I pediatri avanzano una proposta: “E’ importante garantire a tutti i minori il diritto a cure specializzate fino ai 18 anni di età”.
Delle parole pronunciate proprio in luce del fatto che un bambino su 4 viene ricoverato nei reparti degli adulti.
La situazione ospedaliera per i minori
Nel nostro Paese ci ritroviamo ad affrontare giornalmente uno scenario ricco di ricoveri e ospedalieri. In quest’ottica, un bambino su 4 viene ricoverato e successivamente curato nei reparti specializzati per gli adulti. Oltretutto una percentuale altissima di pazienti di età compresa tra i 15 e i 17 anni, ossia l’85%, non è curato da un personale specializzato in pediatria.
Tutto ciò accade a causa del fatto che in Italia non è presente una legge specifica per la quale venga definita l’età degli adolescenti per ricevere cura all’interno dei reparti pediatrici.
La situazione oltretutto varia da regione a regione e talvolta cambia anche negli ospedali della stessa regione. Si tratta di un allarme importante, lanciato direttamente dalla Società italiana di pediatri.
La presidente della Sip Annamaria Staiano, nell’affrontare questa tematica, ha dichiarato quanto segue: “Tutto questo non è accettabile. Come pediatri difendiamo la specificità pediatrica, ossia il diritto di bambini e adolescenti a poter essere curati in ambienti a loro dedicati e da personale specificatamente formato per l’età evolutiva. E’ ben noto che un ambiente e un’assistenza a misura di bambino rappresentino una parte integrante del percorso di cura. Questa situazione finisce per penalizzare i ragazzi, disorientare le famiglie e creare ingiuste discriminazioni legate alla regione in cui si vive”.
Qual età è ancora considerata pediatrica?
Dunque cosa sarebbe necessario fare per regolarizzare tutta la situazione? La soluzione sembra essere soltanto una, ossia garantire a tutti i minori di 18 anni le cure pediatriche.
Ciò però al momento sembra ancora non essere possibile, dato che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e per la legge n.176 del 1991, nonostante l’infanzia si è riconosciuta fino ad unità di 18 anni, le cure pediatriche si fermano ai 14 anni. Superata questa età i bambini non possono più essere seguiti da un pediatra a libera scelta, bensì le loro cure vanno a carico del medico di famiglia, il cosiddetto medico per gli adulti.
Ma quali sono le differenze tra nord e sud? Purtroppo nel nostro Paese esiste ancora un grosso divario tra nord e sud, questo anche a livello sanitario.
Ad esempio, in regioni come Lombardia, Sicilia, Sardegna e Molise, i bambini che superano l’età di 14 anni finiscono ricoverati nelle parti degli adulti. In Trentino Alto Adige il limite si sposta ai 15 anni, in Toscana ai 16 anni, in Basilicata ai 17 anni, in Abruzzo e in Veneto ai 18 anni.
Tuttavia anche all’interno delle regioni, in base agli ospedali, il limite di età varia. Ne è un esempio la regione Campania, dove il limite è di 14 anni ad eccezione della provincia di Benevento in cui il limite arriva ai 18 anni. Gli unici soggetti che fanno eccezione sono tutti coloro che, nonostante abbiano raggiunto i 18 anni di età, soffrono di malattie croniche ragion per cui hanno bisogno di cure pediatriche.
A questo punto è lecito chiedersi: quali sono i problemi principali? L’assistenza pediatrica del nostro Paese è entrata in crisi a causa del mancato personale sanitario, che sceglie altre strade per poter guadagnare di più per la propria professione.
Se non verranno attuate delle giuste politiche, con il passare degli anni la situazione potrebbe andare sempre più a peggiorare. È proprio per questo motivo che la società italiana di pediatria ha voluto fare un appello a gran voce con lo scopo di riuscire a normalizzare tutta la situazione.