La polizia di Rimini ha arrestato una donna con l’accusa di aver tentato a più riprese di uccidere il marito con il topicida. La 46enne si trova ora ai domiciliari. La denuncia è partita dal personale sanitario di un pronto soccorso, allarmati ne vedere tornare spesso l’uomo, che lamentava sintomi coerenti con un avvelenamento. Le indagini sono quindi state condotte dalla Squadra Mobile, che ha informato anche il marito di quanto stesse accadendo: è stato lui stesso, quindi, che ha spiegato come l’unica persona in grado di versare sostanze letali nel suo cibo fosse la consorte. Quest’ultima, ora agli arresti domiciliari a casa della madre con braccialetto elettronico, ha tuttavia respinto tutte le accuse a suo carico.
Una 46enne di origini straniere è stata arrestata con l’accusa di aver tentato più volte di uccidere il marito con il topicida. Le indagini sono partite nel gennaio scorso dopo una segnalazione del personale medico dell’ospedale di Rimini, che hanno notato come l’uomo presentasse sintomi compatibili con un avvelenamento. I medici hanno quindi fatto analizzare gli esami eseguiti all’istituto di medicina legale dell’università di Padova, che ha confermato i dubbi, facendo scattare la segnalazione in Procura. Pare che il primo tentativo di avvelenamento sia accaduto a luglio dell’anno scorso, anche se le indagini sono partite questo gennaio. Durante una perquisizione nell’appartamento della coppia, i poliziotti hanno trovato una siringa nascosta in un cassetto della camera da letto, piena di bromadiolone, uno dei componenti che vengono usati di solito nel veleno per topi. I due erano separati da tempo, ma si erano poi riconciliati formalmente un anno fa. L’arresto della donna è stato formalizzato ieri, e ora si trova ai domiciliari, con braccialetto elettronico per pericolo di fuga, visto che a quanto pare, tornava spesso nel suo Paese di origine.
Donna moldava cerca di uccidere il marito con il topicida: arrestata
È stata tratta in arresto una donna moldava di 46 anni che da circa un anno avrebbe tentato più volte di avvelenare il coniuge con un topicida. A far scattare l’allarme, i medici del pronto soccorso dell’ospedale Infermi di Rimini, dove l’uomo, 54 anni, si era presentato a più riprese, accusando sintomi riconducibili a un’ingestione di bromadiolone e coumatetralyl.
I sospetti nel personale sanitario erano iniziati a sorgere nel luglio scorso, e dopo aver effettuato degli esami specifici e averli sottoposti all’istituto di medicina legale dell’università di Padova, sono diventati certezza e hanno deciso di segnalare la situazione alla Procura. Sono quindi scattate le indagini da parte della Squadra Mobile di Rimini diretta da Dario Virgili, coordinate da Paolo Gengarelli, sostituto procuratore.
Le sostanze a cui è risultato positivo l’uomo sono usate esclusivamente come topicidi, in quanto anticoagulanti in grado di portare alla morte gli esseri umani. Messo davanti all’evidenza, la vittima ha quindi indicato la moglie come l’unica che avrebbe potuto versare i prodotti nel suo cibo quotidiano. Durante una perquisizione, gli agenti hanno quindi trovato una siringa contenente proprio del bromadiolone, nascosta in un cassetto dell’armadio della camera da letto dell’appartamento dei due.
Alcuni giorni fa, la 46enne è stata arrestata, e si trova ora ai domiciliari a casa della madre, con l’applicazione anche del braccialetto elettronico, in quanto gli inquirenti temono che possa fuggire in Moldavia, suo Paese natale. La donna, tuttavia, respinge ogni accusa, come ha spiegato il suo legale Luca Greco: “La mia assistita è stata interrogata ieri, ed è stata collaborativa per tutto il tempo del colloquio. Ha respinto tutte le accuse”.