Secondo appuntamento tv in vista delle elezioni presidenziali americane dell’8 novembre e primo punto per Donald Trump. Nel confronto tv tra i due vice, il democratico Tim Kaine e il repubblicano Mike Pence, andata in onda nella serata di martedì 4 ottobre (le tre del mattino del 5 ottobre in Italia) dalla Longwood University di Farmville, Virginia, con la conduzione di Elaine Quijano, giornalista di CBS News, vince il numero due del tycoon. Secondo i primi sondaggi della CNN, poi confermati da tutti gli altri e da esperti e commentatori, il governatore dell’Indiana è piaciuto di più, con il 48 percento delle preferenze, contro il 42 percento del senatore della Virginia. Il giudizio unanime è che Pence sia stato il migliore nella conduzione del dibattito, mentre Kaine è stato troppo preso negli attacchi contro Trump da risultare meno convincente. Il prossimo appuntamento, questa volta tra i due candidati, sarà per la sera di domenica.
Nella storia della corsa alla Casa Bianca, il ruolo dei due vice non ha grande influenza e non è mai risultato decisivo ma questo potrebbe esserlo più che altro perché Pence ha dimostrato a Trump quali sono le armi migliori per convincere il pubblico americano.
Il confronto è stato molto movimentato e accaldato: entrambi sono scesi nell’agone politico pronti a scagliarsi contro il candidato dell’altro, in una sfida senza esclusioni di colpi.
Mike Pence won big. We should all be proud of Mike!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 5 ottobre 2016
L’inizio del dibattito aveva visto il democratico più vincente. Kaine sa il punto debole della Clinton è la sua credibilità, contro cui Trump si scaglia usando la vicenda delle mail, ed è per questo che apre ricordando di avere un figlio marine i missione e che si fida a tal punto di lei da “affidarle la cosa più cara che ho“. L’idea di avere il miliardario come Commander in chief, ossia capo dell’esercito, “ci spaventa da morire“.
Messo a segno il primo punto, è iniziata la fase di attacco con l’intento, da parte di entrambi, di screditare il candidato avversario. La differenza è stata tutta nella conduzione del dibattito. Pence si è mantenuto più tranquillo e ha lasciato che fosse Kaine a interromperlo di continuo, parlandogli sopra e risultando così alla fine il più sicuro dei due.
Mike Pence: a divisive, anti-woman, anti-LGBT, anti-worker extremist.
No wonder Trump picked him. #VPDebate pic.twitter.com/icAN1P5DN2
— Hillary Clinton (@HillaryClinton) 4 ottobre 2016
Altro tassello vincente del repubblicano è stato adottare la politica del negare fino alla fine le accuse che Kaine rivolgeva a Trump: ha negato che il miliardario abbia insultato chicchessia nella campagna elettorale e che voglia espellere tutti i migranti irregolari. È riuscito anche a negare che Trump preferisca Vladimir Putin a Barack Obama, unendo alla negazione un’altra tecnica vincente: parlar bene della parte avversaria.
Mentre Trump non perde occasione di attaccare l’attuale presidente, ancora molto amato in tutto il paese, Pence ha riconosciuto alcune cose positive dei suoi mandati, come l’uccisione di Bin Laden: in questo modo ha mostrato di non aver paura dell’avversario e di saper controbattere mettendosi sullo stesso piano.
Insomma, più che sui contenuti è stata una battaglia comunicativa che ha portato il conteggio della sfida in parità: ora toccherà ai protagonisti dimostrare di meritare la vittoria finale.