Respinge le accuse di violenza sessuale Valentino T, ”l’untore dell’Aids”, l’uomo sieropositivo che ha contagiato ”almeno 30 donne”, molte delle quali adescate in chat, facendo a tutte la stessa richiesta: sesso senza protezioni. A suo dire era per provare un piacere più intenso, ma forse, dietro si nascondeva qualcos’altro. Interrogato dai Pm, per difendersi dalle accuse di aver volontariamente infettato le sue partner, ha provato a giustificarsi: ”Ho agito con leggerezza, con superficialità. Non ho detto di essere affetto dal virus dell’Hiv per vigliaccheria, ma non volevo far male a nessuna”, e ha ribadito di non avere mai stuprato né usato violenza contro le donne.
Ma Valentino Talluto è smentito da una ragazza che ha dichiarato di essere stata legata e stuprata da lui, lui che non ricorda bene con esattezza nemmeno il numero delle donne con cui è andato a letto: ”Saranno quindici, venti. Meno di trenta… Sono di più? Non so, tra le 40 e le 50”. Tra di loro c’è pure una minorenne di 14 anni. E con tutte non ha usato il preservativo, tranne che con l’ultima ‘fidanzata’, della quale forse si era innamorato, e che voleva proteggere. Questo dimostrerebbe, come sospettato dagli inquirenti, la sua volontà di fare davvero del male alle altre donne con cui ha avuto sesso non protetto negli anni passati.
Parla Valentino T: ”Non sono un mostro, l’amore si fa in due”Valentino T è stato arrestato e dai primi di dicembre 2015 si trova nel carcere di Regina Coeli a Roma. A metà dicembre, il tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione. Negli interrogatori che si sono susseguiti, Valentino ha negato di essere “il mostro che descrivono”. Davanti al pubblico ministero Francesco Scavo, che lo ha riascoltato per contestargli le ultime accuse, ha detto: ”Non fatemi passare per un mostro. In alcuni casi avrò agito d’impulso, forse con leggerezza. In altri però avevo avvertito le partner della mia sieropositività. Alcune ragazze le avevo messe in guardia. E comunque l’amore si fa sempre in due”. Eppure lo stesso ha successivamente affermato di non sapere che con il suo agire avrebbe potuto contagiare le sue partner.
Denunciato da una exSi faceva chiamare Vale in chat, sieropositivo dal 2006, da dieci anni consumava rapporti intimi molto liberi con le donne che selezionava in rete. Tutto è andato liscio, fino a quando un giorno, una delle vittime non l’ha denunciato per essere stata infettata dal virus dell’HIV. E’ stato proprio quello il momento in cui si è scoperto il vaso di Pandora: le vittime sono tutte di età compresa tra i ventidue e i trent’anni, ma nella lista compaiono anche altri uomini con cui le donne hanno avuto rapporti negli anni a seguire. Il sostituto procuratore di Roma, Francesco Scavo aveva disposto l’arresto immediato dell’uomo per lesioni gravissime perché ha finto sulla sua condizione di salute, sino all’ultimo, anche sotto interrogatorio delle Forze dell’Ordine: ‘Io malato di Aids? No, vi sbagliate’. Gli inquirenti hanno setacciato tutte le sue cartelle cliniche, per poi scoprire che nel 2006 si era recato presso l’Ospedale Spallanzani, specializzato in malattie infettive: in quel periodo sapeva già di essere sieropositivo da un anno. E il test fatto successivamente lo ha confermato.
Vendetta o superficialità?Da quel momento ha intrapreso diverse relazioni, poche durature e comunque sempre in contemporanea con altre donne. A tal proposito il gip Alessandro Arturi che ha firmato l’arresto, ha dichiarato: ‘La compulsività dell’uomo è evidente non solo nel continuare a chiedere intimità non protette ma anche nel negare l’evidenza’. Ad un certo punto è arrivato addirittura a fornire a un ex compagna un certificato medico falso, in cui risultava negativo al test dell’HIV. Le conoscenze in chat sono diventate sempre più frequenti e sempre più ‘libere’: non sono mancati i rapporti sessuali di gruppo. Per il gip, il modus operandi dell’uomo è da ritenersi criminale e si è anche scoperto che la condotta dell’indagato è proseguita, anche dopo l’iscrizione nel fascicolo di inchiesta da maggio scorso: ha continuato ad avere rapporti a rischio, senza protezione, nonostante la procura gli avesse notificato un avviso di garanzia.
Valentino T., cresciuto con i nonni e contagiato da una donna più grande di lui quando era giovanissimo, ha detto di non essersi voluto vendicare: ”Ora, però, ho capito i miei errori”. Gli inquirenti stanno lavorando per valutare l’intenzionalità del suo comportamento. Il Tribunale del riesame ha dunque respinto la sua richiesta di scarcerazione per il timore di reiterazione del reato, e resta detenuto a Regina Coeli con l’accusa di lesioni gravissime.
(aggiornato da K.I)
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