Un trentenne in Sardegna si è tolto la vita dopo essere stato accusato di molestie su minori

Un trentenne in Sardegna si è tolto la vita, dopo aver saputo che girava voce che avesse molestato due bambini. Il padre dei due piccoli, di 7 e 11 anni, aveva sporto denuncia recandosi dai carabinieri, ma poi aveva utilizzato anche i social per raccontare l’accaduto. Da lì, la notizia è rimbalzata, arrivando all’orecchio dell’uomo.

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Carabinieri – Nanopress.it

In un paese sardo un uomo di circa trent’anni si è suicidato. Il motivo sono le accuse di molestie a suo carico, che hanno fatto in poco tempo il giro del web. Attualmente la procura di Cagliari sta indagando per cercare di fare luce su questa vicenda, su cui attualmente ancora (almeno in parte) vi è molta ombra.

Un trentenne In Sardegna si è suicidato

Un uomo di circa trent’anni si è suicidato dopo essere venuto a conoscenza di alcune accuse a suo carico di molestie su minori. Questo è quanto accaduto in Sardegna e la nostra mente va subito al recentissimo caso mediatico delle Iene. Riassumendo moltissimo il tutto, un 64enne si era tolto la vita dopo il servizio mandato in onda dalla celebre trasmissione di Italia1. Le accuse a suo carico erano gravissime: pare che si fosse finto per circa un anno una donna di 20enne, Irene, e avesse illuso un giovane 24enne, Daniele, che per questo motivo si era poi tolto la vita.

Si era innescata cioè una rete di menzogne, identità celate, tradimenti, che aveva portato due persone a togliersi la vita, ma per un motivo diverso. Daniele aveva preferito morire che vivere una vita in cui Irene non esisteva davvero: dopo aver compreso che quella che gli era stata presentata e raccontata era tutta una bugia, la luce sul suo mondo, già colorato a tinte scure a quanto pare e di cui l’unica chiara era rappresentata proprio dalla donna amata, si era definitivamente spenta. Così aveva preferito dire addio a questa vita, dopo aver lasciato una lettera straziante ai genitori e al fratellino.

Ovviamente questo fatto è già di per sé gravissimo (e mostra anche il lato oscuro del web, quello in cui chiunque può fingersi chi vuole, nascondendosi dietro uno schermo, una foto e un nome finti), ma a inasprire ancora di più la situazione fu quello che accadde poi a colui che sembrava il solo carnefice di tutto, ma che poi a sua volta è diventato in un certo senso anche una vittima, Roberto Beccaria.

L’uomo di 64 anni, come abbiamo anticipato, si era finto Irene. Così le Iene decisero di arrivare a Forlimpopoli, il luogo in cui lui abitava. Fermo restando che ci aveva pensato già la legge a fare il suo corso – Beccaria era infatti accusato di un duplice reato, cioè sia della morte del 24enne (per cui però la procura aveva chiesto l’archiviazione, dal momento che non vi era un nesso causale tra quanto accaduto e il decesso di Daniele e quanto accaduto con Irene) e dall’altro di sostituzione di persona – ci pensò anche l’opinione pubblica a far partire una gogna mediatica, costruita praticamente da milioni di persone. Secondo molti, Matteo Viviani – era lui la iena che si occupò del caso – aveva sbagliato a rendere note troppe informazioni del 64enne, perché il paese in cui viveva era piccolo, tutti lo riconobbero e questo fece scatenare una serie di reazioni, che gli lasciarono un’unica disperata scelta: il suicidio.

Social
Social – Nanopress.it

Quello che è accaduto a Guspini, nel Sud della Sardegna, non ha fatto altro che riaccendere quel ricordo, nonostante comunque i due fatti siano molto diversi tra loro.

Le accuse a cui carico erano gravissime

Tutto ha avuto inizio diversi giorni fa. Un uomo, preoccupato per i suoi figli di 7 e 11 anni, pensò di pubblicare su un gruppo social quello che aveva visto: stando al suo racconto, un trentenne avrebbe seguito i bambini, intenti a portare a spasso il loro cagnolino, si sarebbe poi fermato, sarebbe sceso dalla vettura e si sarebbe spogliato davanti a loro.

Il genitore si era poi recato dai carabinieri per sporgere denuncia, ma nel frattempo questa vicenda ha fatto letteralmente il giro dei social, finché una foto dell’auto incriminata sarebbe comparsa sul web, rendendo quindi il trentenne riconoscibile. Quest’ultimo, quindi, dopo essersi reso conto di quanto stava accadendo, ha mandato un ultimo messaggio alla madre e poi si è impiccato.

Nel frattempo i carabinieri hanno inviato una segnalazione alla Procura di Cagliari, che si sta attualmente occupando del caso. C’è adesso da capire se è necessario aprire un fascicolo per istigazione al suicidio. Tutto dipenderà ovviamente dagli eventuali elementi probatori.

Questo caso chiaramente rispetto al succitato presenta numerose differenze. In primis, la portata della faccenda è stata di gran lunga diversa (un conto è finire sulla tv nazionale, un altro sui social, magari circoscritti a un paesino), in secundis nel primo caso c’erano più elementi che dimostravano la colpevolezza dell’uomo, mentre in questo vi è il racconto di un padre preoccupato per i suoi bambini piccoli ma, almeno ad oggi, non sembrano esserci prove tangibili. Eppure alla fine quello che accomuna i due uomini è il finale: entrambi non hanno sopportato la vergogna per ciò di cui erano stati accusati e hanno scelto di morire.

Certo è che su questa vicenda le autorità sono intenzionate a fare chiarezza, per poter capire qualcosa di più. Nel frattempo, oggi sui social c’è chi chiede di osservare una giornata di silenzio. Sui social insomma, gli stessi da cui sono partite le voci che sono giunte poi all’orecchio del trentenne.

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