Gli uragani Irma e Harvey rischiano di uccidere anche a distanza di tempo a causa delle acque reflue infestate dai batteri. L’ultima vittima è Nancy Reed, ex maestra elementare di 77 anni, morta dopo 11 giorni di atroci sofferenze a causa dei cosiddetti ‘batteri mangiacarne’. Lo scrive il ‘New York Times’. La donna si era rotta un braccio cadendo in casa a Houston, proprio quando l’acqua aveva invaso la sua abitazione. E’ la 36esima vittima di Harvey nella contea di Harris. Attraverso la ferita al braccio, i batteri avrebbero infettato tutto l’organismo, provocandole alla fine una fascite necrotizzante.
A fare paura è che non è chiaro quale sia il batterio colpevole. Rachel Noble, docente di Biologia marina all’Università del North Carolina, sospetta il ‘Vibrio vulnificus’, microbo marino solitamente raro, ma potenziale mortale se trova una ferita aperta. Nella stessa contea, si è salvato appena in tempo un ex vigile del fuoco e paramedico. In questo caso, è stato infettato attraverso il morso di un insetto sul braccio mentre aiutava i vicini di casa a scappare dalle alluvioni. Ma si è accorto in tempo dei sintomi. Non così una terza persona, nella contea di Galveston, morta a causa della sepsi provocata da batteri in acqua.
Che cos’è la fascite necrotizzante? I batteri infettano il tessuto connettivo che permea il corpo umano, la fascia appunto. La malattia si sviluppa rapidamente, causa vescicole, bolle, necrosi dei tessuti sottocutanei, choc settico, la morte. Solo se scoperta in tempo, è curabile con antibiotici o chirurgia, ma molti pazienti perdono comunque l’uso degli arti nonostante il trattamento. E un 25 – 30 per cento muore lo stesso. La malattia può essere causata da un’ampia varietà di batteri: lo streptococco è il più comune, poi ci sono E.coli, Staphylococcus aureus, Aeromonas hydrophila, Clostridium e Klebsiella.
Il New York Times, dopo l’uragano, ha fatto effettuare test sulla qualità dell’acqua. Dove sono stati rilevati livelli estremamente elevati di E.coli, in un caso il 135% in più del livello limite. Qui, nella stessa abitazione, è stato isolato anche il vibrio vulnificus, sospettato numero uno per la morte di Nancy Reed. Pure dopo Katrina, altro uragano tristemente noto, si verificarono diversi casi di fascite necrotizzante. Lo ha spiegato Charlotte Smith, esperta di salute ambientale all’Università della California.
“Succede per la combinazione di due fattori. L’ambiente è certamente più ricco di microbi e le persone spesso sono ferite, con tagli e graffi”. Katrina, a causa dell’infezione portata da Vibrio, contò 5 morti e 22 persone che persero l’uso degli arti. La malattia è molto rara anche per chi è più esposto ai batteri che possono trasmetterla. La maggior parte delle persone che contraggono la fascite necrotizzante sono immunodepresse. Per prevenire l’infezione, bisogna ripulire regolarmente le ferite, anche quelle più superficiali ed evitare, possibilmente, laghi, oceani, piscine se si hanno ferite aperte.
Come far ad accorgersi in tempo di aver contratto questa infezione? I sintomi precoci sono calore alla pelle, gonfiore, coloro rosso o violaceo dell’area interessata. I pazienti lamentano spesso dolori atroci e insopportabili, più di ciò che ci si aspetterebbe da un’infezione di qualsiasi altro tipo. L’infezione, nei casi di fascite necrotizzante, si sviluppa rapidamente, in poche ore.
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