E’ un cambiamento storico quello che sta riguardando le organizzazioni universitarie italiane: i nuovi calcoli dell’Isee avrebbero escluso migliaia di studenti dall’ottenimento di borse di studio. Le case di proprietà, secondo l’indicatore della situazione partimoniale, calcola le case di proprietà a fini di Imu invece che di Ici come in passato e la rivalutazione è stata orizzontale. Chi fino a poco tempo fa era al di sotto del limite massimo per concorrere alla borsa di studio, ovvero 33mila euro, adesso lo supera.
Si pensava che questo ricalcolo Isee avrebbe incrementato l’adesione al progetto del 10%, invece si è registrato un calo in tutta Italia a causa dell’innalzamento dei criteri di accesso basati su questa valutazione: la Toscana ha visto un calo di richieste del 25%, la Puglia addirittura del 30% e l’Emilia Romagna del 18%. A seguito di questa amara novità, è partita la campagna che porta l’hashtag #iononrinuncio per ribellarsi alle nuove regole di ottenimento borse di studio.
La voce dello studente
Diversi studenti universitari hanno espresso la loro opinione in merito raccontando le loro storie, fra questi un giovane studente ventiquattrenne di Pisa, ingegnere che sta per iniziare l’ultimo anno di Laurea magistrale, escluso dalla borsa di studio dopo ben 4 anni di usufrutto: “Non tanti soldi, al massimo sono arrivato a percepire 1.200 euro, che ti consentono di acquistare i libri e qualche piccolo vizio. In compenso, però, ho sempre usufruito della stanza e della mensa gratis a pranzo e a cena”, racconta, “A Piombino risiedo con mia madre in un appartamento di 80 metri quadri. Non ho altre proprietà. Il Comune, però, ha applicato l’aliquota più alta in termini di Imu. Quindi: non solo paghiamo più tasse ma risultiamo anche più ricchi!”.
Ora, per potersi permettere di pagare un affitto e i pasti senza sostegno economico, Lorenzo dovrà traslocare e chiede al Governo di escludere almeno il patrimonio dalla valutazione del reddito. Altra storia, quella di Marco, che studia Medicina in inglese all’università privata San Raffaele e deve pagare 18mila euro di tasse che prima erano l’ammontare della sua borsa di studio.
Dovrebbe iniziare il suo quinto anno di corso, ma ha dovuto mettere tutto in discussione, anche se perfettamente in regola con gli esami e con una media di 29,28, criteri qualificanti per l’ottenimento del bonus universitario: “Non rientro nei criteri del bando per il prossimo anno accademico: l’unica casa di proprietà della mia famiglia, ovvero la nostra prima abitazione, all’improvviso vale il 152% in più dell’anno scorso. E’ una casa di campagna, colonica, con del terreno. Abitiamo lì da sempre, il mutuo è stato estinto anni fa, quindi non possiamo detrarre niente”, racconta Marco.
Ora per lui l’unica strada è quella del trasferimento in un ateneo statale, dove ha già fatto domanda per portarsi avanti e capire a quali condizioni accedere ai corsi, anche se potrebbe chiedere un finanziamento indebitandosi, una soluzione che non suona come quella giusta per un giovane volenteroso come lui.
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