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Un successo quasi immediato quello di Under, la web serie tratta dal romanzo di Giulia Gubellini, edito da Rizzoli, che già dopo le prime tre puntate aveva raggiunto il milione di visualizzazioni. Sembra che l’Italia sia pronta a riscoprire il cinema di genere, lasciato un po’ da parte negli ultimi decenni. Dopo l’intervista al personaggio di Tea, interpretato da Chiara Iezzi, rimaniamo sempre nel gruppo “dei cattivi” della serie, intervistando Gianmarco Tognazzi, che presta il volto a uno dei ruoli più spietati: il signor T, espressione ultima della dittatura instaurata nella Bologna post apocalittica che fa da sfondo alla vicenda.
È stato difficile per te interpretare questo ruolo?
No, direi di no. Quando ti diverti e sei circondato da persone piene di passione ed entusiasmo, prevale la gioia di fare una cosa libera. La sfida più grossa era proprio proporre un certo tipo di web serie perché il cinema ha smesso di divertirsi con il genere, abbiamo solo qualche esempio in tv con i polizieschi. La scommessa ad oggi sembra vinta, visti i dati ufficiali. Quando hai la fortuna di poter fare un personaggio molto distante da te, in questo caso T , lo stimolo è sempre maggiore rispetto a qualcosa che mi assomiglia o si avvicina alla mia personalità. La difficoltà sta nel riuscire a caratterizzarlo in maniera diversa da altri ruoli da me fatti altri film, e che potrebbero avere qualcosa in comune con lui. Avere la possibilità di interpretare uno ambiguo e malvagio, un personaggio “negativo”, ti dà l’occasione di fare la tua personale critica, e di rappresentare tutti quei difetti, quelle bassezze o quelle presunzioni che detesto nella vita reale, e farle passare attraverso lo schermo al peggio, per suscitare in me stesso e negli altri che lo guardano quel fastidio che il personaggio si merita.
Uno degli aspetti che ha intrigato di più gli appassionati della web serie è il tuo rapporto con Tea: puoi anticipare qualcosa?
Anticipazioni non ne farò. Posso dire che c’è un rapporto di stima, ma anche di sospetto fra i due, nel senso che come in tutte le attrazioni ci sono dei momenti di forte contatto ma anche dei momenti di forte dubbio
Non è la prima volta che ti avvicini al mondo delle web serie, cosa differenzia questo progetto dagli altri che hai affrontato in passato?
È la seconda volta che mi affaccio a questo mondo. Devo dire che mi diverte molto e quindi l’ho rifatto volentieri, anche se sono due serie diverse tra loro. Con Under siamo di fronte a un’operazione abbastanza singolare perché parte da un libro che uscirà e mettiamo in scena una sorta di parallelismo tra il raccontare il riadattamento del libro e il libro stesso, c’è un’interazione che si evolve in progress. È differente anche da quello che solitamente caratterizza il genere italiano perché si parla di una società futura, dell’immaginario futuribile e non presente
In questo scenario post apocalittico, dove si lotta tra la vita e la morte e dove solo pochi si ribellano all’ordine costituito con tremende conseguenze, trovi degli aspetti già applicabili al presente?
Fare un parallelismo con l’oggi vorrebbe dire avere una visione catastrofica del presente, quindi direi di no, che non ci sono attinenze con i giorni nostri ma credo che questa sia proprio la forza di questo progetto: spingersi in scenari che sono appunto inventati
Cosa c’è di te nel personaggio che interpreti?
Nulla, e proprio questo è il bello: avere la fortuna d’interpretare ruoli molto distanti da te perché, come ho detto spesso, non è molto divertente essere sempre se stessi e prevaricare con il proprio carattere il personaggio che si mette in scena. A volte si trovano dei piccoli punti di contatto caratteriali ma in questo caso specifico spero proprio non ci sia nulla
Interpretare il cattivo ha solo degli svantaggi? È difficile non fare il tifo per il proprio personaggio?
No, anzi, direi che è uno degli aspetti che mi piace di più. L’unica nota negativa, se proprio la devo trovare, è che dopo Romanzo Criminale ormai vengo visto come un cattivo. Molti si sono dimenticati che sono partito con dei film che si ritenevano anche fin troppo leggeri e fin troppo di commedia, scordandosi che sono posso interpretare anche ruoli più comici. Le cattiverie si possono interpretare in maniera diversa. Non ci sono attinenze con altri personaggi che ho già fatto, ci sono delle suggestioni prese qua e là da delle esperienze che avevano un contesto diverso
Secondo te qual è il ruolo più difficile da interpretare in questa serie?
Ogni personaggio avrà le sue difficoltà, chi dal punto di vista interpretativo chi invece dovrà mettersi in gioco anche fisicamente con i duelli che a un certo punto si sviluppano all’interno della vicenda
Qual è il consiglio che vuoi dare ai giovani che si affacciano a questa professione?
Eh, cambiate, non c’è trippa per gatti (ride, ndr). Scherzi a parte, parliamo di un mestiere che in maniera inequivocabile da almeno vent’anni ha avuto un calo della produzione e dello spazio, con l’aumento inevitabile delle difficoltà per chi ha deciso d’intraprendere questa strada. È un mestiere che si può fare quasi più per hobby che come lavoro vero e proprio. La continuità sta venendo sempre più a mancare, soprattutto se non si è già un volto noto o si ha già lavorato. Il settore legato al cinema, alla televisione e alle fiction, ha forse proprio nel web una maggiore possibilità d’espressione, mentre le altre arti hanno diminuito fortemente la loro produzione e non mi sembrano una priorità, istituzionalmente parlando, pur essendo il più grande patrimonio che ha il nostro Paese
Com’è stato lavorare in un progetto innovativo con tutti ragazzi emergenti?
Quando c’è la professionalità non c’è rapporto di parentela o d’amicizia o l’aspetto legato all’età. In questo caso c’è un grande entusiasmo e una grande professionalità e tutto ciò sicuramente può sopperire alle piccole mancanze. Personalmente mi diverto e ci credo molto in questo progetto.
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