Una mutevole verità di Gianrico Carofiglio, edito da Einaudi e in libreria dal giugno scorso, è il libro attualmente più venduto in Italia. Per trama e recensione l’opera, una storia noir dal sapore giallo, ha messo d’accordo critica e pubblico, affezionato a Carofiglio fin dal suo romanzo d’esordio, Testimone inconsapevole, con il quale l’ex magistrato, ora brillante scrittore, ha aperto il filone thriller legale italiano.
Trama
Siamo negli anni Ottanta, a Bari, e il maresciallo Pietro Fenoglio, piemontese trapiantato in Puglia, si trova ad indagare su un omicidio in cui tutto, fin dall’inizio, sembra chiaro, tranne per il fatto che al principale indiziato manca un movente.
Un uomo dal passato turbolento viene ritrovato morto nella sua abitazione, accoltellato alla gola. Un’anziana vicina di casa vede un ragazzo allontanarsi frettolosamente dall’appartamento dell’uomo, per gettare, subito dopo, qualcosa nel cassonetto della spazzatura. La testimonianza della donna sembra inchiodare il ragazzo, se non fosse che quest’ultimo non ha, in realtà, nessun movente che possa motivare il delitto .
Il maresciallo, dunque, così come dovrebbe fare chiunque abbia sulle spalle una siffatta responsabilità – trovare un colpevole che sia per davvero colpevole – comincia la sua personalissima riflessione: come dovrebbe essere, e quindi comportarsi, un buon investigatore? Egli dovrebbe, pensa il maresciallo, immaginare che cosa è successo prima e dopo il crimine, costruire una storia e andare in cerca di ciò che la conferma e di ciò che la contraddice.
Con questi presupposti parte l’indagine, in cui tutto, anche il dettaglio più insignificante, viene passato al setaccio, con la convinzione, da parte di Fenoglio, che qualsiasi verità, qualunque essa sia, può essere mutevole. Ed il compito di un buon investigatore è proprio quella di farla venire a galla.
Recensione
Autore tra i più apprezzati della narrativa italiana degli ultimi tempi – i suoi libri, tradotti in ventiquattro lingue, hanno venduto oltre 4 milioni di copie – Gianrico Carofiglio torna dunque, dopo il successo riscosso dal suo personaggio più famoso, l’avvocato Guido Guerrieri , con un nuovo protagonista, il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio. E non è un caso, come ha affermato lo stesso autore, visto che siamo nel bicentenario di fondazione dell’Arma. Vien da chiedersi, però, visti i trascorsi da pm, se il suo personaggio non rispecchi qualcuno dei carabinieri con cui ha lavorato: ‘diciamo che racchiude quelle che per me sono le caratteristiche migliori di un investigatore‘ ha spiegato in una recente intervista, e cioè la capacità di dubitare, il senso dell’umorismo e il saper guardare le cose da un punto di vista diverso‘. Caratteristiche queste, e chi ha letto il libro lo sa bene, che il maresciallo Fenoglio possiede tutte, insieme ad una buona dose di autoironia che rende il racconto ancor più godibile e appassionante.
Una mutevole verità, dunque, un classico poliziesco, come lo definisce lo stesso Carofiglio, è una storia breve ma folgorante, orchestrata dall’autore in maniera perfetta. Così come perfetto è anche il nuovo personaggio, Fenoglio, che, malinconico e autoironico, si presenta ai lettori in tutta la sua disarmante umanità. Senza far rimpiangere in maniera alcuna il suo predecessore, l’avvocato Guerrieri, l’assenza del quale – sebbene appaia in un cameo – conferma il cambiamento di genere affrontato dall’autore che, con questo romanzo, entra a pieno titolo nella scrittura noir. Il romanzo, infatti, godibilissimo e scorrevole, esalta, al di là del voler esserne un omaggio, ciò che non dovrebbe mancare ad un maresciallo dell’Arma: integrità, umanità e onestà nel dubitare perfino della propria tesi, insieme ad uno sguardo ‘obliquo’ sugli eventi, alla continua ricerca della verità.
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