Continua il dibattito in Unione Europea su come agire per calmierare gli insostenibili prezzi raggiunti da gas ed energia a causa degli interventi distorsivi della Federazione russa e della speculazione finanziaria.
Bisogna agire con solerzia perché in gioco ci sarebbero la stessa competitività e sovranità UE, ciò rende quindi necessaria una rapida definizione delle modalità di intervento sul mercato dell’energia, mentre ci sarebbe già accordo sulle aree economico-finanziarie da normare.
Tra i primi a parlare della situazione in Unione Europea riguardo la discussione su come intervenire per ridurre i prezzi dell’energia è Mikulas Bek, ministro per gli Affari Europei della Repubblica ceca, stato che attualmente detiene il semestre di presidenza del Consiglio UE.
Durante la plenaria del Parlamento di Strasburgo, Bek ha riferito di come la discussione europea converga sulle aree di intervento per calmierare i costi, tuttavia sono le modalità dell’iniziativa ad essere ancora oggetto di frizioni tra Paesi membri, cosa che spetterà ai leader nazionali sanare.
Bek ribadisce l’origine arbitraria e criminale della prolungata impennata dei prezzi dovuta alla doppia strategia di Putin: impaurire gli europei con la minaccia di un gelido inverno senza fonti di gas e nel frattempo reinvestire nella guerra di invasione ucraina i miliardi di extra-profitti energetici incanalati grazie agli aumenti.
Il problema inevitabilmente affligge tutti i cittadini e le attività produttive dell’UE, conclude Bek, per tale ragione è indispensabile proseguire sulla strada che dovrebbe condurre a una risposta condivisa e forte da parte di Bruxelles. Tale reazione si strutturerà partendo da quanto finora discusso in sede comunitaria e in primo luogo dalla proposta della Commissione del 18 ottobre.
Il ministro per gli Affari Europei ceco allude al progetto UE che prevede tre canali di azione: acquisto congiunto a livello europeo di energia sufficiente a coprire le necessità minime di ogni stato UE; approvazione di procedure di solidarietà tra stati in caso di penuria energetica; introduzione di un price cap temporaneo e dinamico, stabilito quotidianamente al presentarsi di una bolla speculativa di prezzo, affiancato da un nuovo meccanismo di determinazione dei prezzi del GNL (Gas Naturale Liquido), disancorandolo dalla borsa TTF di Amsterdam.
Anche la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen traccia il profilo di una ulteriore misura covata nelle stanze di Bruxelles: l’incremento dei fondi destinati a REPowerEU, il progetto europeo di investimenti in diversificazione degli approvvigionamenti e in energie rinnovabili attraverso le quali dismettere completamente quelle di derivazione russa entro il 2030.
L’obiettivo, secondo Von Der Leyen, è incentivare la produzione domestica, ossia endogena agli stati europei e quindi alla stessa UE, di energia ricavata principalmente da fonti rinnovabili e pulite. Questo processo dovrebbe spettare ad ogni nazione UE, tuttavia la presidente della Commissione UE indica nelle differenti possibilità finanziare degli stati membri un elemento di problematicità.
Difatti solo i governi dei Paesi più fiscalmente virtuosi avrebbero l’effettiva opportunità di compiere investimenti così esosi, almeno inizialmente; eppure ciò comporterebbe un’alterazione del mercato difficile da colmare tra i partecipanti al consesso europeo, cosa che potrebbe mettere in crisi lo stesso mercato unico UE.
Ecco perché Von Der Leyen avanza con forza l’idea di un potenziamento del piano REPowerEU al fine di permettere uno sviluppo organico e complessivo di un nuovo mercato energetico interno al continente.
L’auspicio della presidente UE è che ogni nazione abbia una quantità consona di risorse, tarata sulla mole di interventi da eseguire per centrare gli obiettivi del progetto su tutto il territorio gestito da Bruxelles, senza lasciare Paesi indietro o in affanno, altrimenti ne inficerebbe la stessa sovranità UE.
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