Secondo un recente studio italiano, il virus responsabile del Covid causerebbe danni al Dna e l’invecchiamento precoce delle cellule.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Nature Cell Biology” e ha preso in esame l’organismo umano dopo il passaggio del virus, evidenziando alcuni danni importanti, vediamoli nel dettaglio.
Covid, uno studio rivela i danni al Dna
Si è parlato molto di Covid e ancora lo si fa perché il virus ha portato dietro di sé una scia di danni importanti in termini di vite umane ed economici, ricalibrando totalmente il nostro mondo e le nostre abitudini. Oggi è normale vedere persone con le mascherine mentre qualche anno fa i primi che lo fecero venivano considerati quasi al pari di attori in un film di fantascienza, forse troppo esagerati.
Avevano ragione perché il Covid è un mostro da sconfiggere o per lo meno da rendere innocuo al punto da poterci convivere, strada che stiamo percorrendo a piccoli passi.
Sono stati fatti molti studi in merito a questo virus che fino a poco tempo fa era un grande sconosciuto, oggi lo è un po’ meno grazie alla ricerca ma comunque rimane una malattia importante da conoscere ed evitare il più possibile.
Uno di questi studi, condotto di recente e pubblicato su una rivista scientifica per poi essere divulgato ovunque, è quello che hanno effettuato alcuni scienziati italiani, i quali hanno evidenziato come l’organismo umano che ha sperimentato la contrazione del virus, ne esca fortemente indebolito.
Il Covid infatti ha la caratteristica di bloccare il processo di riparazione e ricostruzione del Dna, in questo modo il genoma accumula danni. Si tratta di una nuova scoperta perché le ricerche condotte finora non avevano mai preso in esame il problema sotto questo punto di vista.
Il virus causa danni non solo al Dna ma anche alle cellule, bloccando il processo di riparazione, causandone l’invecchiamento precoce e portando a infiammazioni croniche. Questi meccanismi molecolari vengono causati dall’aggressività del Covid, che se anche viene debellato dall’organismo lascia degli strascichi importanti a livello salutare.
Le scoperte
La ricerca è stata coordinata da un team italiano capeggiato da Fabrizio d’Adda di Fagagna, dell’Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare, in collaborazione con il Centro Internazionale di Ingegneria genetica e Biotecnologie di Trieste.
Hanno partecipato anche strutture come il San Raffaele di Milano, l’Università di Padova, l’Università di Palermo e l’Istituto Neurologico Besta.
I ricercatori hanno scoperto che i processi che sono alla base delle problematiche appena descritte sono evidenti, infatti hanno osservato che il virus entra nella cellula e ne distrugge i processi fondamentali.
Cosa succede? Semplice: il Covid costringe la cellula a fermare il processo per produrre deossinucleotidi, considerati come dei mattoni che supportano la struttura del Dna.
Al posto di questi vengono prodotti ribonucleotidi, utili a sintetizzare l’Rna della cellula ma anche quello del patogeno. I meccanismi cellulari vengono così sfruttati e una drammatica conseguenza è la carenza di deossinucleotidi, a ciò si aggiunge un fatto molto grave, ovvero le cellule non sono in grado di autoripararsi.
La conseguenza è che le cellule non riescono a replicare il proprio Dna e si accumulano danni nel genoma. Uno degli effetti è l’invecchiamento cellulare precoce, conosciuto come senescenza ma anche la produzione di citochine infiammatorie.
Come si può curare una condizione simile che interessa presumibilmente tutti coloro che sono stati contagiati dal Coronavirus? A questa domanda gli scienziati rispondono che è possibile porre rimedio fornendo artificialmente deossinucleotidi alle cellule infettate, in modo da abbattere i livelli di infiammazione e ristabilire l’equilibrio.
Ricerche come queste ci sono già stata in passato ma nessuna aveva portato a capire nel dettaglio cosa avvenisse all’interno delle cellule che avevano dovuto combattere il virus. Una di queste è stata condotta a ottobre da alcuni ricercatori statunitensi che hanno dimostrato che il Covid crea uno scompenso infiammatorio e problemi di coagulazione del sangue, ma anche modifiche importanti al Dna.