Dopo che è stata pubblicata la Direttiva Europea è arrivato il turno degli Stati i quali dovranno recepire la norma durante i prossimi mesi, ossia quando l’imposta in questione verrà introdotta.
Vi saranno alcune eccezioni soprattutto per le startup o per i mercati comunitari eccessivamente piccoli.
Attraverso una pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea è possibile venire a conoscenza del fatto che è terminata ormai l’era dei paradisi fiscali in Europa.
Verrà quindi introdotta una tassa minima anche per le multinazionali.
Un provvedimento, che è stato reso pubblico il 22 dicembre e che costringe i 27 paesi appartenenti all’Unione Europea ad utilizzare, entro la fine del 2023, tutte le leggi inserite nella direttiva.
Si tratta di norme realizzate su misura per gli Stati che prevedranno una nuova tassa che entrerà in vigore dal primo gennaio del 2024.
Si tratta di una tassa minima fortemente voluta dall’Unione e che può essere descritta come una versione locale della Global minimum tax dell’Ocse.
Una norma che era stata apprezzata molto ottenendo così un grandissimo consenso internazionale anche se per il momento ancora non era stata messa in atto.
L’intendo dell’Unione Europea ha inizio da un principio abbastanza chiaro: non esisterà un gruppo multinazionale che andrà a pagare una percentuale al di sotto del 15% di tasse sul reddito realizzato all’interno dell’Unione Europea.
Colui che dovrà farsene capo sarà la capogruppo oppure una sua intermediaria il cui compito sarà anche quello di valutare le compensazioni dell’imposta tra le varie giurisdizioni.
Sembra abbastanza chiaro che questa tassa faccia un chiaro riferimento alle Big Tech.
Infatti è in previsione che, per applicare l’imposta verso tutte quelle multinazionali, si avrà bisogno di 750 milioni di euro sull’intero fatturato globale.
Un’asticella che non sarà utilizzata per tutti i mercati dell’Unione Europea.
Infatti i piccoli mercati, ossia quelli in cui la divisione locale del gruppo non va oltre 10 milioni di fatturato oppure un milione di reddito, non saranno costretti ad utilizzare l’imposta comunitaria in questione .
Fanno eccezioni anche le multinazionali startup le quali sono nella fase iniziale dell’attività. Queste infatti saranno esenti per 5 anni.
Quegli Stati europei al cui interno sono presenti poche multinazionali avranno la possibilità di non utilizzare totalmente la minimum Tax anche se ciò potrà essere fatto soltanto per un breve periodo di tempo.
In ogni caso sarà questa una scelta che dovrà essere notificata alla commissione prima del termine del 2023.
Verranno escluse dalle tasse anche quelle società che lavorano per il trasporto marittimo e che portano avanti dei cicli economici molto lunghi.
Esclusi dalla minimum Tax anche gli enti statali insieme alle organizzazioni nazionali che non hanno scopo di lucro, i fondi di investimento e pensione.
Esclusa dalla minimum Tax anche la Digital o Web tax. E’ questa una decisione presa perché la Web tax appartiene al pilastro dell’Ocse, un terreno che per il momento vede ancora molto attrito tra gli Stati Uniti e l’Europa.
Infatti non mancano dei paesi dell’Unione Europea, tra cui anche l’Italia, che nel momento in cui si sono trovati di fronte a dei ritardi dell’Ocse hanno portato avanti una Digital Tax Nazionale.
Una decisione che non è stata apprezzata dagli Stati Uniti i quali hanno scelto di reagire andando a mettere sotto procedimento tutti gli avanguardisti della tassa.
A partire dal 2021 la disputa è stata congelata anche se con un’intesa abbastanza chiara.
Infatti questa si è conclusa con la decisione di conformarsi alle regole dell’Ocse nel momento in cui queste arriveranno.
La Direttiva dell’Unione Europea ha scelto di prendere tempo fino al prossimo giugno così da avere la possibilità di valutare tutti i progressi della Digital tax.
Nel caso in cui questa persista, l’Unione Europea potrà proporre una soluzione legislativa così da risolvere l’intera questione.
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