa resistente che non riesce a rompere, non torna una seconda volta. Avevamo poi suggerito di piazzare questa tenda più lontano da quelle dove dormono i bambini” ha aggiunto il sindaco.
Sul posto, dopo l’allarme, sono arrivati i carabinieri del corpo forestale che hanno allontanato l’animale e messo in sicurezza i ragazzi. Come detto, questo voleva solo mangiare e questo suggerisce una mancanza di cibo ma non è detto, infatti sono animali molto voraci che difficilmente si saziano, per questo sono alla continua ricerca di cose da mangiare e non sono rare le razzie nei pic-nic, nei campi scout o ovunque trovino qualcosa da mettere sotto i denti.
Non è raro imbattersi in esemplari di orso bruno marsicano, proprio qui a Lecce nei Marsi dove il nome della frazione suggerisce proprio uno dei luoghi per eccellenza dove vivono gli orsi. La situazione di oggi si è risolta nel migliore dei modi, tuttavia i plantigradi si spingono vicino all’uomo per cercare cibo ma difficilmente lo aggrediscono. In zona sono diversi i cartelli che spiegano come comportarsi in caso di incontro con questi grossi quadrupedi.
Sappiamo bene che gli orsi possono attaccare ma abbiamo capito forse che lo fanno sempre per un motivo. L’ultima aggressione è di ieri, in Trentino, dove un cacciatore è finito in ospedale dopo che un’orsa lo ha inseguito e scaraventato giù dai rami dove si era arrampicato per mettersi in salvo.
Il quadrupede lo ha arpionato con la sua enorme zampa dotata di artigli lunghissimi e letali, vedendo nell’uomo una minaccia per i suoi piccoli, infatti stava dormendo insieme alla cucciolata quando i rumori prodotti dal cacciatore l’hanno svegliata. Così l’uomo, che si trovava insieme a un collega lungo il sentiero Madrel, vicino Roncone, è stato portato di corsa in ospedale.
C’è da dire che non è una stagione di caccia quella attuale e i due, secondo l’Enpa, non dovevano trovarsi lì. È arrivato in merito anche un esposto degli animalisti, che hanno parlato di persone irresponsabili.
Stando alla dinamica dei fatti, sembra che mamma orsa abbia inseguito i cacciatori perché questi hanno prodotto rumori che hanno svegliato lei e la sua cucciolata. È partito un inseguimento e per mettersi in salvo, l’uomo ha tentato di salire su un albero ma l’animale lo ha agganciato facendolo cadere in basso, sopra a una grande pietra.
Poi, il gruppo di animali si è allontanato e il ragazzo, in condizioni abbastanza gravi, è stato portato nell’ospedale di Tione per una contusione al costato.
Sul posto è intervenuta l’unità cinofila del Corpo forestale trentino per effettuare i sopralluoghi del caso, che serviranno a ricostruire al meglio la dinamica, tuttavia abbiamo detto che gli orsi attaccano solo per motivi validi. Quasi sicuramente mamma orsa ha avvertito la minaccia per i cuccioli e voleva proteggerli, tanto che quando è stata sicura che non c’era più nulla da temere, si è allontanata senza aggredire ulteriormente.
La vicenda poteva avere un epilogo tragico ma l’Enpa vuole vederci chiaro perché come al solito la colpa viene data agli orsi ma questi animali sono tutt’altro che mostri come si vuol far credere. L’Ente Nazionale Protezione Animali ha annunciato un esposto in Procura per capire cosa ci facessero due cacciatori alle sei del mattino su un sentiero diretto a una postazione di caccia a 1.700 metri di quota in un periodo che non è venatorio.
Ma soprattutto, erano armati o volevano solo osservare la fauna selvatica? O ancora, c’erano altri scopi? Non possiamo dare una risposta al momento, ma quel che è certo è che non possiamo classificare questo episodio come un attacco. Si è trattato solo di un comportamento difensivo. Dello stesso parere anche gli animalisti dell’Oipa, che hanno chiesto alle autorità di verificare che i due non fossero bracconieri, accusandoli ad ogni modo di aver avuto un atteggiamento irresponsabile: “Devono solo ringraziare Dio se sono ancora vivi”.
Peraltro gli animalisti hanno anche accusato le istituzioni perché dovrebbero vietare l’accesso alle aree frequentate dalle femmine con cuccioli, come quella dove è avvenuta l’aggressione.
Anche l’episodio degli scout non può essere classificato come attacco, in quel caso infatti si trattava della necessità di mangiare. Tuttavia la problematica rimane attuale e più che addebitare le responsabilità ci sarebbe bisogno di interventi concreti per arginare questi episodi spiacevoli.
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