L’Ungheria ha trovato un accordo con l’Unione Europea per sbloccare la questione del veto posto da Orban durante il Consiglio Ue e sbloccare così i fondi destinati agli aiuti per l’Ucraina.
L’Ue e il presidente ungherese Orban hanno raggiunto un accordo che permetterà di sboccare gli aiuti, previsti per il 2023, nei confronti dell’Ucraina che erano stati bloccati qualche settimana fa dal veto posto dall’Ungheria. La decisione di interferire nella questione da parte dell’Ungheria è arrivata a seguito di quella presa dai membri Ue di sospendere i fondi dell’Unione Europea, destinati al governo ungherese, in quanto il presidente Orban non ha rispettato l’attuazione delle 27 misure legislative che avrebbe dovuto introdurre, per contrastare la corruzione all’interno del Paese.
Molto probabilmente il veto di Orban è stato il suo modo di provare a trovare un accordo anche in merito alla sospensione dei fondi ricevuta. L’accordo, dopo lunghe negoziazioni, è stato raggiunto e ora sarà possibile sbloccare i fondi per l’Ucraina ma darà la possibilità anche a Orban di avere parte del denaro spettante all’Ungheria.
Ungheria, la questione dei fondi bloccati dall’Unione Europea
L’Ungheria sta affrontando un processo di europalizzazione che, però, ha necessitato dell’intervento della Unione Europea in quanto determinati aspetti all’interno del governo ungherese non rispettano i requisiti e gli standard che sono necessari e fondamentali per far parte dell’Ue.
Orban porta avanti una politica autoriaria e un regime che impone regole ferree e utilizza il pugno duro. Molti aspetti della politica ungherese e anche le decisioni del capo di Stato hanno creato disappunto tra i membri Ue che hanno chiesto al capo di stato di adeguare e propri metodi allo standard delle altre nazioni. Uno degli aspetti più importanti, che non che non è stato però portato a termine entro la scadenza prestabilita, è l’argomento corruzione.
L’ungheria é uno dei paesi con il tasso di corruzione più alto in circolazione e questo è permesso anche dallo stesso governo di Orban e le dinamiche ungheresi sono sempre andate di questo passo. L’Ue però ha chiesto al presidente di attuare una riforma che andasse a smantellare la corruzione esistente, sia in ambito privato che pubblico, ma ha chiesto un ulteriore obbiettivo ovvero quello di garantire un sistema giudiziario paritario ed equo per tutti. Il problema nasce dal fatto che alla scadenza prestabilita di fine novembre le 27 riforme, che Orban ha promesso non sono però state attuate nel concreto, seppure redatte.
La decisione della Commissione Europea è stata quindi quella di sospendere i fondi destinati all’Ungheria pari a 7,5 miliardi, finché non fosse stato attuato un reale cambiamento e ha così congelato i fondi senza però ritirarli. La decisione è nata a causa dalle carenze riscontrate appellandosi al cosidetto stato di diritto, che è uno dei principi fondanti dell’Ue e comprende rispetto dei diritti fondamentali del popolao ma anche un potere giudiziario indipendente e imparziale, tutti elementi estremamente a rischio in Ungheria.
Il Paese inoltre ha anche altre problematiche da gestire come quella dell’immigrazione. Spesso in Ungheria viene negato asilo e i migranti vengono cacciati dalle forze dell’ordine. Anche la parità di genere e i diritti LGBT hanno forti carenze rispetto agli standard europei e questo perché la cultura ungherese è fondamentale molto differente da quella in Europa.
La sottomissione della donna è cosa abituale così come lo è anche la violenza tra le mura di casa e, da anni, molte associazioni per i diritti femminili e umani cercano di fare luce sulla reale condizione della popolazione che è soffocata dal regime autoritario di Orban.
Dopo la decisione Ue il capo di stato ungherese si è mostrato ai media sereno ed ha spiegato che la sospensione non vuol dire per il suo paese aver perso i fondi ma è una condizione temporanea e che si sarebbero impegnati a rispettare gli accordi presi. Ha precisato anche che scontrandosi con la realtà quotidiana è stato pressoché impossibile riuscire a far funzionare tutto alla data prefissata.
Nonostante queste affermazioni pacifiche nel momento in cui, la scorsa settimana, si è dovuto votare in una riunione ufficiale dell’Unione Europea, per garantire i fondi prestabiliti pari a 18 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina per il 2023, Orban ha tirato fuori l’asso nella manica per poter arrivare a un accordo sulla questione Ungheria.
L’ Ue e Orban hanno trovato un accordo che gratifica entrambi i lati
Il presidente ungherese Orban è riuscito ad avere un asso nella manica da giocare ponendo il veto sulla questione degli aiuti all’Ucraina e di fatto ha bloccato l’invio di aiuti dato che, le decisioni prese dall’Unione Europea, devono essere prese all’unanimità. Ciò ha sollevato molte critiche e pareri discordanti ma fondamentalmente ha dato al presidente la possibilità di impugnare una merce di scambio che aiutasse il suo paese ad avere i soldi promessi da lui.
Dopo una lunga negoziazione Orban e l’unione europea sono arrivati ad un accordo che prevede la sospensione del veto da parte dell’Ungheria posto sui fondi destinati all’Ucraina. Ma anche l’eliminazione del veto posto in precedenza sulla tassazione minima dei profitti delle multinazionali. Tutto questo è stato raggiunto però con dei compromessi ovvero che l’Ungheria ottenga i propri fondi Ue con una riduzione che va dai 7,5 miliardi a 6,3 miliardi di euro. Inoltre Orban è riuscito ad ottenere lo sblocco del recovery found, i fondi disposti dall’Ue in merito alla crisi sopravvenuta a causa del covid pari a 5,8 miliardi di euro.
Anche l’Ue ha posto però ad Orban alcune condizioni ovvero in primis quella che l’Ungheria deve vedere attuata al più presto nella realtà quotidiana e dimostrabile. Misura che prevede le 27 norme riguardo la corruzione e l’indipendenza giudiziaria dal governo che è qualcosa che preme molto agli Stati membri dell’Unione Europea.
Ora sarà possibile inviare i fondi all’Ucraina senza avere nessun blocco da parte dell’Ungheria e Orban porta disporre dei fondi stabilito per sollevare la crisi che ha sorpreso il suo Paese.