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Dibattito TV Clinton-Trump, primi sondaggi: “Ha vinto Hillary”

Hillary Clinton si aggiudica il primo dibattito televisivo con Donald Trump per le elezioni USA 2016. I primi sondaggi lanciati dai principali media USA vedono la democratica avanti (l’istant poll della CNN registra il 62 percento delle preferenze per la Clinton, ma il Time dà il 59 percento al suo avversario). L’incontro tra i due è stato spettacolare, non sono mancate scintille ma la prestazione del tycoon è stata un po’ sottotono rispetto allo stile urlato e provocatorio a cui ci ha abituato. Tutti i commentatori hanno notato il suo sforzo per apparire “presidenziale”, per dimostrare di essere popolare anche in una veste più formale: di fronte però ha trovata una Clinton in forma, che non ha mai ceduto ai (pochi) attacchi diretti e che ha risposto alle provocazioni con il sorriso e con dati alla mano. Preparata da una vita all’appuntamento con la Casa Bianca, l’ex First Lady non ha perso l’occasione e ha portato a casa il primo punto di quella che sarà una lunga battaglia: i prossimi appuntamenti in tv saranno il 9 e il 19 ottobre.


(Rivedi per intero il dibattito Clinton-Trump)

Per oltre 90 minuti dalle 21 ora locali (le 3 in Italia) oltre 100 milioni di americani sono rimasti incollati alla tv: in diretta dal palazzetto sportivo della Hofstra University, a Long Island, nello Stato di New York, con il veterano dell’Nbc Lester Holt a fare da moderatore, i due candidati hanno dato vita a un dibattito serrato, senza mai una pausa, con toni mai troppo alti e con le giuste stoccate. Per la serata la Clinton sceglie un abito rosso, mentre Trump opta per il blu, scambiandosi i tradizionali colori delle rispettive parti politiche.

LE STRATEGIE D’ATTACCO: Tante le tematiche toccate nel corso del confronto. La mossa di Trump appare chiara fin dalle prime battute: attaccare la Clinton come rappresentante dell’establishment e della politica che fa poco per i cittadini comuni, per esempio dando la colpa a lei e a Barack Obama del “disastro” in Medio Oriente o accusandola di essersi preparata per il dibattito invece di andare a braccio. Altrettanto chiara è la strategia della Clinton: attaccare l’avversario sui punti deboli, come sulle accuse di razzismo e sessismo e rispondere a tono. “Donald mi critica per essermi preparata per il dibattito. Volete sapere per cosa altro sono preparata? Sono preparata per essere presidente“, è la sua stoccata.

HILLARY POP: Il vero obiettivo per la candidata democratica è cancellare l’immagine da “prima della classe” e fredda rappresentante di una politica distante dalla realtà. Così, alla domanda sull’economia, la Clinton racconta del padre che faceva il tappezziere, strizzando l’occhio alla middle class e mostrandosi più vicina alla gente comune di quanto non lo sia un miliardario, già ricco di famiglia. Dal suo canto, Trump la attacca su questo punto: il marito ha avuto due mandati per cambiare le cose e non ha fatto nulla. Hillary sfodera le sue armi vincenti della serata: numeri alla mano (cita i dati della crescita delle presidenze Clinton) e gioca con le battute (“So che vivi in un mondo tutto tuo, Donald“).

TASSE E MAIL: La stretta di mano e i sorrisi facevano pensare a un dibattito poco accattivante ma i momenti di tensione non sono mancati. Il primo è stato quando il moderatore Lester Holt ha tirato in ballo il tema delle tasse e della dichiarazione dei redditi di Trump mai pubblicata. “La pubblicherò quando Hillary pubblicherà le sue 3mila mail“, risponde secco, riferendosi a uno dei temi più scottanti per la democratica. “Forse non è così ricco come ci fa credere o forse non le paga tutte“, è il secco affondo della Clinton al termine di una lunga spiegazione del tycoon.

CAMBIAMENTI CLIMATICI: Hillary Clinton ha attaccato una teoria strampalata di Donald Trump secondo la quale il cambiamento climatico sarebbe una mistificazione del governo cinese ai danni degli interessi americani. Trump durante il dibattito ha negato di aver mai espresso quei concetti, ma Twitter lo smentisce:

LE TENSIONI RAZZIALI E OBAMA: Altro tema fondamentale per la corsa alla Casa Bianca è il razzismo e le tensioni che stanno scuotendo l’America, come il caso di Charlotte. “Quando vedo cosa accade per le nostre strade credo che sia necessario riportare la legalità e l’ordine“, risponde Trump che su questo tema non riesce a brillare. Holt gli chiede se la sua idea di rendere legali le perquisizioni in strada non sia pericolosa e rischi di innalzare il livello della tensione e lui vacilla, sottolineando che sarebbe un aiuto anche per gli afroamericani. È qui che la Clinton sferra il suo attacco più duro: l’aver creato e sostenuto il movimento dei Birther, coloro cioè che hanno chiesto a Obama il certificato di nascita e che lo accusavano di essere nato in Kenia e non alle Hawaii (per legge solo chi è nato negli USA può diventare presidente). “È stata una menzogna razzista“, chiosa la democratica che lo accusa di avere una “lunga storia di atteggiamenti e attacchi razzisti“. Trump tentenna, dice che fu lo staff di lei alle primarie 2008 a tirare in ballo per primi la questione in quella che il New York Times ha definito “una goffa mossa di jujitsu“.

L’OMBRA DI PUTIN: Altro momento di tensione tra i due è stato quando il moderatore ha richiamato un tema molto scottante, cioè la presunta influenza di Vladimir Putin nelle elezioni americane tramite gli hacker che hanno violato mail e profili web (fino a clonare il passaporto di Michelle Obama). Trump non ha mai nascosto la sua simpatia per il presidente russo, in una sorta di cortocircuito storico per cui un repubblicano diventa oggi il miglior amico degli ex comunisti. “È inaccettabile e sconcertante che simpatizzi per lui. Donald fa le lodi di Putin, ma Putin sta giocando la sua partita con noi“, scandisce la Clinton. La difesa del tycoon è debole. “Non sappiamo chi ci sia dietro gli attacchi hacker: potrebbero anche essere i cinesi (il vero spettro di Trump ndr), o qualcuno da casa sua“, risponde, citando la bravura con il computer del figlio di 10 anni.

LA POLITICA ESTERA: La visione della politica estera americana è forse il tema che più ha diviso i due contendenti. “Noi con le sanzioni abbiamo piegato Teheran, Trump avrebbe fatto la guerra“, dice la Clinton. Trump si riserva il suo attacco quando il discorso verte sul Medio Oriente e sull’Isis che, conferma, è nato per colpa di Obama e dell’ex Segretario di Stato, colpevoli di aver “creato un vuoto di potere“. La Clinton viaggia sicura sul suo terreno, elenca i modi con cui con vuole combattere il presunto califfato (a partire dall’appoggio dei curdi) e contrattacca Trump sulla sua posizione nella guerra in Iraq. Trump afferma di non averla sostenuta, a differenza della Clinton (che per questo è stata attaccata e criticata a lungo anche dall’opinione americana), ma sia lei che il moderatore sanno che non è vero. Lo sanno anche gli spettatori: sono in tanti a ricordarsi le sue parole dell’epoca quando nel 2002 sosteneva l’invasione dell’Iraq.

LE SCHERMAGLIE FINALI: Verso la fine il tono dello scontro si alza e si va verso gli attacchi personali ed è il momento in cui Trump sembra avere la meglio. Il candidato repubblicano ricorda l’episodio della polmonite e sottolinea che la sua avversaria non ha il forza per fare il presidente. “Non ha la tempra e l’energia per fare il presidente. Io ho il carattere da vincente“, dice. Così facendo però serve un assist perfetto per la Clinton. “Prima di parlare deve dimostrare di poter visitare 112 paesi come ho fatto io da segretario di stato. Così insulta solo le donne“, controbatte, puntando il dito contro il sessismo di Trump. Scintille finali quando il tycoon ammette di non aver giocato la carta degli scandali sessuali del maritosolo per rispetto a Chelsea”, poi la stretta di mano che chiude lo show.

IN CONCLUSIONE: Chi ha visto il dibattito, gli esperti di politica americana e i commentatori delle più grandi testate danno il primo punto alla Clinton. La candidata democratica è apparsa tranquilla e rilassata, ha risposto a ogni attacco e ha dimostrato di poter essere un po’ più simpatica e alla mano rispetto al tono istituzionale che si è sempre data. Non ha il carisma di Obama ma almeno ha dimostrato agli americani di essere preparata e pronta. Trump perde (anche se il suo staff insiste nel dire di aver vinto) perché non ha voluto usare le sue armi vincenti, cioè la capacità di parlare alla pancia dell’elettorato e di soffiare sulle paure per stanare la politica dei partiti, spesso incapaci di dare risposte semplici.

A ogni modo, per gli italiani, da anni senza un confronto diretto tra gli avversari politici, è stato una specie di “miracolo politico”, tenendo conto che è solo il primo di tre appuntamenti, più quello tra i potenziali vicepresidenti (Tim Kaine per la Clinton, Mike Pence per Trump) che ci saranno fino al voto dell’8 novembre. D’altra parte, la storia degli Stati Uniti passa anche dai confronti televisivi, a partire dallo storico scontro tra Richard Nixon e John Kennedy del 1960 che cambiò il modo di fare politica.

Per le elezioni di novembre ogni appuntamento sarà cruciale. Ancora è troppo presto per dire se il dibattito ha convinto i milioni di indecisi che ancora non sanno per chi votare, tenendo presente un dato che qui da noi oltreoceano continua a sfuggire: per la maggior parte degli americani si stanno sfidando i due peggiori candidati che si ricordano come confermato ultimamente da una ricerca del 31 agosto scorso fatta Washington Post e dall’emittente Abc (la Clinton non piace al 56% degli americani, Trump al 66%). La sensazione che si debba scegliere tra il male minore è forte, ma forse da stanotte qualcosa è cambiato.

LEGGI LA TRASCRIZIONE INTEGRALE DEL DIBATTITO CLINTON-TRUMP

Lorena Cacace

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