Ha parlato di reazioni a una provocazione uno dei cinque poliziotti arrestati a Verona per presunte torture verso i detenuti.
L’uomo, Roberto Da Rold, è stato ascoltato dal Gip di Verona, Livia Magri, mentre gli altri colleghi hanno preferito non rispondere. Oggi sono in corso gli interrogatori di garanzia allo scopo di raccogliere elementi che possano far capire cosa è realmente accaduto.
Sei giorni fa abbiamo parlato di alcuni membri delle forze dell’ordine arrestati a Verona per presunte torture verso alcune persone sottoposte alla loro custodia fra il 2022 e il 2023. Parliamo di un ispettore e 4 agenti.
Tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere tranne Roberto Da Rold, che ha detto di aver reagito a una provocazione. Non basta di certo a motivare una serie di umiliazioni come quelle rilevate in questi primi frangenti di indagini, ma di cui parleremo dopo.
Gli altri indagati non vogliono rispondere e forse altri elementi verranno forniti dalle altre 17 persone coinvolte. Gli avvocati di Federico Tomaselli parlano di una memoria difensiva, precisando però che ancora ci stanno lavorando.
Importanti sono le riprese delle body cam e gli investigatori stanno analizzando quelle di chi le indossava in quei giorni, nel frattempo si cerca anche di far luce sulla posizione del maggiore indagato per le violenze, Alessandro Migliore, ma anche per aver dichiarato il falso in un verbale di perquisizione.
Il prossimo passo del Gip sarò quello di fissare un incidente probatorio per mettere a verbale le dichiarazioni delle presunte vittime, cosa che probabilmente verrà fatta al termine degli interrogatori di garanzia. Ad avanzare questa richiesta sono stati i sostituti procuratori Carlo Boranga e Chiara Bisso.
I fatti
La Squadra Mobile di Verona ha tratto in arresto, ponendoli ai domiciliari, cinque membri delle forze dell’ordine con le pesanti accuse di pestaggio e torture all’interno della questura, in un periodo in cui le presunte vittime erano sotto la loro custodia.
Le indagini, scattate in seguito a diverse segnalazioni, sono durate diversi mesi e hanno portato a scoprire elementi sconcertanti che peggiorano man mano che si va avanti nell’inchiesta.
È emerso che l’abuso di potere veniva espresso con calci, pugni, torture e umiliazioni di ogni tipo. Dalle intercettazioni sono emerse anche parole di vanto in cui uno degli agenti si mostrava compiaciuto mentre parlava al telefono con la sua fidanzata. Insomma una vera prova di ammissione insieme alle riprese delle body cam che alcuni di loro indossavano.
Ma non è finita qui, a supportare quelle che inizialmente erano solo voci, sono anche i filmati degli impianti di sorveglianza, che mostrano solo una parte delle violenze, mentre si sente chiara la voce di alcuni colleghi che invitano a dare gli schiaffi altrove, lontano dall’occhio indiscreto della telecamera.
Gli abusi andrebbero avanti dal luglio 2022 e venivano effettuati in alcune stanze della questura di Verona. Le persone indagate sono Loris Colpini, Federico Tomaselli, Filippo Failla Rifici, Roberto Da Rold, ovvero l’agente che oggi ha parlato di provocazioni e Alessandro Migliore. Il nome di quest’ultimo è importante perché è risultato corrotto, infatti ha falsificato dei documenti su alcune perquisizioni per ringraziare chi era finito nel mirino della polizia, per alcuni favori come ingressi gratis in discoteca.
È proprio lui il ragazzo beccato a vantarsi delle sue azioni con la fidanzata.
Oltre ai cinque che ora sono ai domiciliari, si indaga su coloro che sapevano e non hanno parlato, coprendo violenze di ogni genere che ledono i diritti umani e di certo non fanno onore a un Paese civile come dovrebbe essere l’Italia. Uno di questi “complici” è l’assistente capo Dario Fiore, che dice chiaramente di non alzare le mani nei luoghi ripresi dalla telecamera.
Il modus operandi era sempre lo stesso: gli agenti si prendevano gioco delle vittime, ricorrendo anche allo spray al peperoncino solo per sadico gusto. Picchiavano i deboli e li sottoponevano a violenze di ogni tipo, ad esempio gli privavano di andare in bagno costringendoli così ad urinare a terra.
Piantedosi ha condannato la vicenda non solo come lesiva della dignità delle vittime ma anche come danno alle forze dell’ordine che invece lavorano onestamente. Anche il questore di Verona, Roberto Massucci, è intervenuto:
“il messaggio deve essere chiaro, la polizia di stato non copre alcun abuso, specialmente quelli commessi da chi dedica la propria vita a difendere i cittadini”.
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