Un’organizzazione che promuove la pace attraverso la cultura e la scienza: questo è l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura che dal 1945 opera per favorire la cooperazione scientifico-intellettuale tra i Paesi che aderiscono all’Onu. L’Unesco infatti è un organismo internazionale che fa capo alle Nazioni Unite, nato con lo scopo di promuovere la pace, favorendo la ricerca scientifica e tutelando il patrimonio artistico e paesaggistico mondiale. Ma come funziona l’Unesco? Quali sono i siti patrimonio dell’umanità in Italia e quelli più famosi del mondo? E, soprattutto, chi è che decide (e con quali criteri) chi ha il diritto e l’onore di entrare nella lista del Patrimonio Unesco dell’umanità?
‘La bellezza salverà il mondo’, scriveva Dostoevskij, esteta di enorme livello che, della bellezza, ha fatto uno dei temi centrali di tutta la sua opera. Una bellezza che è valore, capace di scuotere le coscienze, di favorire il dialogo e di suscitare il ‘buono’ che c’è in ognuno di noi: con questa intenzione è stata fondata, nel novembre del ’45, la United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization – da cui l’acronimo Unesco – allorché i ministri dell’istruzione alleati si riunirono in conferenza a Londra, decidendo di creare un ente col compito di promuovere la pace favorendo la ricerca e la tutela dei beni culturali.
La costituzione dell’Unesco viene ufficialmente sancita nel novembre del ’45, ma entra in vigore un anno dopo, il 4 novembre del ’46. All’inizio gli stati aderenti erano venti, (Arabia Saudita, Australia, Brasile, Canada, Cecoslovacchia, Cina, Danimarca, Egitto, Francia, Grecia, India, Libano, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Repubblica Dominicana, Stati Uniti d’America, Sudafrica e Turchia), con l’aggiunta nel ’47 dell’Italia che è, attualmente, tra i Paesi con più siti Unesco al mondo.
[didascalia fornitore=”Ansa”]Il cortile di Palazzo Firenze, a Roma, sede della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco/Ansa [/didascalia]
A Place de Fontenoy a Parigi, non lontano dalla Tour Eiffel, si trova la sede generale dell’Unesco (quella italiana, invece, si trova dal ’59 a Palazzo Firenze a Roma) un complesso di tre magnifici edifici, progettati dai designer Marcel Breuer, Bernard Zehrfuss e Pier Luigi Nervi con un team di architetti di fama internazionale. La struttura ospita anche un bellissimo giardino giapponese, con bonsai, alberi da frutto e perfino un laghetto e in questa atmosfera, volutamente rilassante, si prendono le decisioni sul patrimonio Unesco dell’umanità.
Dall’aprile 2016 appartengono all’Unesco 195 Paesi più 10 Membri Associati, mentre gli organismi principali in cui l’ente è strutturato sono tre: la Conferenza Generale, formata dagli stati membri che si riuniscono ogni due anni per decidere le linee guida, i programmi e i budget da investire (col compito, in più, di eleggere i membri del Consiglio Esecutivo e il Direttore Generale); il Consiglio Esecutivo, formato dai rappresentanti di 58 stati membri e che si riunisce due volte l’anno per verificare che le decisioni della Conferenza siano state messe in atto; e la Segreteria, costituita dal Direttore Generale e dal suo staff, col compito di attuare gli impegni presi dagli stati membri.
Ogni quattro anni, l’Assemblea Generale nomina (a rotazione) i rappresentanti di 21 stati membri, tra tutti i Paesi presenti, per costituire il Comitato Patrimonio Mondiale che ha il compito di valutare i nuovi siti da inserire nella World Heritage List, ovvero l’elenco dei luoghi paesaggistici e culturali che costituiscono il Patrimonio Unesco dell’Umanità – con la Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale del ’72, infatti, l’Unesco riconosce alcuni luoghi di eccezionale valore universale, caratteristica questa, che li rende degni di far parte del patrimonio comune dell’umanità.
Per poter essere inserito nell’elenco del Patrimonio Unesco dell’umanità, un sito culturale o paesaggistico come foreste, laghi, boschi o montagne, deve rispettare alcuni requisiti che, al momento della candidatura, vengono valutati dal Comitato preposto. Per essere inseriti nell’elenco, i siti devono soddisfare almeno uno tra i 10 criteri ufficiali di selezione che, come si legge sul sito ufficiale dell’Unesco, devono:
1) Rappresentare il risultato del genio creativo umano;
2) Testimoniare un cambiamento (archeologico, paesaggistico, artistico o tecnologico) importante;
3) Rappresentare eccezionalmente una tradizione culturale di una civiltà vivente o scomparsa;
4) Essere un esempio straordinario di edilizia tecnica, architettonica o paesaggistica che rappresenti una o più fasi dell’evoluzione umana;
5) Essere un esempio eccezionale d’interazione tra uomo e ambiente o di una o più culture;
6) Essere associato con avvenimenti, tradizioni, credenze od opere (artistiche e/o letterarie) dotati di un significato eccezionale;
7) Presentare aree di straordinaria bellezza naturale o fenomeni naturali eccezionali;
8) Essere testimonianza dei periodi principali dell’evoluzione terrestre;
9) Costituire esempi significativi di importanti processi ecologici e biologici;
10) Presentare habitat naturali importanti e significativi, compresi quelli in cui sopravvivono specie minacciate di eccezionale valore universale dal punto di vista della scienza o della conservazione.
Col motto ‘costruire la pace nelle menti degli uomini e delle donne‘, l’Unesco ha come mission mantenere la pace nel rispetto dei diritti umani e della uguaglianza tra i popoli, attraverso strumenti come l’educazione, la scienza, la cultura e la comunicazione. Questi principi si riflettono anche nell’estetica del logo e dei simboli Unesco: l’emblema del tempio, l’acronimo UNESCO e tre linee tratteggiate, a sinistra – come si nota nell’immagine qui sopra – e un logo di forma rotonda come il mondo, a destra.
Il logo dell’Unesco, opera dell’artista belga Michel Olyff, è stato adottato ufficialmente nel 1978 per identificare i siti protetti dalla Convenzione ed inseriti nella World Heritage List. La forma è rotonda come il mondo, mentre all’interno vi sono due figure geometriche: il cerchio, che rappresenta la natura, e il quadrato, che rappresenta le opere culturali (quelle, cioè, prodotte dall’uomo). Dall’unione di queste due forme deriva l’armonia (scopo principale dell’Unesco) tra ciò che ci dona la natura e le opere frutto dell’ingegno dell’uomo.
L’Italia, grazie allo splendido patrimonio artistico e paesaggistico che possiede, detiene il record per quanto riguarda i siti patrimonio Unesco dell’umanità. Da nord a sud, infatti, sono ben 53 i luoghi inseriti nella World Heritage List, la maggior parte dei quali in Lombardia, Piemonte, Toscana, Campania, Veneto e Sicilia. Il primo patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco in Italia sono state, nel 1979, le incisioni rupestri della Val Camonica, in Lombardia, seguiti, l’anno successivo, dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano. L’edificio, com’è noto, conserva nel refettorio del convento il celeberrimo Cenacolo vinciano, inserito con la chiesa nel patrimonio Unesco d’Italia.
[didascalia fornitore=”Ansa”]L’Etna in attività nel dicembre del 2013/Ansa [/didascalia]
Oltre a quelli nel video qui sopra, l’Italia ospita tantissimi siti dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Non solo chiese, monumenti e ville di straordinario interesse storico e artistico, ma anche beni paesaggistici che rendono l’Italia tra i Paesi più belli del mondo. Tra i siti Unesco più famosi d’Italia, l’Etna, le Dolomiti, il paesaggio vitivinicolo del Piemonte (Langhe-Roero e Monferrato), Monte San Giorgio (nel Canton Ticino, in Svizzera) le Faggete del Parco Nazionale d’Abruzzo e tanti, tanti altri.
[didascalia fornitore=”Ansa”]I Sassi di Matera/Ansa [/didascalia]
Definiti dall’Unesco ‘il più eccezionale esempio d’insediamento trogloditico nella regione mediterranea, perfettamente adattato al proprio terreno ed ecosistema’, i Sassi di Matera fanno parte del patrimonio Unesco d’Italia dal 1992.
[didascalia fornitore=”Ansa”]Il gruppo della Marmolada/Ansa [/didascalia]
Le Dolomiti si estendono per più di 230mila ettari di superficie e sono comprese tra le provincie di Trento, Belluno, Bolzano, Udine e Pordenone. Patrimonio Unesco dal 2009 per l’importanza e per le caratteristiche geologiche, per i panorami mozzafiato e per la maestosa bellezza, vantano alcune delle cime più belle e suggestive del Pianeta.
[didascalia fornitore=”Ansa”]La Valle dei Templi di Agrigento/Ansa [/didascalia]
Anche la Valle dei Templi di Agrigento, con i suoi mille e trecento ettari, è, dal 1997, tra i siti d’Italia patrimonio dell’Unesco. Il posto, unico al mondo con l’Acropoli di Atene, conserva i resti di templi imponenti, necropoli, agorà ed acquedotti sotterranei.
[didascalia fornitore=”altro”]Le case colorate di Porto Venere/Pixabay[/didascalia]
Porto Venere, in provincia di La Spezia, è un esempio perfetto di interazione tra uomo e natura: gli splendidi colori delle case a picco sul mare lo rendono, infatti, un posto unico e di incantevole bellezza. Allo stesso modo, anche i borghi storici delle Cinque Terre e delle Isole Palmaria, Tino e Tinetto, patrimonio Unesco dell’Italia dal 1997.
[didascalia fornitore=”Ansa”]Stromboli, Isole Eolie/Ansa [/didascalia]
Dal 2000, l’arcipelago delle isole vulcaniche delle Eolie – che comprende Stromboli, Lipari, Panarea, Salina, Vulcano, Alicudi e Filicudi – fa parte dei siti italiani patrimonio dell’Unesco. Merito delle spiagge e degli splendidi fondali marini ricchi di grotte e di insenature, mentre l’eccezionale morfologia caratterizzata da vari fenomeni di vulcanismo, rende le Eolie oggetto di studi dei centri di vulcanologia più importanti del mondo.
Dal 2004 l’Unesco, a tutela del patrimonio culturale e naturale dell’umanità, ha messo a punto un’iniziativa per promuovere la cooperazione tra le città che hanno fatto della creatività un elemento fondamentale per lo sviluppo sostenibile. E’ la Rete delle Città Creative dell’Unesco, che comprende oltre cento centri mondiali, scelti in base a sette aree corrispondenti ad altrettanti settori: Musica, Letteratura, Artigianato e Arte Popolare, Design, Media Arts, Gastronomia e Cinema. Attualmente, le città creative Unesco italiane sono: Roma, per il cinema; Parma, per la gastronomia; Bologna, per la musica; Torino, per il design; Fabriano, per l’artigianato; e, ultime in ordine cronologico, Milano, per la letteratura; Alba, per la gastronomia; Carrara, per l’artigianato; e Pesaro, per la musica.
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(Tomba dei Patriarchi a Hebron. Photo by Djampa/CC BY)
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura è stata più volte, nel corso degli anni, al centro di controverse polemiche; l’ultima, in ordine di tempo, ad ottobre 2017; il motivo, l’ingresso della Palestina nel 2011, che creò, già all’epoca, un attrito politico con gli States e con Israele. Ora, gli Stati Uniti hanno ufficialmente notificato la loro uscita dall’Unesco a causa delle risoluzioni prese su Gerusalemme, che dimostrerebbero, a detta anche di altri stati membri, il pregiudizio dell’Organizzazione nei confronti di Israele. Il ‘pomo della discordia’ è stata la denominazione dei luoghi sacri di Gerusalemme (tra cui la Tomba dei Patriarchi a Hebron, nell’immagine qui sopra) inseriti dall’Unesco nel patrimonio storico da proteggere, usando solo il termine arabo Al Haram al Sharif (Spianata delle Moschee), mentre per gli ebrei è il Monte del Tempio. Non solo. E’ la stessa risoluzione Unesco ad indicare Israele come ‘un potere occupante’, condannando, tra l’altro, ‘le restrizioni che impone all’accesso ai luoghi sacri’ e quelle che ignorano i legami storici e religiosi degli ebrei con siti come Hebron e Gerusalemme. Da qui la decisione di Washington, che sancisce il ritiro degli Usa dall’Unesco e che sarà effettiva da dicembre 2018 (gli Stati Uniti aveva già lasciato l’Organizzazione una volta, negli anni Ottanta, sotto la guida di Bush figlio).
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[didascalia fornitore=”Ansa”]Venezia, Canal Grande e ponte di Rialto al tramonto/Ansa [/didascalia]
Venezia e la sua laguna sono state inserite nella lista dei siti Unesco dell’Italia nel 1987, per l’unicità del patrimonio storico-architettonico in piena armonia col contesto paesaggistico ed ambientale. Da qualche anno, però, la città è in polemica con l’Organizzazione per via del passaggio in Laguna delle grandi navi da crociera, abitudine più volte segnalata che rischia di minare seriamente lo stato di conservazione del sito. Il problema, che ha suscitato l’attenzione nazionale (interessante, a tal proposito, un articolo pubblicato a maggio 2017 su The Guardian – qui l’articolo originale), ha creato forte disappunto negli stati membri dell’Unesco, che hanno chiesto, già da tempo, ‘lo stop di qualsiasi nuovo progetto infrastrutturale’ nonché ‘la proibizione alle Grandi Navi passeggeri e commerciali di entrare in Laguna’: pena, l’esclusione di Venezia dal patrimonio Unesco dell’umanità. A novembre 2017, dopo anni di polemiche e discussioni, la decisione del ‘Comitatone’ (il Comitato interministeriale di indirizzo, coordinamento e controllo sulla Laguna di Venezia, guidato, su delega della Presidenza del Consiglio, dal ministro Delrio): stop agli ‘inchini’ dei giganti del mare nel bacino di San Marco e nel canale della Giudecca e transito, meno ‘glamour’, nei pressi di Marghera. Nell’arco di 3 o 4 anni, infatti, tutte le navi oltre le 55mila tonnellate di stazza saranno dirottate nel canale nord del porto commerciale veneziano.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/cultura/2016/07/15/unesco-ultimatum-all-italia-no-alle-grandi-navi-a-venezia/138727/” testo=”L’ultimatum dell’Unesco a Venezia”]
Secondo l’ultimo aggiornamento (qui la mappa di tutti i siti patrimonio Unesco dell’umanità), la World Heritage List è composta da un totale di 1007 siti, presenti in 161 Nazioni del mondo, di cui 779 beni culturali, 197 naturali e 31 misti. L’Italia, come detto più volte, è la nazione che detiene il più alto numero di siti Unesco al mondo, seguita da Cina (52), Spagna (46), Francia (43) e Germania (42).
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La leadership italiana riguardo ai siti patrimonio dell’umanità, infine, è stata consolidata a luglio 2017 con l’entrata nella World Heritage List di dieci antiche faggete italiane e di alcune ‘Opere di difesa veneziane tra il XVI ed il XVII secolo‘, opere raccolte in un sito ‘transnazionale’ che l’Italia presentò nel 2016 all’Unesco insieme al Montenegro e alla Croazia. Il sito conserva i sistemi difensivi più all’avanguardia realizzati dalla Repubblica di Venezia: le mura presenti a Bergamo, Peschiera del Garda e Palmanova per l’Italia, quelli di Sebenico e di Zara per la Croazia, e quelli di Cattaro per il Montenegro.
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