S’intitola Una lacrima color turchese, il nuovo libro di Mauro Corona – di cui vi diamo trama e recensione – edito da Mondadori e in libreria dai primi del mese scorso. Un racconto che profuma di Natale, breve – meno di cento pagine – ma molto intenso che, al di là delle tematica ‘buonistica’ – in questo periodo dell’anno siamo tutti più buoni – tenta di smascherare l’ipocrisia dei nostri tempi, provando a dare forma ad una società nuova che, sebbene utopistica, è quella in cui tutti vorremmo vivere. Una ‘fiaba cattiva‘ che racchiude la malvagità e la falsità del mondo in cui viviamo. Ma andiamo con ordine, raccontando prima la trama ed offrendo, subito dopo, la nostra recensione.
Una lacrima color turchese: trama
In uno sperduto paesino di montagna, quando tutti si apprestano a camuffare sotto una spessa coltre di neve e di falsità i rancori che si cerca di mettere da parte almeno durante le festività natalizie, succede un fatto che sconvolge l’intera comunità: tutte le statuine di Gesù Bambino scompaiono misteriosamente dai presepi. Le prime ad accorgersi dell’accaduto sono le donne, le madri di famiglia, che incolpano i loro figli di quanto è successo. Ma nel giro di pochissimo tempo si viene a sapere che la misteriosa scomparsa non riguarda solo quel borgo, ma ha investito il mondo intero. Il panico comincia a diffondersi: qual è il motivo di un evento tanto assurdo quanto inquietante? Teologi, studiosi e satanisti cominciano ad esporre le proprie teorie: l’umanità ha bisogno di risposte e l’importante è individuare il colpevole. In un susseguirsi frenetico di notizie tutti si mobilitano per risolvere il caso, senza accorgersi che basterebbe riflettere un momento per rendersi conto che la misteriosa scomparsa di Gesù Bambino è un fatto assurdo, sì, ma che coinvolge davvero le coscienze di tutti.
Una lacrima color turchese: recensione
‘Quando s’avvicina il Natale, precisamente verso il primo dicembre, ci disponiamo tutti alla bontà. O meglio, a essere più buoni, perché buoni siamo convinti di esserlo già‘. Questo è l’incipit del romanzo, dal quale si comprende facilmente qual è lo spirito che muove tutto l’intreccio narrativo: smascherare quella sorta di ‘perbenismo natalizio‘ che colpisce gran parte della gente con l’approssimarsi della festa più attesa dell’anno.
Una critica all’ipocrisia dei nostri tempi, dunque, che l’autore sferra utilizzando l’espediente della favoletta natalizia, una storia semplice e lineare che diventa originale proprio per il tema dal quale prende spunto: la misteriosa scomparsa di Gesù Bambino da tutti i presepi del mondo. Una sparizione che crea ansia, disagio e paura, che diventa l’ennesimo motivo per fare business e, al contempo, per dare linfa ad un sistema mediatico che specula su un fatto che dovrebbe allarmare più che incuriosire.
Attraverso la storia della misteriosa ‘fuga’ di Gesù dai presepi – in fondo a cosa serve l’amore incondizionato di cui è messaggero se questo non esiste più nemmeno a Natale? – Corona mette alla gogna l’ipocrisia di una società interessata più all’apparenza che alla sostanza, smascherando le coscienze di chi decide di essere ‘buonista solo a tempo determinato’. Lo sguardo critico dello scrittore di Erto non risparmia nessuno, dai ‘bambini indifesi e violati‘ ai ‘pedofili, adescatori di giovinetti che saltavano nelle sagrestie indignati dalla scomparsa del Bambin Gesù‘, fino ad arrivare ai genitori di ‘figli assenti‘ adolescenti stretti nella morsa della tecnologia che li distrae e ne annulla la coscienza di essere umani.
Un libro intenso e, al contempo, ruvido e pungente, in cui non mancano ironia, sarcasmo e ‘bizzarrie’ narrative. Elementi che, tipici del suo stile, Corona utilizza per trasformare una denuncia sociale in uno splendido racconto natalizio, una ‘fiaba cattiva’ che chiede al mondo intero di far luce sulle proprie coscienze, per comprendere quanto grande sia il malessere che affligge la società dei nostri tempi.
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