Ultimo dibattito tv tra Hillary Clinton e Donald Trump e ultimo punto per la candidata democratica al termine di uno scontro al veleno, terminato con il tycoon che si dice pronto a non riconoscere un’eventuale sconfitta e a sconfessare le elezioni. I media americani aprono tutti con la notizia del candidato repubblicano che parla di “elezioni truccate” e che non sa se accetterà l’esito delle urne: un fatto gravissimo per la Clinton che lo attacca e lo definisce il “candidato più pericoloso della nostra storia“. Alla University of Las Vegas, i due sfidanti non hanno risparmiato attacchi e veleni, anche se, grazie al moderatore “moderato” Chris Wallace, come lo definiscono i media americani, si è parlato molto di temi concreti come l’immigrazione e la politica estera. La serata ha visto momenti di altissima tensione e ha dato la vittoria alla Clinton (per la Cnn la democratica ha avuto il 52% dei consensi contro il 39% di Trump, secondo YouGov siamo al 49% contro il 39%), eppure sulla carta il terreno di sfida era più favorevole al tycoon, con Fox News (emittente vicinissima alla destra) a organizzare e moderare il dibattito.
Quello che è andato in scena nella notte di Las Vegas è stato un vero e proprio scontro non tanto tra un repubblicano e una democratica ma tra due diversi modi di concepire il mondo e la politica. La Clinton si conferma il volto dell’establishment, la politica di lungo corso, che parla più alla mente e al cuore degli elettori; Trump rimane l’outsider, fuori dagli schemi del partito che pure rappresenta, che si rivolge alla pancia dell’elettorato, ripetendo frasi e concetti semplici senza aver alcuna paura delle menzogne.
La stoccata finale sulle elezioni truccate è in realtà l’estrema conseguenza del suo ragionamento in chiave anti-Hillary: per colpire la sua sfidante, il tycoon ha usato il caso delle mail fin dalle prime battute della loro sfida elettorale. Inutile ricordargli, come ha fatto la Clinton, che non le è stato contestato alcun reato da parte delle autorità federali perché quello che conta è avere una via di fuga in caso di sconfitta: dare la colpa al sistema corrotto e malato pur di non assumersi le proprie responsabilità.
LA CORTE SUPREMA: Eppure il dibattito era iniziato sotto i migliori auspici, con un Trump pacato e tranquillo, dal tono quasi rassicurante. Il primo tema è stato affrontato è stato l’elezione del giudice della Corte Suprema in sostituzione di Antonin Scalia, giudice conservatore morto a febbraio, con la Clinton che ha chiesto ai repubblicani di accettare la nomina di Merrick Garland, proposta da Barack Obama. La democratica si è impegna a ribaltare la sentenza “Citizens United” del 2011 che dà ai comitati politici la possibilità di fare raccolte fondi senza limiti e senza alcuna garanzia di trasparenza e ha specificato che vorrebbe alla Corte giudici che non si oppongano all’aborto o ai matrimoni gay. Di tutt’altro avviso Trump che l’ha accusata di non voler rispettare il Secondo Emendamento e che invece ha assicurato, in caso di sua vittoria, la nomina di giudici anti aborto e rispettosi del diritto di possedere armi.
ONE MAN ONE GUN: LA PASSIONE DEGLI AMERICANI PER LE ARMI
IMMIGRAZIONE: I toni sono cambiati quando si è passati al tema dell’immigrazione. Trump ha accusato la Clinton di essere ipocrita perché aveva votato in passato per la costruzione del muro al confine col Messico che rimane al centro del suo programma elettorale. “Ci sono quattro donne che sono nel pubblico stasera e hanno perso i loro figli uccisi da criminali immigrati. Non abbiamo più una frontiera, non abbiamo più una nazione“, ha detto, tornando sulla proposta di espellere tutti gli immigrati. “Ci sono dei bad hombres nel nostro paese e li cacceremo“. La replica non si è fatta attendere: un conto è votare per rendere sicure alcune zone della frontiera, un altro è parlare di deportazioni di massa. “Qui a Las Vegas ho incontrato una ragazza terrorizzata all’idea che i suoi genitori possano essere deportati; io non spaccherò queste famiglie con le espulsioni di massa che minaccia Trump“, ha risposto la Clinton che ha ricordato l’importanza degli immigrati per l’economia americana.
PUTIN E GLI HACKER RUSSI: La tensione è aumentata quando si è passati alle presunte pressioni e infiltrazioni russe sul voto americano. “Trump dica chiaramente stasera che condanna lo spionaggio russo, l’interferenza degli hacker di Mosca in questa campagna è inaccettabile“, ha tuonato la Clinton, mettendo in difficoltà il tycoon che però non ha mollato il colpo. “Putin a ogni occasione si è mostrato più furbo di Obama e della Clinton. Preferisco andare d’accordo coi russi“, ha risposto dicendo che non ci sono prove di un attacco informatico di Mosca, mentre in realtà il dipartimento di Stato USA ne ha parlato espressamente e il governo ha accusato formalmente la Russia. Il miliardario ha poi detto che Putin lo preferisce a lei, dandole l’assist. “Certo, preferisce avere un pupazzo alla presidenza degli Stati Uniti“, ha detto, scatenando la reazione di Trump: “Ma quale pupazzo. Ma quale pupazzo. Tu sei il pupazzo“.
LA FONDAZIONE CLINTON e L’ECONOMIA Uno dei momenti di maggiore difficoltà per la Clinton è stato quando il suo avversario l’ha attaccata per la fondazione creata con il marito Bill che si occupa di beneficenza, soprattutto in campo sanitario: il suo scopo non sarebbe quello di aiutare le persone in difficoltà ma di attirare investimenti di imprenditori per la sua campagna. “Sei al potere da 30 anni e non hai combinato nulla di buono, perché dovresti farlo adesso?“, le chiede Trump. “Negli anni Ottanta io lavoravo per riformare le scuole in Arkansas. Lui si faceva prestare 14 milioni di dollari da suo padre. Negli anni Novanta ho detto a Pechino che ‘i diritti delle donne sono diritti umani’. Lui insultava una donna, Alicia Machado, ex miss Universo. Mentre io partecipavo ai briefing sull’operazione per uccidere Osama bin Laden, lui conduceva The Apprentice. Quindi sono felice di confrontare le nostre esperienze“, è stato l’affondo finale.
Sulle questioni economiche è stato scontro totale. Trump ha parlato di un’America al collasso dopo 8 anni di amministrazione Obama e ha promesso il taglio delle tasse; la Clinton ha snocciolato i numeri delle sue proposte, attaccandolo per il taglio delle imposte solo ai ricchi.
GLI INSULTI E L’AFFONDO FINALE: Il clima si è fatto incandescente. Trump ha rimandato al mittente le accuse di violenze e molestie (negli ultimi giorni sono salite a 9 le donne che lo hanno accusato), dicendo che “sono state tutte sconfessate e che sono arrivate da persone “alla ricerca dei loro minuti di celebrità“. La Clinton ha insistito sulle offese alle donne e gli ha ricordato di aver insultato altre categorie di persone, prendendo di mira un giornalista disabile, i messicani e i genitori musulmani di un soldato morto.
Quando il moderatore gli ha chiesto se avrebbe accettato il verdetto delle urne, anche in caso di sconfitta, è arrivata la bomba finale. “Non lo so, ci penserò al momento“, ha detto, parlando ancora di “elezioni truccate” perché “i media sono corrotti“, la Clinton, per la questione delle mail, non avrebbe dovuto neanche partecipare e perché “milioni di persone che si sono registrate al voto non avrebbero potuto farlo“, riferendosi al temuto boom di registrazione di latinos e afroamericani.
Parole fortissime, che hanno costretto il giornalista Chris Wallace a ricordargli che uno dei pilastri della democrazia americana è la “transizione pacifica” tra i due schieramenti.
Per la Clinton è stato facile affondare il colpo. “Ogni volta che Donald pensa che le cose non stiano andando come piace a lui, dice che c’è un trucco. L’FBI indaga sulle mie email e dice che non c’è niente di illegale: l’FBI imbroglia. Ha perso i caucus in Iowa e le primarie in Wisconsin: le primarie erano truccate. I pm aprono un’inchiesta per truffa sulla Trump University: il giudice ce l’ha con lui“, ha elencato, prima di lanciare la stoccata finale. “Sei il candidato più pericoloso della nostra storia“.
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