Salvini pare spostare sempre di più l’ago della bilancia a destra nella coalizione, un uno a zero con cui incassa la presidenza della Camera per Fontana e chiede cinque ministeri.
“Uno a zero e palla al centro”, Salvini in Transatlantico commenta ai cronisti una vittoria a Montecitorio che non era affatto scontata, almeno dopo i bouleversement di Forza Italia praticamente tutta, che ieri non ha votato Ignazio La Russa per concedergli lo scranno più alto del Senato.
Palla a destra
Ganzo il leader della Lega riparte in quinta mettendo la “palla al centro” dice, ma verrebbe da dire a destra. Salvini insomma corteggia Meloni e sposta il peso della coalizione sull’ala più estremista, però con la testa alta di chi conta e vuole contare, senza Berlusconi. Perché dividere fra tre partiti alleati le tre cariche delle Stato e altrettanti ministeri non è facile. E alla fine gli assi se li prende chi spinge di più e, soprattutto, chi se li fa concedere da Meloni promettendo fedeltà.
L’opinione generale è che ognuno deve stare al suo posto se la coalizione vorrà governare, ma Berlusconi scalcia e scalcia molto: “Supponente e arrogante, non ci si può andare d’accordo“, scrive il Cav a proposito di Meloni nei suoi appunti sbirciati ieri dal cameraman di La7 alla Camera.
E forse il maggior indizio di questo suo atteggiamento destra destra, Salvini lo ha dato snobbando il vertice di maggioranza dei giorni scorsi, quando ha evitato il confronto in presenza con Berlusconi per andare dalla “fidanzata“, salvo poi rassicurare tutti che l’alleanza è forte. Sì è forte ma a destra, non al centro. “Il centrodestra governerà per cinque anni assieme“, smentisce però ogni ipotesi il leader del Carroccio.
La coalizione destrorsa, poi, spiegano gli esperti, sta perdendo quel poco di moderato che aveva con Forza Italia. E, non a caso, si vocifera che il partito del Cav possa presentarsi da solo alle consultazioni. D’altronde i giorni subito dopo la vittoria delle elezioni Pier Silvio Berlusconi avvisava dalle banchine del Salone nautico di Genova: “Mio padre sarà un punto di equilibrio importantissimo per il paese”, e tutto in questi giorni verte a favore di quanto preannunciato dal figlio del senatore.
Ed è ancor più forte oggi Salvini con in tasca la presidenza della Camera, ottenuta per il suo fedele catto-leghista Lorenzo Fontana. Con i riferimenti del suo discorso con il Papa dentro, Fontana infatti apre un nuovo capitolo: Religione vista dalla destra radicale. Lorenzo Fontana dice che il “Papa è riferimento spirituale degli italiani” che “- continua il presidente della Camera – promuove il più alto rispetto dei valori morali nel mondo“. L’opposizione risponde chiaro con un “no a un presidente omofobo e pro Putin“.
Cinque ministeri
Salvini si può scordare il Viminale, glielo hanno ripetuti in tanti. Ma secondo indiscrezioni trapelate su la Repubblica, Matteo potrebbe perseverare nella sua politica propagandistica anti immigrati attraverso Matteo Piantedosi, leghista a cui toccherebbe il Viminale.
Salvini, poi, potrebbe fare suo il dicastero delle Infrastrutture. Mentre ad Alessandra Locatelli andrebbe quello della Famiglia. Calderoli agli Affari regionali e Vania Gavia alla Transizione ecologica.