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Ungheria, referendum per dire NO ai migranti: quorum non raggiunto


Gli esiti del referendum in Ungheria: l’affluenza si ferma al 43% e il 95% ha votato contro i profughi.
In Ungheria si èvotato per il referendum sulle quote dei migranti. Era scontata la prevalenza del NO, che infatti ha raggiunto il 95%, visto che a indire la consultazione popolare è stato il presidente nazionalpopulista Viktor Orbàn che gode di un forte consenso per le battaglie contro gli immigrati. Ma non era affatto scontato il raggiungimento del quorum del 50%, affinché il referendum sia valido, infatti l’affluenza si è fermata al 43%. In realtà il referendum non avrebbe in ogni caso avuto conseguenze vincolanti, ma per Orbàn sarebbe stata una importante vittoria politica per sostenere le proprie posizioni a Bruxelles, per rafforzare il consenso e indebolire ulteriormente le opposizioni.

L’Unione Europea ha proposto le quote per migranti, ossia un sistema di redistribuzione tra i Paesi comunitari di profughi e richiedenti asilo. All’Ungheria spetterebbero poco meno di 1.300 profughi sul totale di 160mila da trasferire da Italia e Grecia negli altri Stati. Ma Orbàn si è opposto e ha indetto il referendum. “Vuoi che l’Ue decida, senza il consenso del Parlamento, sul ricollocamento dei cittadini non ungheresi in Ungheria?”: questo il quesito .

Secondo i sondaggi l’80% dei votanti barrerà il NO. Merito di una campagna elettorale molto potente e invasiva, con cui l’esecutivo del premier sostiene che l’Unione Europea “voglia piazzare in Ungheria decine di migliaia di profughi” senza consultare il Parlamento ungherese. Aggiungendo che i migranti mettono in pericolo la cristianità e la sicurezza del Paese e dell’Europa nel suo insieme. Negli ultimi mesi, le strade si sono riempite di cartelloni che affermano che il terrorismo islamico sia legato ai migranti e che il referendum sarà un “messaggio a Bruxelles perché anche loro lo capiscano”. Su alcuni cartelloni si legge: “Lo sapevi? Dall’inizio della crisi migratoria, il numero di casi molestie alle donne in Europa ha avuto un picco”.

Secondo un sondaggio del Pew Research Centre, il 76% degli ungheresi pensa che la presenza dei migranti aumenti la probabilità di atti terroristici all’interno dei confini nazionali, mentre l’82% pensa che sarebbero un peso sociale perché sottrarrebbero posti di lavoro e benefici sociali agli ungheresi.

Ricordiamo che dal settembre 2015 Budapest ha chiuso con una barriera e con 8mila militari e poliziotti il confine con la Serbia e la Croazia, dopo che centinaia di migliaia di migranti in fuga da guerre e fame avevano attraversato la nazione. Il governo aveva quindi promosso una serie di leggi che prevedono il carcere per chi entra illegalmente nella nazione e l’espulsione per chi è intercettato subito dopo l’attraversamento del confine.

Opposizione in piazza per boicottare il referendum
L’opposizione di sinistra, paralizzata da sei anni e incapace di riprendersi dalla disfatta elettorale del 2010, ha invitato al boicottaggio dicendo che “esiste solo una risposta stupida a una risposta stupida”. Uno dei messaggi dei socialisti, che non hanno però speso molte forze nella campagna, è: “Restate a casa, restate nell’Unione Europea”. Sabato sera migliaia di ungheresi contrari a Orbàn sono scesi in piazza per manifestare contro il referendum. “Restiamo umani”, “Siamo tutti persone”, alcuni degli slogan. “Siamo qui oggi per dire agli ungheresi e all’Europa che non ci arrendiamo, che non tutti in questo Paese sono rimasti accecati dalla campagna di un governo che vuole distrarre l’opinione pubblica dai veri problemi di cui soffriamo: un’economia stagnante, sanità ed educazione allo sfascio – ha detto l’attrice Edit Vlahovis – Gli ungheresi viaggiano poco, e conoscono meno ancora. Così la dittatura soft di Orban ha buon gioco. Nessuno, soprattutto nelle zone più rurali, lo ha mai visto un arabo. Basterebbe parlare con qualcuno di loro per capire che, alla fine, siamo tutti esseri umani”.

Francesco Minardi

Francesco Minardi è stata collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e politica interna ed estera,

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