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Non manca molto all’arrivo di Unbroken, il nuovo film diretto da Angelina Jolie. Già ci sono state molte polemiche riguardo a questa pellicola, perché alcuni hanno accusato questo prodotto cinematografico di essere un film razzista. Ad essere oggetto di critiche è stata soprattutto la descrizione piuttosto spietata delle guardie giapponesi. In Giappone è stata perfino lanciata una petizione, perché il film sia vietato. A muovere le critiche e la petizione è stata in particolare la Society for the Dissemination of Historical Fact.
Nel film viene descritta la figura di Louis Zamperini, un eroe di guerra, che riuscì a resistere, durante la seconda guerra mondiale, per 7 settimane in mare aperto, dopo un incidente aereo. L’attrice, che per l’occasione si è impegnata come regista, ha detto: “Ero un po’ sopraffatta dalla portata del progetto. Convinci la casa di produzione, le dici ‘Datemi questo lavoro, so esattamente cosa sto facendo, ne sono completamente certa’. E poi ottieni il lavoro e improvvisamente realizzi che non sei sicura di nulla. E’ stata una sfida quotidiana”.
Per Angelina Jolie, quindi, il progetto è stato particolarmente impegnativo. Alla star sono andati i complimenti del cast, visto che tutti sono stati concordi nel definirla un’ottima regista. Nonostante questo non sono mancate le polemiche. Per interpretare il ruolo del carceriere torturatore, la Jolie ha arruolato Miyavi. Proprio quest’ultimo ha raccontato la grande determinazione di Angelina Jolie nell’impegno del suo lavoro. A questo proposito, infatti, l’attore ha riferito: “E’ sorprendente quanto si sia fidata di me, di tutti noi, sul set. Era davvero determinata, e mi ha stupito molto anche quanto sia dimagrita. Non mangiava quasi nulla”.
Ha colto anche l’occasione, per rivelare tutta la sua ammirazione nei confronti del talento della regista. Infatti ha confermato: “Ma Angie è stata fantastica, sapeva cosa stavo provando, e mi ha invitato a essere me stesso, ad accettarmi”.
Non è la prima volta che Angelina Jolie si cimenta nel ruolo di regista. Già lo aveva fatto nel 2011, per il documentario “Nella terra del sangue e del miele”. Il film di quest’anno è stato girato in Australia, negli studi Fox a Sidney e in varie cittadine dell’entroterra. Proprio questi ambienti naturali si sono prestati bene a ricreare i luoghi tipici dell’America rurale degli anni ’40.
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